La grande tentazione del Natale è considerarla una festa da bambini: invece, siamo noi a dover “tornare come bambini”!
A volte, per assurdo (o, meglio: per colpa nostra!), i bambini stessi hanno bisogno di tornare bambini, mentre troppo spesso assumono, al contrario, una mentalità adulta nel senso deleterio del termine, che li porta a noia ed insoddisfazione perenni, nel continuo inseguimento di avere “cose” che li facciano assomigliare agli altri, incapaci ormai di assaporare il brivido del tentativo di cercare di assomigliare alla parte migliore di se stessi!
Il bambino possiede invece, in maniera pressoché naturale, lo stupore, che è dato innanzitutto dal suo essere costantemente “in esplorazione”, per andare alla scoperta del mondo che lo circonda e che per lui è, inizialmente, del tutto nuovo.
«Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi» (Marcel Proust, 1871-1922): è questo il vero segreto per poter scoprire i doni che ci circondano e di cui, molto spesso, neppure ci accorgiamo.
Legato alla meraviglia, c’è quindi la capacità di gioire. La gioia è legata alle conquiste, piccole e grandi, di ogni giorno e, quindi, alle varie esperienze che consentono al fanciullo di apprendere nuovi insegnandoti su “come va il mondo”.
Strettamente connesso è, del resto, l’entusiasmo autentico di chi s’accende con facilità di fronte alla novità e non fatica a fidarsi delle persone. Questa caratteristica è, per altro, molto legata alla concezione del tempo dei bambini: immersi nel tempo presente, vivono intensamente il momento attuale, come se fosse l’unico a loro disposizione, mentre è per loro difficile programmare.
L’entusiasmo di una gioia meravigliata, tipica del bambino, nasce quindi come reazione ad un evento inatteso. Ecco perché “viziare” i bambini toglie loro l’infanzia, spegnendo la bellezza di un desiderio ardente e la fatica richiesta dalla pazienza dell’attesa, che si scioglie però in gioia liberatoria quando il desiderio acquista la forma della realtà concreta. E può trattarsi di un oggetto, ma anche di un incontro o di un’esperienza, perché, spesso, ciò che più sazia la fame d’affetto del bambino, più di tanti acquisti, è assecondare la sua richiesta, talvolta esplicita ma altre volte ormai silenziosamente rassegnata a causa dei troppi “no” o “aspetta” ingiustamente ricevuti a riguardo, è proprio la possibilità di passare del tempo con noi e ricevere la nostra attenzione.
Ecco perché tendiamo ad assegnare la festa del Natale ai bambini, col rischio però di relegarla solo a loro, evitandoci la fatica di viverla con loro: la nascita di un Messia che sconvolge le aspettative è un evento inatteso, per il quale 2016 anni non dovrebbe mai essere l’alibi per portarci all’assuefazione, tanto si tratta di un mistero “sempre nuovo”, rispetto ai pensieri che nascono naturalmente nel cuore umano. Noi siamo naturalmente portati a pensare a Dio come all’annullamento delle nostre mancanze: per questo, un Dio bambino che – al contrario – annulla le sue prerogative e i suoi privilegi e si fa così piccolo ed indifeso da chiedere di essere protetto e custodito dall’amore di un papà e di una mamma, come qualsiasi altro pargolo di questa sarà sempre in controtendenza rispetto a ciò che ci aspettiamo e, conseguentemente, si rivelerà un evento inatteso, per il quale sgranare gli occhi, perché supera la nostra umana comprensione.
Nel bambino, sono contenuti, per analogia, i semplici, i poveri, i miti, ma anche la speranza. I bambini infatti, possiedono, sin da subito, doni e ricchezze da scoprire. Perché siano valorizzate. Sono l’umanità in divenire, che va custodita.
Un bambino è, sin dalla nascita, dono e mistero: ci è affidato, perché, diventando grande, potenzi le proprie capacità e le faccia fruttare, anche a servizio degli altri. Dio ha scelto di farsi dono per noi proprio in questo modo: come un essere umano fragile, ma capace di condividere i propri doni, nella semplicità.
A fronte di ciò, in conclusione, anche il vituperato scambio di doni è illuminato da una luce diversa. Richiede, piuttosto, di riscoprirne il senso: prima di uno scambio di pacchetti, ci è richiesta la fatica di vedere negli altri un dono per noi, attraverso i diversi carismi e talenti che essi posseggono.