Ho riflettuto molto sulla nostra rigida ricerca, mi ha dimostrato come ogni cosa sia illuminata dalla luce del passato. Dall’interno guarda l’esterno, come dici tu: alla rovescia! In questo modo io sarò sempre lungo il fianco della tua vita e tu sarai sempre lungo il fianco della mia vita.
(“Ogni cosa è illuminata”, Jonathan Safran Foer)
Profumo di datteri e paesaggio quasi lunare è Gerico, città di mura che cadono e di vessilli di vittoria che s’innalzano. L’ingresso della città, ancor oggi, reca un’effige con la scritta “La città più antica del mondo”, forse per rammentare ad ogni viandante di passaggio che la salvezza è promessa universale e antica quanto la città che stanno per attraversare: «Togliti i sandali dai tuoi piedi, perché il luogo sul quale tu stai è santo» (cfr. Gs 5, 15). La città a più bassa altitudine del pianeta, infatti, la salvezza ce l’ha inscritta nella gigantesca fossa di terra gialla e arida nella quale è immersa, e nelle grosse pietre che ricordano lo sterminio di essa da parte degli Israeliti dal quale, per volontà divina, solo una prostituta con la sua famiglia fu preservata. Da città degli uomini a primizia della città di Dio, terra di passaggio e soglia di una promessa che attende d’essere varcata, trampolino di lancio per Gerusalemme. Terra da vedere e deserto da attraversare, fin dentro alla fossa, per cercare e salvare ciò che è perduto.
Cristo entra da zingaro nelle conche deserte dell’uomo, al domicilio dei suoi accampamenti, apparentemente inespugnabili. Un giorno entrò a Gerico: voleva attraversarla (liturgia della XXXI^ domenica del tempo ordinario). Come una specie di sibilo ovattato e incolore tra la rumorosa e variopinta confusione della folla, la Grazia era già in circolo, intenta a far l’impossibile pur di salvare il possibile. Per la curiosità di veder meglio all’opera Cristo, un uomo, tale Zaccheo – con la purezza nel nome e la nefandezza nelle gesta – capì che era necessario staccarsi da terra e da tutta la letteratura elaborata su di lui, e su di Lui: egli cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva perché era piccolo di statura (cfr. Lc 19, 3). La curiosità su che tipo fosse Gesù – che la Grazia gli aveva iniettato in cuore senza destar sospetto – lo fece arrampicare sul sicomoro della sua storia: quella di una spregevole creatura -arcipubblicano e ricco- che, allontanata da tutti, tentò un incontro ravvicinato con Dio. Corse avanti, come per arrivare in anticipo all’appuntamento con una salvezza che andava di fretta e non poteva attendere più di tanto perché giá aveva intercettato chi la cercava. Egli prima di guardare, però, fu guardato, «fu visto e vide; se non fosse stato veduto, non avrebbe visto. Siamo stati veduti perché potessimo vedere» (S. Agostino). «Zaccheo» –zàc-che-te!– «scendi subito». Colpito, avvistato: salvato. Da quanti Lo cercano, Cristo si fa sempre trovare, perché a certi appuntamenti, Lui, è primo ad arrivare. Cristo, prima guarda, poi parla. Prima ama, poi tace. E quando tace, ha già ghermito. Egli si limita a deporre con discrezione nel suo grembo frutti di salvezza che bramavano d’esser raccolti tanto erano maturi. In quell’incrocio di sguardi, Cristo agì da uomo ma parlò da Dio: «Scendi da quel tronco, sull’albero (della Croce) ci salirò io al posto tuo, ma oggi devo fermarmi a casa tua».
Il Figlio dell’Uomo non ha dove posare il capo, finché non trova un cuore accogliente in cui poter dimorare: Dio è veramente Dio quando, incarnandosi, dimora nel cuore dell’uomo e l’uomo è veramente uomo quando dimora in Dio. Sfacciatamente, chiamandolo per nome, Cristo si auto-invitò a casa di Zaccheo, che in quell’oggi era piccolo di statura perché era appena (ri)nato, (ri)generato da uno sguardo, che ha voluto ricambiare. Per cambiare: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Tra il brusio farisaico e la mormorazione della folla, quei due si avviarono, insieme, verso casa.
«Dove stai di casa, Maestro?»
«Mi trovi nella mangiatoia, ai crocicchi delle strade, coi poveri, nelle carceri, nell’Eucarestia. Ma oggi – oggi! – mi trovi a casa di Zaccheo. Vieni e vedi»