Si
attende! Sempre e solo attesa! Si attende un treno, un autobus, un taxi. Lo sbocciare
di una gemma, l’esplosione di un fiore, il maturare di una mela. Un amore, un
bacio, la nascita di un figlio. A scuola s’attende: l’alunno il voto, il
maestro la risposta, l’autista la campanella. Si attende a casa: il marito la
moglie, la moglie il marito, la mamma e il papà il figlio. L’attesa ingozza tutto:
il mondo, la politica, lo sport. La fede: anche qui c’è attesa! L’uomo attende
Dio! Anche Dio attende l’uomo! L’uomo: era un pugno di polvere. Dio ci soffiò
la vita: affiorò un’opera d’arte voluta per sfidare i millenni. Pugno di
polvere ambita dal Creatore. Assurdo: Dio cerca l’uomo! L’infinito cammina per
braccare il finito, la
Perfezione sulle tracce del peccato, l’Immenso ad incrociare
il perduto. Solo Lassù riescono queste umane contraddizioni!
Scrisse
Leonardo Mondadori: "Ovunque l’uomo è
costretto ad andare alla ricerca di Dio… Solo nel cristianesimo… è Dio che va
alla ricerca dell’uomo. Anzi, che si rivela a lui proprio come uomo, in una
storia vissuta di cui abbiamo testimonianza nei vangeli". Paradosso di un
Dio incapace di vivere senza l’uomo: smarrito, lo cerca! Ma cosa si cerca
nell’umano vivere?
Si cerca
una persona che c’interessa trovare, una casa bella da abitare, un volto che
sogneremmo di addolcire, un oggetto che brameremmo nostro. Si cerca ciò che fa
per noi! Pensa te: Dio ha necessità dell’uomo tanto da cercarlo! E l’uomo lo
ricambia… fuggendo: dal giardino dell’Eden, dal Monte Sinai, dai suoi templi,
dalle sue responsabilità, dalla sua vita. Da tutto: sembra impaurita questa
creatura tanto misteriosa quanto pregiata! Si nasconde nelle borse di un
politico, nel letto di un regista, nel fascino di una telecamera, nel sogno di
giorni migliori, nella velocità del vivere. Si nasconde trasformandosi in
formica che trascina nella tana quanta più roba è capace. E la vigilia della
festa si farà murare vivo nel formicaio stuccando ogni fessura perché la
felicità non scappi!
Scappa: ma
la sua confusione scappa con lui. E allora trema. Poi impreca, s’arrabbia,
maledice, dice e si contraddice, urla, sbraita, ruggisce, s’arrossa. Calcia,
pugna, s’innervosisce.
Scappa, ma
non scappa: vorrebbe scappare! E Dio – stregato dalla confusa bellezza del suo
tesoro – s’ammanta di pazienza e lo cerca… attendendolo. Ad un incrocio, al
chiaror di una giornata di festa o nelle tenebre di una notte faticosa: per
stringergli la mano, per calmarlo. Per sedurlo. O più semplicemente per contemplarlo!
Fissarlo
negli occhi per fargli assaporare la nostalgia di Lui. Del suo Dio: del Genio
che modificò granelli di polvere in regalità celesti! "Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci dà
forma, tutti noi siamo opera delle tue mani" (Is 64,7). Stralci di poesia sacra,
inarrivabile stupore, mistero lontanissimo e profondo. Una logica di follia:
l’ha messo al mondo perché voleva poi cercarlo. Lo cerca perché prima l’ha
messo al mondo!
Lo cerca,
ma non sempre lo trova. Perché l’Amore battaglia con la libertà: la libertà di ripudiare
l’Amore. L’uomo rifiuta, ma Dio non dispera: seduto, le pensa tutte pur di non
perderlo. Non s’arrenderà facilmente!
Anche a
costo di farsi Uomo per incontrare l’uomo!