Tengo un motore a due tempi: il fisico e l’anima. Del primo ingranare l’allenamento mi vien piuttosto facile e spontaneo. Del secondo devo sempre prestare attenta cura che non vada troppo giù di giri: l’allenamento quotidiano, pertanto, mi risulta indispensabile, oltreché gioioso. Così, Peppone mio, ho pensato bene di iniziare a scaldare forte l’anima – prima che il fisico – con una domenica che unisse svago, lavoro e fede. Zaino in spalla, scarpe Mizuno ai piedi e i miei occhiali Briko portafortuna. Più un gruppo di amici temerari – con i quali sto condividendo dieci giorni di camposcuola a Claviere (TO) – assieme ai quali abbiamo conquistato oggi Le Chaberton (3130 m.), sulle Alpi Francesi. Sulla cima, una messa d’alta quota: perché laddove il fisico s’aggancia ad un’anima ordinata e colorata partorisce imprese credibili e in-credibili.
Ma a che velocità salire, correre, vivere?
Io ho registrato sul Garmin 405 del mio cuore un ritmo ben preciso. Quello che ho scrutato allenandomi col gabbiano Jonathan Livingston: “non significa mille miglia all’ora, né un milione di miglia, neanche vuol dire volare alla velocità della luce. Perché qualsiasi numero, vedi, è un limite, mentre la perfezione non ha limiti. Velocità perfetta vuol dire solo esserci, essere là” (R. Bach, Storia del gabbiano Jonathan Livingston, BUR 1977).
Peppone, buonanotte: mi fa un po’ male la schiena!
Tuo affezionatissimo
Sacerdote Camillo Runner
La Santa Messa su Le Chaberton a quota 3.130 m.
(fai clic sulle foto per ingrandirle).