Alcuni amori sono fatti a mano, altri amori sono fatti in serie. Amori già veduti all’opera: “Sarò il tuo amore se (…)” Anche no, troppo facile così: “Lascia stare. Ti amo nonostante”. Oltre: “Sei stato/a un disastro: ti amo per questo. Non ti sei arreso/a al disastro. Grazie, passato del mio disastro-preferito”. Amare, a fidarsi di Cristo, è rimanere quanto tutti ti direbbero: “Scappa! Dio tiene prigioniere le creature. E’ geloso del loro innamorarsi”. Ci dimostrino, lor signori, l’esistenza di un Dio così: ad un Dio siffatto non si potrebbe chiedere di prestare rispetto alcuno. Meno che meno di amarlo, sporgendosi fino sul ciglio delle misurazioni umane. Perfetto seduttore-di-cuori, lascia un unico imperativo come eredità alle creature: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore». Poca roba, è materia d’amante però: Lui ha amato da-Dio, proprio come il Padre lo ha amato. Sono amato dal Cristo con la stessa forza d’urto con la quale il Padre ha amato Lui. Irresistibile, inarginabile, impossibile opporvi pur minima resistenza. Dunque, impossibilitati a reggere «rimanete». Che è l’esatto opposto della farfugliata di Satana, l’imbecille che mette in circolo veline circa la presunta gelosia di Dio. Dire rimanete è dire: “Adesso che avete imparato cos’è l’amore, amate anche voi così. Mantenete la residenza nel mio cuore: da dentro il nostro amore, poi, amate il mondo intero”. Liberi d’amare, di lasciarsi amare, di non riuscire più ad amare: ma tenendo memoria di qual’è l’amore vero. Folle.
Un popolo di straccioni e di beduini: questi erano i nostri padri quando l’Egitto se li coccolava con la pentole piene di cipolle, fregando loro la libertà. La notte che Dio s’accorse di quella vigliaccata, se li andò a prendere di persona: mise a soqquadro quel faraone paranoico, ossessivo – con le buone, con le cattive – e in quarant’anni mostrò loro che la schiavitù è sicurezza, la libertà è rischio. Lui rischiò assieme con loro. Ecco dov’è sbocciata l’amicizia del Cielo con la Terra: giusto nella stagione dei disastri, quando Israele si accontentava degli avanzi, quando il suo cuore lo metteva a disposizione di una bigiotteria di divinità. Dio, il Dio geloso, s’infuriò di quella minestra di miseria: in quarant’anni quei beduini e straccioni divennero il popolo dell’amicizia più invidiata della storia, protagonisti della storia d’amore più narrata, odiata dai cuori-schiavi: quella cristiana. Il Figlio si mette in scia del Padre: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perchè andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga». Prima dell’avvento di Cristo nella mia vita un amico mi amava per com’ero: dopo il suo passaggio – assoluto, senza replica, devastante – l’amico mi aiuta a diventare quello che potrei essere. Solo lui potrà dirmi che ho la faccia sporca facendomi percepire la voglia d’essere bello, non il prezzo d’essermi sporcato chissà dove.
“Sei stato/a un disastro, per questo ti amo!” Amici, dunque, non più servi: alla faccia di quel lurido animale che è Satana. Lui sì che si diverte a tenere schiavi gli uomini: in fatto di seduzioni teme solo la concorrenza del Cristo. A governare con la paura, lurido animale, sono capaci tutti: e’ come riempire le chiese con la paura dell’Inferno. Ciò che fa di Cristo un Amore-fuoriserie è l’opposto: è salito – la sua salita è stato scendere nel mondo di quaggiù, alla faccia dei privilegi – per governare amando. Ha sedotto il mondo in ginocchio, lavando i piedi. Ha restaurato i cuori dandosi in pasto: “Prendete, morsicatemi, mangiate me: tutto vostro”. Ha cancellato ogni sospetto di giocare coi sentimenti lasciandosi ficcare i chiodi nelle sue mani operaie, nei suoi piedi viandanti. Ha accettato che l’uomo lo mandasse a morire nudo, perchè solo nudi si può amare. Manco la morte, la serva del diavolo, seppe resistere a quelle scariche: Lui la fracassò, risorgendo.
Ancora oggi, amati di un amore folle, osiamo dire: “Sto da Dio”. Di chi ti ama in modo assurdo: “Ama da Dio”. Già stato detto: «Perchè la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena». Piena: a toccarlo sulla pelle, è un amore da brividi.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri» (Giovanni 15,9-17).
(immagine tratta da www.wisegeek.com)