sisley uomo per web

Mica era roba per spiriti molli quell’annuncio: questo l’Uomo di Nazareth – il Dio nascosto dalla provocante familiarità – l’aveva messo in capite e in conto al suo vagabondare. Che gli altri poi, apostoli e discepoli, l’avessero capito nell’immediato, sarebbe stata tutta cosa da dimostrare. Rimarrà una cosa ancora tutta da dimostrare nel fluire dei secoli. Il Dio-Pane: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?» (liturgia della XXI^ domenica del tempo ordinario) Eccoli qui, puntualissimi nella loro incomprensione profondamente gretta e tremendamente umana. Troppo dura quella parola, troppo duro quel Pane per gente dalla dentatura viziata. E’ soltanto pane, è al tempo stesso Cristo: un quasi insulto al buon senso. Forse che rinfacciandogli la durezza di quel pane/parola Lui li avrebbe esentati, avrebbe calato di un pelo il prezzo pattuito all’inizio, li avrebbe fatti rimanere convinti che il regno di lassù si sarebbe anche potuto evitare con un regno di quaggiù magari ammorbidito? Quanto a chi tira il bidone o s’azzarda ad abbassare la statura, stanno freschi se credono di mercanteggiare con Cristo. Secco, spavaldo, statuario si volta e li conficca al netto delle loro scelte: «Volete andarvene anche voi?» Tutto ciò che Lo riguardava era solenne, avvolto nel mistero, ma anche tremendamente semplice e altrettanto fascinoso: “Prego, se non vi sta bene, nessuno obbliga a seguire Colui che voi chiamate il Cristo”.
Li scelse per il fatto che li volle: li chiamò perché stessero con Lui. Se li scelse con libertà – forse anche con un pizzico d’ingenuità direbbero i mortali – perché sognava di farli diventare liberi appieno pure loro: liberi in fronte a Lui, sopratutto. Al Dio convinto che non ci possa essere libertà laddove non c’è vera gioia: «Volete andarvene anche voi?» Appena il tempo d’intuire che il baratto non era cosa da Dio, che ci pensa Pietro a farsi portavoce dei Dodici e a correggere il tiro. Con una sincerità spassionata che quasi stupisce a sentirla danzare sulla bocca di un pescatore dal cuore altalenante: «Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna». Eccola la verità del suo cuore di marinaio: non l’abbandonano perchè son convinti appieno di quell’Amico ebreo, non l’abbandonano nemmeno perchè sta loro comoda quella situazione. Non l’abbandonano per il più fanciullesco dei motivi, la più conveniente delle probabilità: perchè non hanno trovato in giro nessuno meglio di Lui. Nessun Uomo che, parlando, lasciasse presagire l’eternità delle sue parole, la credibilità del suo dire, l’affidabilità delle promesse. «Tu solo» Gli dice il pescatore: un quasi batticuore dentro i Vangeli. Non Gli dice “Tu hai parole di vita eterna”, ma “Tu solo hai parole di vita eterna”. Come dire: abbiamo cercato, ci siamo dati da fare, abbiamo girato e ci siamo guardati intorno e non abbiamo trovato nessuno che valga l’abbandonare Te. Tradotto: «Signore, da chi andremo?»

C’era un musicista che suonava in strada all’ingresso della fermata della metropolitana di Washington. Era una mattina fredda, di gennaio. Suonò per quarantacinque minuti. Incominciò con Bach, poi l’Ave Maria di Schubert, quindi musiche di Manuel Ponce, di Massenet e di nuovo Bach. Erano quasi le otto del mattino: era un’ora di punta, gli passavano davanti, a frotte, persone frettolose, quasi tutte dirette al lavoro. Dopo tre minuti, un uomo di mezza età si accorse del musicista. Rallentò il passo, si fermò alcuni secondi e riprese il cammino. Un minuto dopo, il suonatore ricevette il suo primo dollaro. Senza fermarsi, una donna lanciò una banconota nella custodia del violino. Alcuni minuti dopo, un individuo si fermò per qualche istante ad ascoltare, ma guardando l’orologio riprese a camminare in fretta. Chi gli fece maggior attenzione fu un piccolo di tre anni circa. Sua madre lo prese e lo tirò, ma il piccolo continuava ad ascoltare il violinista. Finalmente, la madre lo prese con forza e continuarono il cammino. Il piccolo, mentre camminava, continuava a guardare il suonatore.
Durante i quarantacinque minuti in cui suonò, ci furono solo sette persone che si fermarono ad ascoltarlo brevemente. In tutto il tempo, riuscì a raccogliere 32 dollari! Nessuno fece caso quando il violinista smise di suonare. Nessuno lo applaudì. Tra le circa 1.000 persone che passarono davanti a lui, nessuno lo riconobbe. Nessuno pensò che il violinista fosse Joshua Bell, uno dei migliori musicisti del mondo. Nella fermata della metropolitana eseguì alcuni tra i più difficili spartiti che mai siano stati scritti, e tutto questo con uno Stradivari del 1732, valutato 3,5 milioni di dollari! Soltanto tre giorni prima di questo episodio aveva realizzato il tutto esaurito per un suo concerto, con un repertorio simile, alla “Symphony Hall” di Boston, dove il prezzo del biglietto era di 100 dollari!
Questa esibizione in incognito, nella stazione della metropolitana, di Joshua Bell, era stata organizzata dal “Washington Post” come test per indagare sulla percezione, il gusto e le priorità della gente. Questi erano i quesiti: Possiamo in un ambiente quotidiano, a un’ora insolita, apprezzare la bellezza? Ci fermeremmo per apprezzarla? Possiamo riconoscere il talento in un contesto insolito? Una delle possibili conclusioni potrebbe essere: se non ci prendiamo il tempo per fermarci e ascoltare, quando uno dei migliori musicisti del mondo sta suonando alcune delle migliori musiche, quante altre cose straordinarie ci stiamo perdendo, perché non sappiamo apprezzarle?

Ciò che mette a disagio l’uomo, molto più e molto prima delle confidenze sessuali, sono quelle cose, le cose dell’anima, quelle che hanno a che vedere con Dio. Le cose intime, quelle discrete, quelle a cui l’uomo accetta di dare voce solo in maniera soffusa, quasi interdetta, discreta. Confidenze tra amanti. Le stesse confidenze degli inizi, quelle tramandate da Giosuè: «Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrèi, nel cui territorio abitate». Fate come credete: «Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore». Liberi dall’Egitto in poi. Togliete la libertà e il cristianesimo diverrà la più feroce delle tirannie, Dio si trasformerà nel più sadico dei tiranni, Cristo nel più perverso degli imbonitori. Cavate la libertà al Cielo e tutto apparirà come il più disonorevole tentativo di comprarsi le anime coi ricatti degli affetti. Col cielo libero e gli uomini altrettanto, farà capolino il più affabile dei capolavori mai nemmeno immaginati: un Dio curvo sulla terra, disposto a perdere gli amici scelti piuttosto che sospettare d’avere accanto i servi più infelici. Liberate Cristo da un certo catechismo: mai Uomo fu più ricercato di Lui. «Volete andarvene?» Dove vuoi che andiamo: dopo il tuo amore, tutto il resto sa di mercato.
E l’uomo, a mercanteggiare l’amore, prima o poi sente fiaccarsi il cuore.

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