Guardate il mondo come lo vedo io.
Una sfida. Anzi no, un invito, una mano tesa.
Il rabbi di Nazareth è un’acrobata dell’Amore. Capace di voli fino al più alto dei cieli, per poi scendere – in un batter di ciglia – giù giù, tra rocce, terreni coltivati, acque di lago e verdi pascoli. Prende tra le proprie mani il traboccante infinito e lo adagia sulle azioni quotidiane, come il velo ricamato dei giorni di festa.
L’oceano che si lascia racchiudere da una goccia. A rimirarla in controluce è un tripudio di Misericordia.
Il rabbi galileo parla, benedice, ascolta, e ti viene voglia di mettere radici lì, presso di lui, perché il tempo non abbia mai fine. Resta con noi, gli chiedono. E’ un popolo che ha fame, in tutti i sensi, umano e spirituale. Seduta sull’erba, la gente tende cuore ed orecchie, mentre in lontananza la brezza gioca tra le fronde degli alberi e increspa le acque del lago. Contadini, pastori, commercianti. Padri, madri, figli e fratelli. Per essi l’Altissimo è come una vetta di monte inaccessibile, il suo regno una promessa che si vorrebbe toccare con mano, qui ed ora.
“Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prende e nasconde in tre misure di farina…” (Mt 13,33)
L’infinito scende e si nasconde nel più semplice del quotidiano. Il pane che sazia è l’anticipo di quel pane di Vita che non avrà mai fine e sfamerà popoli d’ogni tempo e luogo. Le donne di casa, stupefatte, d’ora in poi non metteranno più mano alla farina senza un nuovo sorriso sulle labbra.
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa, il quale uscì di mattino presto per assumere dei lavoratori per la sua vigna…” (Mt 20,1)
Il padrone ha fretta, l’Altissimo non si crogiola in attese inutili. E’ lui che cerca per primo, che si mette in marcia verso le sue creature.
“Il regno dei cieli è simile a un granello di senape che un uomo prende e semina nel suo campo…” (Mt 13, 31)
Bocche spalancate per lo stupore, mani che si torcono in grembo, sussulti d’incredulità mista ad una felicità che germoglia ed attecchisce, proprio come quel granello di senape.
Il mondo. Il loro mondo!
Umile, laborioso, faticoso.
Vite all’insegna della pazienza e dell’attesa, un cammino di pari passo con i cicli delle stagioni e i ritmi della natura.
E d’improvviso tutto questo diventa metro di paragone e non in discorsi qualunque. Sono parole mai udite prima, scintille di speranza mai sperata, coriandoli d’infinito sparsi come pioggia benefica.
Il regno di Dio è lievito, è seme, è un tesoro in un campo. L’amore di Dio è la pazienza di un padre, la perseveranza di una donna, la solerzia di un pastore.
Dov’è la vetta inaccessibile in cui dimora l’Altissimo? Più non c’è. Abbassate gli occhi, suggerisce il rabbi. Ciò che cercate è già tra di voi, ha bisogno delle vostre mani, dei vostri passi svelti, dei vostri cuori mai sazi.
La vita di tutti i giorni si tramuta in una perla preziosa, da rimirare con occhi nuovi, con animo mutato. Il lavoro di tutti i giorni si tramuta in gesti che rimandano a Dio.
Il mondo si colora di nuovo. Pittore è la Misericordia stessa, pennello sono le vite di coloro che a lei s’affidano. Senza false illusioni. Non tutto è idilliaco e felice. Servono tenacia, pazienza, lacrime di fatica, notti di veglia e di lavoro, mani stanche e ferite, ma colme della dignità dei figli di Dio.
Guardate il mondo come lo vedo io, ripete il rabbi di Galilea.
È un mondo con cui il Padre non si vergogna di misurarsi.
Povero, ai limiti della società, guardato con disprezzo da chi s’ammanta di sapienza e ricchezza umana.
È un riscatto, il messaggio delle parabole. E’ il dono di una nuova visione, racchiusa in gesti semplici che sono anticipo di un infinito che è già alla portata di tutti.