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Siamo a Messina, in via dei Mille, quando, nella notte tra sabato 16 e domenica 17 giugno, divampa un incendio (probabilmente provocato da un corto circuito). I due coniugi Messina riescono a mettere in salvo i due figli più piccoli ed anche Francesco, il maggiore, esce con loro. Accortosi però che il secondogenito, Raniero, è ancora dentro, non ci pensa due volte e torna indietro a cercarlo. Entrambi i ragazzini (13 anni Francesco, che stava facendo l’esame di terza media, 10 Raniero, che aveva appena finito le scuole elementari) hanno trovato la morte nel rogo di quella notte. I loro funerali si sono tenuti martedì scorso.
Leggere questa storia mi ha fatto pensare ad un racconto natalizio significativo, pieno di colpi di scena, che pone l’accento sull’essere, in prima persona, invece che pensare all’avere:

«Un amico di nome Paul ricevette un’automobile come regalo di Natale da suo fratello. La vigilia di Natale, quando Paul uscì dall’ufficio, un monello di strada stava girando attorno all’auto nuova luccicante, ammirandola.
“È sua questa macchina, signore?” domandò.
Paul annuì.
“Me l’ha regalata mio fratello per Natale.”
Il ragazzo rimase sbalordito.
“Vuole dire che suo fratello gliel’ha regalata e a lei non è costata niente?
Ragazzi, vorrei…” esitò.
Naturalmente Paul sapeva che cosa avrebbe voluto. Avrebbe voluto avere un fratello così. Ma quello che disse il ragazzo scosse Paul fino ai talloni.
“Vorrei,” proseguì il ragazzo, “poter essere un fratello così.”
Paul guardò il ragazzo con meraviglia, poi impulsivamente aggiunse: “Ti piacerebbe fare un giro con la mia macchina?”
“Oh, sì, tantissimo.”
Dopo un breve giro, il ragazzo si volse e con gli occhi luccicanti chiese: “Signore, le dispiacerebbe passare davanti a casa mia?”
Paul sorrise. Pensava di sapere che cosa volesse il ragazzo.
Voleva mostrare ai vicini che poteva tornare a casa su un’auto grande.
Ma Paul si sbagliava di nuovo.
“Può fermarsi dove ci sono quei due gradini?” chiede il ragazzo.
Corse su per i gradini.
Poco dopo Paul lo udì ritornare, ma non velocemente. Accompagnava il fratellino storpio.
Lo fece sedere sul gradino inferiore, poi si strinse a lui e indicò l’automobile.
“Eccola Buddy, proprio come ti ho detto di sopra. Suo fratello gliel’ha regalata per Natale e non gli è costata un centesimo. E un giorno io te ne regalerò una uguale… allora vedrai tutte le belle cose delle vetrine natalizie che ho cercato di descriverti”.
Paul scese e sollevò il ragazzo sul sedile anteriore dell’auto.
Il fratello maggiore, con gli occhi luccicanti, salì accanto e tutti e tre cominciarono un memorabile giro natalizio.
(da “Chicken Soup for the Soul” di Jack Canfield)»

“Com’è bello che i fratelli vivano assieme” (Sal 132): in un mondo sempre più invaso di figli unici, veri o presunti, il coraggio di Francesco riporta alla luce lo splendore dell’amore che può svilupparsi (ma non è scontato che sia così), tra bambini che sono stati custoditi nello stesso ventre di donna.
«Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13). Nel dramma di un incidente domestico, i due piccoli messinesi ci consegnano la perla preziosa di un amore fraterno disposto all’estremo sacrificio di dare la vita.
Grazie, Francesco, perché con il tuo coraggioso sacrificio ci hai ricordato che l’amore è l’affare più serio che siamo tenuti a compiere, nella nostra vita!


Fonte immagine: Corriere.it

Per approfondire la notizia:
Corriere.it
Lasicilia.it

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