Al
viandante solitario che s’aggrappa silenzioso alla conquista novembrina  del Monastero di Monte Rua, i colli regalano
scorci d’autunno, pensieri colorati, strategie provocatrici ed esaltanti.
Scriveva l’Ungaretti poeta: "Si sta come
d’autunno sugli alberi le foglie"
(luglio 1918). Autunno: spazio d’aurora
e di tramonto, frammento di poesia e di rimembranza, stupore di immensità e sforzo
del limite. Foglie che scendono, terra fasciata di vivaci mantelli, aria che
rispedisce vecchie melodie suonate in mattini distanti. E’ l’autunno celato
nella natura: madre, maestra e compagna del peregrinare umano su una terra
sfrenatamente provvisoria. Autunno anche quando, specchiandoti nell’acqua,
scopri rughe severe, tratti di giovinezza lontana, sorrisi riservati perché
provati da lunghi viaggi. E’ legge di vita, calendario di millenaria sapienza,
raccoglitore severo di verità mai confutate. Colori d’autunno quelli che hanno
dipinto il commiato di Oreste Benzi. All’anagrafe di Dio: sacerdote. Forse pure
lui, come il Giona lanciato verso Ninive, profeta controvoglia su mandato di un
Dio di difficile contemplazione. Ma pur sempre profeta. Non tarocchi e
cartomanzie, oroscopi e talismani…ma occhio fine nello scandagliare con Verità
il filo della Provvidenza nell’intricato dispiegarsi dei giorni. Battuto più
volte – perché nella foresta a tale destino sono condannati gli alberi più
vertiginosi -, ha urlato al mondo l’urgenza di Dio, la sete di Verità,
l’anelito alla conversione. Autunno pure a Pianaccio, paesino nascosto sugli
appennini bolognesi, nell’addio di Enzo Biagi, storia dell’informazione
italiana. Quello che nessuno ha potuto dire, quello che tutti hanno vissuto,
quello che la storia annoverava, questa penna veloce ha tramandato ai posteri
perché il passato non sia un monotono sciacquio di giorni ma diventi musica di
sottofondo nel tempio dell’esistere.
Pastori in autunno. Esser tali è intonare canti allo spuntar della luna
per vincere la solitudine. Inventori di musiche, interpreti di ululati… artisti
d’improvvisazione. Perché non ripetersi
è esigenza da raccomandare ai posteri. La vita è un’ebbrezza condivisa. A
tenerli legati un filo: marciare con occhi al cielo! Perché in quella lusinga
si cela l’inchino del tempo con lo sguardo birichino dell’eterno.
Occhi al
cielo… per non smarrirsi in rotte illusorie!

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