Camminare, con Dio

Camminare con Dio

Noè e Lot. Due figure di giusti, nell’Antico Testamento, che ci invitano a pensare che ciascuno di noi è chiamato a “fare la differenza”.

L’anticipo divino

Anticipo divino

Nel Padre Nostro, nella Tradizione, nella Scrittura: Dio gioca d’anticipo, per invitarci ad allargare i nostri orizzonte sulla gratuità dell’amore (firma di quanto viene da Dio).

Uno sguardo prismatico sulla sofferenza

Sofferenza e gioia, nella gloria

Messia e Servo sofferente. Che fatica farli stare assieme. Quasi impossibile, senza lo sguardo prismatico di Dio, capace di guardare, tramite la gloria, gioia e sofferenza assieme.

Universalità e inutilità

Roots: radici degli alberi sostengono la montagna

Nella Chiesa, nessuno – neppure un eremita – può considerarsi un’isola, ma ogni cosa avviene per l’edificazione reciproca. Abolito il sacerdozio di Aronne, ciascuno di noi è re, sacerdote e profeta: nei consigli evangelici, qualcuno è solo chiamato a vivere con radicalità il Vangelo. In un’inutilità feconda

Immersione di Dio, emersione dell’uomo

Battesimo nel fiume Giordano, immersione

C’è un sangue che ci unisce e ci rende fratelli, non di sangue, ma in modo ancora più profondo, nel quale è possibile annegare ogni nostra inimicizia ed ostilità. È il sangue di Cristo, “nostra pace” (Ef 2,14). In lui, possiamo diventare fratelli, in quanto “figli nel Figlio”. Un Figlio che s’immerge Dio nel Giordano, per imparare a diventare uomo, sulle strade del mondo.

Splendidi e benedetti

Splendidi e benedetti: Volto splendente di luce

Nel libro più noioso della Bibbia (quello dei Numeri), la benedizione più bella, con l’augurio che il volto del signore splenda su di noi. Cristo condivide non solo la nostra natura, ma anche le leggi della società in cui si trova, facendo memoria della storia in cui si inserisce. Maria, nel frattempo, medita nel suo cuore, la meraviglia che accade: l’unico modo per farvi fronte!

Come un abito nuovo

Bimba felice, sorride, in mezzo al campo, col vestito nuovo, color papaya

Un nome nuovo, da indossare come un abito nuovo. Prezioso, prestigioso, ineguagliabile. Di cui andare orgoglioso. Da farci una piroetta di gioia, come le bimbe quando ricevono un bel vestito per partecipare ad una festa. È un invito a scoprirsi amati, oggetto d’amore. Come Maria, «piena di grazia» e «madre», che scopre la libertà di essere “serva del Signore”.

Dalla bocca al cuore

Bambini tenerezza pinterest - parola al cuore

Dio non si dimentica dell’uomo, neppure quando egli, dimenticando di essere accanto ad altri fratelli, si lascia vincere dal desiderio di dominio e di sopraffazione e si allontana da quell’immagine di Dio che il Creatore impresse dall’inizio dei tempi nel suo cuore. Dio si affianca a noi, proprio nel «punto più debole della nostra carne»[2], laddove risiede la nostra estrema fragilità.
Se la seconda persona della Santissima ha ritenuto di incarnarsi, significa che essere uomini e donne, creature del Dio Vivente è una forma di bellezza rilevante. Che la sfida della libertà di scegliere il bene e l’amicizia con Dio vale la pena di essere vissuta. Che ogni nostro istante è prezioso e non un fugace battito di ciglia, destinato a disperdersi nel nulla della vastità del tempo  che scorre, inesorabile. Questo sguardo d’amore riesce a cogliere la verità su di noi. È un re mite. La sua reggia è una stalla. Non avanza pretese, propone un riscatto impagabile ed è disponibile a pagare di persona il prezzo.
È l’unico da cui, piegando le ginocchia, l’uomo riceve la pienezza di vita e la libertà.

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