maddalena

(*) Magdala (“la torre”), città di memoria, di lago e di buon cuore. Cristo a Nazareth, Maria a Magdala. Così densi di storia, di strade e di viuzze d’essere tramandati assieme alla loro terra natìa: Maria di Magdala, per l’appunto, come Gesù di Nazareth.

Lei fu donna: e questo bastò per aizzare la stizza di chi del Cielo mai amò quelle preferenze di genere. Femmina di mal costume: col mestiere più antico e passionale del mondo, rabberciò un nome e una reputazione. Da sballo e da sbando, ma al Cielo non precluse l’ardire di uno sguardo. D’un rintocco che divenne un tocco, il palparsi di due sguardi d’amore. Della verità, ch’è la liberazione dagli inganni: «E’ un errore giudicare l’uomo come fate. Non c’è amore in voi, ma soltanto un severo senso della giustizia; perciò siete ingiusto» (F. Dostoevskji, L’idiota).

Lui, lei e gli altri. In barba a tanti.

Poi Lui e lei; e basta. Alla meretrice di corpi toccò l’imbarazzo inaudito, quasi l’anticamera dell’allucinazione. Al quale il Cielo, però, anzitempo aveva avanzato l’indizio: “In verità vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio” (Mt 21,31). S’incamminò al sepolcro di buon mattino, scortata da corpi di donne mansuete e vegliarde. Col crepacuore a battere la domanda che Salomè rinfaccia a Giovanna di Cusa e alle altre due Marie: “Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro?” (Mc 16,3).

Di primo mattino e di buon cuore, perchè femmine e madri: custodi di vita, ostetriche delle anime dei discepoli, intermediarie tra il prima e il poi. Le donne del Sabato: ch’è vigilia della domenica, della festa. Il giorno dei puri dell’attesa, delle donne che sono l’anticamera della vita. Della Risurrezione di lui e di altri dopo di Lui.

Eppur Lui non sembra concedersi loro. Non lo trovano, farfugliano tra di loro: c’è chi entra, chi sospetta, chi tentenna. Poi varcano la soglia: spazio d’amanti incalliti e di porte socchiuse all’imbrunire. La soglia dell’angoscia che muta in trepidazione: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui (…) Andate” (Mc 16,6-7).

Tornano con la Risurrezione addosso: a ritroso, alla luce del sole, in barba ai discepoli pavidi e timorosi. Forse rancorosi. Solo lei s’arresta, appena fuori dal sepolcro: la Maria di Magdala, quasi avesse un conto in sospeso. Un ultimo sguardo da rendere. Da gettare in faccia a quella Voce indecifrabile: “Donna, perchè piangi? Chi cerchi?” E lei giù a picco, anche stavolta a dar di gomito alla disperazione: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo” (20,15).

L’amata che confonde l’Amante, l’Amore e l’Amante così feriali da farsi confondere con l’ortolano al servizio dell’uomo d’Arimatea. Per troppa bellezza Lo fraintese: lei, audace coi corpi e i lineamenti, donna d’arme e di cuori, il Corpo Risorto la sorprese. La spiazzò, come nel giorno dei sette dèmoni scacciati.

Di quella storia – ch’è rimasta a posteriori la loro storia – Lui salvò solo l’essenziale, ciò che non muta, ciò che solo conta. E da lì ripartì: “Maria!” E lei si fece di luce: “Rabbunì!” (20,16). Parole che sono nomi scarni, semplici, natalizi: l’amore che cerca spiegazioni è anticipo di morte, ch’è sempre mancanza d’amore. Di sorpresa e d’intrigo. Di futuro.

Si guardarono e dipanarono l’eterna sorpresa d’una storia non più morta, doppiamente risorta. Lei vergine d’aspetto, Lui luminoso di portamento e statura. Non le concesse l’abbraccio: non fu per stizza e nemmeno per dicerie dei tempi che furono. Da altre femmine si lascerà cingere i piedi e dare di lacrime. A lei concesse il brivido dell’inaspettato: il primo nome pronunciato da Risorto.

Lei Gli rispose correndo a casa, cioè obbedendo; pur sapendo che in pochi le avrebbero creduto: per il passato, perchè donna, perchè capace di veglia. Che importa? Lui l’aveva guardata, e s’erano scambiati una lettera di Risurrezione: «In fondo quelle a Dio sono le uniche lettere d’amore che si dovrebbero scrivere» (E. Hillesum, Diario). L’Eterno scambiato per giardiniere. Ch’era poi la Verità somma: della Maddalena fu cagione di bellezza.

Di giardini.

 


(*) Testo tratto da Marco Pozza, L’imbarazzo di Dio, San Paolo 2014

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