Vangelo della IV^ Domenica d’Avvento – Anno A
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
(Dal Vangelo di Matteo cap. 1, vv 18-24)
Bestemmie funamboliche e poi La invocano. Se ne infischiano di Lui ma fanno carte false per Lei. Non pregano suo Figlio ma fanno a Lei di nascosto propositi grotteschi e disperati. Nel sudiciume delle osterie di Cafarnao, ho visto sul collo di prostitute e di furfanti la medaglia con la sua immagine, sulla pelle di bestemmiatori da trivio tatuata la sua figura. Ho udito milioni di volte il suo nome sulla bocca di tutti gli uomini e di tutte le donne: per stizza, per sorpresa, per una buona o cattiva notizia, per una morte o per un nonnulla. Sempre e solo il suo nome, Maria!
Esageratamente bella e passionale. Eppure il corpo non l’ha concesso a nessuno. Ma pensa te. Ogni donna sogna un compagno che la carezzi per sciogliere in lei il timore dell’universo, che le dia una casa dove nascondersi e dormire. Maria – scompigliando usi, costumi, colori e profumi – firma la seduzione di quello Sposo sconfinato, senz’occhi per guardarla, senza mani per toccarla, nascosto nel tessuto delle cose eppure così misteriosamente lontano e Gli ha risposto il suo sì. La verginità: la pazzia che nessuno conosceva, l’eresia non concepita razionalmente da uomo sulla faccia della terra. La follia: avere un corpo e non darlo a nessuno, una vigna di carne e chiuderla alle carezze. Maria di Nazareth La Bellezza scelse per prima questo frutto odioso agli uomini. E quel giorno forse anche Dio si stupì. In quel mattino tutto ebraico, cominciò la gravidanza e Dio ebbe una pista d’atterraggio sulla terra. “Lo Spirito Santo scenderà su di te e ti coprirà con la sua ombra”. Non è un uomo Colui che la carezza: è un’ombra, un’ombra altissima calata dalle torri del cielo, che traforerà il suo ventre scendendo dalle vette celesti. “Eccomi, sono la serva del Signore. Si faccia di me secondo la tua parola”. Si definisce serva, ma la serva del Signore. Non degli uomini coi loro sogni e bi-sogni. E in questo mondo di schiavi l’unico modo per essere liberi veramente è essere servi del Signore. Se a Cafarnao non capiranno che c’è un solo Dio a cui chinare il capo e piegare le ginocchia, cambieranno i nomi e i volti ma rimarranno sempre schiavi di qualcuno.
Spiegaglielo a Giuseppe, innamorato e facilmente suscettibile di gelosia. Ad essere giusto, ieri come oggi, passi per fesso. A lui, l’uomo più limpido del casato di Nazareth, capita l’incidente più scabroso: Maria – essenza suprema dei suoi sogni – è incinta. Giuseppe non ricorda notte d’amore tra le lenzuola. Scandalo beffardo e crudele in una terra che non sa compatire e nemmeno sorridere. Solo condannare. Il problema non è sentirsi il ludibrio di una città puritana, non è il rancore di chi si sente tradito, di chi perde la donna del suo cuore. E’ molto di più: è quello di chi scopre fallibile la creatura che credeva migliore di tutte. L’uomo tradito, l’orgoglio ferito, i sogni spezzati. Giuseppe – mentre il suo dramma si gonfia nel petto – ragiona da signore: “decise di ripudiarla in segreto”. Ripudiarla in segreto: cioè lasciarla andare senza vergogna. Quasi come succede oggi…! (figurati) Ma c’è un sempre un Dio che scioglie i nodi alle anime giuste. E Giuseppe accetta la forza del Mistero.
Poi basta: silenzio su di lui. Il Vangelo lo ingoia e il suo sarà un lento tacere, un capire il mistero di quella donna da spartirsi con Dio. Lo ritroveremo sugli altari delle chiese, nei quadri a capo del letto, nelle immagini delle anime pie e devote, canuto e rugoso, come se davvero fosse stato sempre un vecchio. Un giorno chiederemo scusa a Giuseppe per averlo dipinto come lo sfigato del villaggio. A noi fa comodo dimenticare che, vicino a Maria, fu un giovane bello e forte: un giovane innamorato.
Perché essere belli a Cafarnao è una grossa responsabilità.
Il titolo dell’omelia è un verso di una bellissima poesia del poeta romano Trilussa. Si accinse al lavoro quasi segretamente ma con impegno, tanto che la poesia – Pensanno a la Madonna – fu ritenuta a memoria dalla sua fedele governante Rosa Tomei, morta nel 1966, sedici anni dopo il poeta. Il testo, scritto nel 1941 circa, è quasi un testamento spirituale perché è un commovente invito alla preghiera alla Vergine da parte di sua madre, alla quale lui, scapolo, era particolarmente legato.
Quann’ero ragazzino, mamma mia me diceva:
“Ricordate, fijolo, quanno te senti veramente solo
tu prova a recità ‘n’Ave Maria.
L’anima tua da sola spicca er volo
e se solleva come pe’ maggìa”.
(……….)
Ormai so’vecchio, er tempo m’è volato,
da un pezzo s’è addormita la vecchietta,
ma quer consijo nun l’ho mai scordato.
Come me sento veramente solo
io prego la Madonna benedetta
e l’anima da sola pija er volo.