Strano, ma vero. Vannino, un bambino di quattro anni, quella mattina si alzò dal letto proprio deciso a fare alla mamma un bel regalo. Oggi è la sua festa.
“Mamma – le promette appena la vede – oggi ci penso io a mettere in ordine la mia stanza.” E la prega di lasciarlo solo almeno per due ore.
Si chiude nella sua camera per la grande operazione-regalo. Ce la mette proprio tutta. Passate le due ore, la mamma bussa alla porta, lo chiama e si fa aprire.
Il sorriso di compiacenza della mamma si intreccia con lo sguardo rammaricato del figlio.
Com’era prevedibile, il disordine nella stanza del piccolo regnava più sovrano di prima. Vannino è cosciente di non essere riuscito a portare a termine l’impresa e chiede alla mamma altre due ore di tempo.
A questo punto la mamma lo prende in braccio, gli fa capire che il regalo è già completo e gradito, ma “è ancor migliore se tu lasci la tua stanza e vai a giocare con tuo fratello”.
“Ma…l’ordine nella mia camera?”
“Preferisco che tu vada a giocare con tuo fratello che ti aspetta; alla tua stanza ci penso io”.
Verso mezzogiorno i piccoli tornano dal gioco. Prima di mettersi a tavola a consumare il pranzetto che la mamma ha preparato, vanno in camera a deporre berretto e cappotto.
Vannino s’accorge che è vero quello che gli diceva la mamma: “Tu pensa a stare con tuo fratello; impegnati a giocare con lui e io penserò a te, a farti trovare il regalo di una stanza ordinata.”
Ogni volta che penso e mi preoccupo della mia perfezione, capisco che perdo tempo e sono inconcludente.
Dio preferisce che io stia a “giocare” con mio fratello; vuole che prima di tutto il mio rapporto con il mio prossimo sia sereno.
Ci pensa lui a ordinare e arricchire la mia anima.
Amare il prossimo permette a Dio di curarsi personalmente di te e della tua santità.
Buongiorno!