Le mie ultime ore dell’anno. In compagnia di Antoine de Saint-Exupéry, «sopratutto un sognatore. Lo ricordo, col mento nella mano, che guardava fuori dalla finestra verso i ciliegi (…) Mi ricordo un ragazzo modesto, un originale, che non studiava troppo e che, di quando in quando, aveva esplosioni di gioia, di esuberanza» (S. Schiff). A tre suoi pensieri, tratti da Cittadella, affido il mio esame di coscienza per l’anno che volge al termine.
La memoria del passato, la visione del futuro. L’attesa del presente.
Perchè nulla del 2015 vada perduto.
«Ci sono uomini fiacchi, incapaci di superarsi. Di una felicità mediocre fanno la loro felicità, dopo aver soffocato la parte migliore di sé. Essi si fermano in una locanda per tutta la vita. Si coprono d’infami. Non m’importa di ciò che fanno costoro, non m’importa se vivono. Essi chiamano felicità il marcire sulle loro misere provviste. Rifiutano di avere dei nemici all’infuori di sé e dentro di sé» (Cittadella)
«Soltanto il nodo divino che lega le cose ti può alimentare. Tale nodo se ne infischia dei mari e dei muri. Ecco ti senti appagato nel tuo deserto sapendo che esiste in qualche luogo, in una direzione che ignori, presso genti straniere di cui non sai nulla, in un paese che non conosci, una certa attesa di una certa immagine d’un misero oggetto di legno verniciato, immagine che s’immerge negli occhi di un bambino come una pietra nelle acque stagnanti. E’ chiaro che l’alimento che ne ricevi giustifica il sacrificio della tua vita e che io solleverei degli eserciti, se volessi, per salvare in qualche parte del mondo un certo odore di cera» (Cittadella)
«Ti occorre un nemico per danzare, ma quale nemico ti onorerà della danza della sua spada se non esiste nessuno in te? Esiste solo la danza dell’uomo vero, di colui che è trasformato dal cantico, dal poema o dalla preghiera ed è costruito dall’interno. Non esiste la danza del sedentario (…) Perché la danza è una lotta contro l’angelo. La danza è guerra, seduzione, assassinio, pentimento. Quale danza potrai trarre dal tuo bestiame ben pasciuto?» (Cittadella)