“Io valgo!” affermava, con orgoglio, una nota pubblicità di shampoo e prodotti cosmetici.
L’adolescente non può permettersi questa certezza. Per lui è dubbio e domanda, a cui è chiamato a rispondere, costruendosi la certezza di una risposta simile, solo con il passare del tempo e con l’assunzione della consapevolezza di sé.
Tutti diversi, ma ciascuno prezioso. Esattamente com’è.
Un messaggio importante sempre, ma mai quanto lo è riceverlo durante l’adolescenza. Questo il messaggio comunicato a tanti ragazzi delle medie, in una scuola paritaria di Milano. Una giornata di festa, all’insegna di tornei sportivi, con la partecipazione di alunni, docenti e genitori (questi ultimi, particolarmente stanchi, ma felici, per aver battuto la squadra di insegnanti, in cui in realtà c’erano per la maggior parte, studenti preadolescenti, con più fiato, quindi, di chi li ha messi al mondo).
Tanti premi, a ragazzi molto diversi tra loro. Soprattutto, non soltanto ai soliti “secchioni” ma anche a chi ha saputo mostrare doti sportive, musicali, creative od artistiche. Oltre alle premiazioni per i giochi di squadra (svolti della giornata in corso) e per le gare di sci (tenutesi nei mesi precedenti, durante una gita sulla neve), sono fioccati i premi più simpatici ed originali: per l’impegno scolastico, per il desiderio di imparare, per la performance teatrale (da protagonista o anche come personaggio secondario), per l’organizzazione di attività extrascolastiche, per la curiosità nata dalla rielaborazione di un’esperienza all’orto botanico, per l’aiuto profuso nei confronti dei compagni, per la propria “evoluzione personale”.
A colpirmi è stato che a ricevere proprio quest’ultima “medaglia al merito” sia stato un ragazzo di conclamata e certificata (come se ce ne fosse bisogno!) iperattività e deficit dell’attenzione. Una diagnosi che, quando ricevuta, tende a portare, unanimemente, docenti e genitori, se non allo sconforto, sicuramente ad una cocente preoccupazione che il ragazzo possa vivere come momento difficile il proprio periodo scolastico, che – del resto – è uno dei periodi più lunghi, per la vita di una persona e, quindi, non certo un dettaglio. La nota di merito, prima che al ragazzo, andrebbe alla scuola, insieme con tutti coloro che hanno saputo vedere e valorizzare in lui tutto ciò che di bello può portare, al di là dell’evidenza (ingestibilità, ipermobilità, esigenze differenti rispetto alla media degli studenti. La vivacità e l’incontenibilità, non più viste come un peso di cui farsi carico, bensì come esplosiva potenzialità che supplica solo la pazienza di essere incanalata in un progetto che accenda l’entusiasmo del ragazzo, magari coadiuvata dalla creatività (un laboratorio teatrale, un corso di batteria, o di parkour).
La buona scuola, forse, inizia proprio da qui: dal sogno di un progetto educativo condiviso, tra scuola e famiglia, che veda al centro, assoluti protagonisti, i giovani allievi, con i loro sogni e i loro desideri, le loro fatiche e le loro difficoltà, ma anche le loro originali ed incomparabili abilità di esprimere se stessi, ciascuno con le proprie peculiari potenzialità, che attendono solo di essere innescate da qualcuno che abbia il coraggio e l’audacia di crede in loro, con ascolto vivo ed interessato ed attenzione personale e focalizzata. In un mondo sempre più massificato, il desiderio di riconoscimento del proprio vero sé è ancora più accentuato e famelico.
Del resto, forse è questo il sogno segreto di ogni studente, anche se magari è faticoso ammetterlo: insegnanti che ti chiedano se sei felice e ne ascoltino risposta. Magari, gli studenti sbufferanno, alla domanda se sia tutto a posto. Alla fine, però, considereranno punto di riferimento quell’adulto col coraggio di guardarlo negli occhi, cercandone lo sguardo.
La cosa più bella di tutte è osservare come, anche se i premi distribuiti non raggiungevano tutti gli studenti, tutti gioivano per quello conseguito dal compagno o lo spontaneo gesto di condividere il premio (pacco di caramelle) con i propri compagni.
La dimostrazione che, finché ci saranno ancora adulti disposti a credere in loro, la scuola rimarrà ancora una sfida degna d’essere giocata fino in fondo.
Mentre, tra i banchi, la scuola è ormai conclusa e solo chi si prepara agli esami pensa a riaprire i libri, la campagna è in fermento: le spighe s’indorano, il mais cresce, il fieno è tagliato e raccolto, per nutrire gli animali nelle stalle.
Arrivederci, ragazzi: quest’anno scolastico volge al termine, ma l’estate vi spalanca ora le porte.
Questo tempo libero possa essere il più propizio per la vostra crescita: fate passeggiate, scoprite i ritmi della natura, ammirate il cielo stellato, leggete quello che vi piace, incontrate i vostri amici, visitate qualche bella città… approfittate della libertà, per apprendere ciò che non vi è insegnato in classe. Perché è la libertà la sfida più intrigare da giocarsi, durante tutta la propria vita!
Lasciatevi affascinare dalla Bellezza, del creato e di tutto ciò che vi passa accanto (intorno a voi,ma anche dentro di voi: non dimenticatevi mai della della bellezza di cui siete portatori); soprattutto, educatevi a scovare la Bellezza proprio negli anfratti dove è più impegnativo pensare possa risiedere!
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