Dopo la Madonna e il suo bel carpentiere, i pastori furono i primi a riuscire ad adorare il Bambino. “Una casualità!” andrà dicendo il mondo che, quando si trova a fare i conti con chi arriva prima, ama abbassare l’asticella, svilendone la portata. Più che coincidenza, invece, fu una conseguenza: loro avevano piena consapevolezza d’essere piccoli di fronte a quel Bambino, di poter solo imparar andando a lezione in quella grotta. Avevano la schiena piegata per il troppo lavoro: per vegliare, certe notti, chiedevano aiuto ai loro bastoni. A salvarli, a conti fatti, è stata proprio la schiena curva, che li obbligò a tenere il capo basso: fu la prima genuflessione della storia. Tutt’attorno il mondo camminava con la schiena ben diritta, testa alta, boria negli occhi e l’abitudine nel cuore. “Cosa c’è da conoscere ancora che noi non sappiamo di già?” avran risposto in tanti nel notare quegli uomini fare quel pellegrinaggio notturno verso la grotta, con le loro greggi al seguito. Non sapevano ancora, né gli uni né gli altri, che il Bambino desiderò nascere là sotto, là dentro, perchè là è solo curvandosi, inchinandosi, ch’è possibile entrare. Che sarà possibile abitarci per rimirare quello spettacolo divino che nessun occhio umano era riuscito a scorgere: «Trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato in una mangiatoia». Il tutto nel frammento.

Nacque così la prima genuflessione dell’era umana, la prima adorazione di Gesù quando ancora l’eucaristia era una presenza inimmaginabile. Nacque per una sorta di contraccolpo, una reazione primordiale alla botta di stupore trovato lì dentro. E poi condiviso all’umanità: «Tutti quelli che udivano si stupivano delle cose dette loro dai pastori». Erano in tanti a riempirsi la bocca parlando di Lui, e del fatto che doveva venire al mondo un Salvatore, e della possibilità che fosse della loro razza. Furono pochi, però, a scomodarsi dalle loro comode postazioni per incamminarsi verso quell’imprevisto che aveva tutti i crismi del rischio, della fragilità, persino dell’imbarazzo: il fatto è che certe menti sono troppo orgogliose per riuscire ad abbassarsi ed entrare nella grotta. Ma, così facendo, non sanno di perdersi la gioia immensa nascosta in quella grotta. Una gioia che ci attende, se solo piegassimo lievemente la schiena per entrarci dentro e scoprire, appena dentro, di non essere affatto in una grotta ma in un mondo fatto nuovo, dove c’è gente nata col sorriso sulle labbra: «Maria e Giuseppe e il bambino». Trovarono Dio per il più semplice dei motivi: per il fatto d’aver lasciato aperta la porta della meraviglia. Non era la vita normale ad interessarli: la vita normale serviva a loro per mantenere le famiglie, fare la spesa, mandare avanti la baracca familiare. Loro, però, cercavano solamente i momenti più intensi: erano alla ricerca di un qualcosa di sublime. Per questo, un giorno, lo trovarono. Inchinandosi.

Trovarono Gesù, Giuseppe e Maria ai quali – come insegna la nonna -, vi donarono il cuore e l’anima loro. Di ritorno dalla gita negli occhi del Bambinello, si soffermarono leggermente in quelli della Madre. Il tempo giusto per coglier in lei un leggero spaesamento: «Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore». Non era tutto chiaro nemmeno per Lei, non tutto in Lei era rasserenante. Non gettava via nulla, però: custodiva, tratteneva, teneva in serbo, metteva da parte. «Meditava» per l’appunto. Quegli occhi meditabondi furono per i pastori l’altra grande sorpresa di quel pellegrinaggio notturno: puoi anche frequentare Dio giornalmente, averlo custodito in grembo per nove mesi, ma Lui sarà sempre un passo oltre, un passo altrove. E incontrarlo produrrà più spaesamento che sollievo: non per questo, comunque, Maria s’arrende. Rimane lì a custodire, meditare: è la sua pena quotidiana di maternità. Anche per Lei l’ingresso in quella grotta rimane basso rispetto alla sua statura di Madonna: è giusto della misura dell’altezza del suo Bambino. Lo stesso che, ingrandendosi, ammonirà che o si ritrova una statura bambina oppure i Cieli faranno marameo!

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo (Vangelo di Luca 2,16-21).

Una risposta

  1. E lo trovarono.. Se lo cerchiamo. Grazie don Marco, sempre. Felice anno nuovo a te e a tutti voi. 💫

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy: