“Lo scopo del cristiano non è una beatitudine privata, bensì il tutto (…) Sa che c’è un Senso che egli non può affatto distruggere. Dovrà forse, per questo, starsene con le mani in mano? Al contrario! Proprio perché sa che c’è senso, egli può e deve compiere con gioia alacremente l’opera della storia, anche se dal suo piccolo angolo, avrà la sensazione che il suo resti un lavoro di Sisifo e che il masso del destino umano venga continuamente, di generazione in generazione, sospinto in alto per poi scivolare di nuovo verso il basso, rendendo così vane le fatiche precedenti.
Chi crede sa che si va avanti, non si gira intorno. Chi crede sa che la storia non assomiglia alla tela di Penelope, continuamente tessuta per venir continuamente disfatta. Anche il cristianesimo potrà essere assalito dagli incubi angoscianti dell’inutilità di tutto (…) Ma nel suo incubo penetra la voce salvifica e trasformatrice della realtà: “Coraggio, io ho vinto il mondo” (Gv 16,33). C’è una redenzione del mondo: ecco la ferma fiducia che sostiene il cristiano e che lo convince che anche oggi valga la pena di essere cristiano.
(J. Ratzinger, Introduzione al cristianesimo, Queriniana, 348-349)

Buongiorno! Anche a Sisifo e Penelope.

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