Mio nipote di tre anni ha sviluppato una parlantina che, dopo averci passato una giornata assieme, vorresti digiunare da ogni sorta di parola. Un fiume in piena, divertente, esilarante e decisamente creativo. Nel suo estro narrativo, ha coniato un vocabolo che ormai è diventato di dominio pubblico in famiglia: rimastare. Un bel mix tra stare e rimanere.
Da 27 anni, ogni estate, ho avuto l’immensa fortuna di vivere campiscuola, campiscout, centri estivi. Settimane e settimane di esperienze educative con bambini, ragazzi, giovani, animatori, educatori, servizio e lavoro. Praticamente da sempre, non conosco “vuoto” nei mesi estivi, anzi: sono sempre stati il tempo per fare uscire altri lati di me, più leggeri, creativi, animativi ma anche riflessivi. Una gioia grande per me!
Giugno, luglio, agosto: tre mesi per lasciare spazio a un tempo scandito in modo diverso, grandi occasioni per crescere e per fare esperienze che segnano nel profondo. Le notti in tenda, le chiacchierate davanti al fuoco sotto un cielo stellato, i cammini, la chitarra, i canti, le catechesi e i balli di gruppo, laboratori manuali e cucine costruite con ciò che la natura offre. L’estate è anche questo: tempo per vivere esperienze che sotterrano semi, spazio del cuore per fare un passo oltre e per vivere le relazioni in modo più dilatato. È quel tempo che va colto, che può essere riempito con ciò che riteniamo prezioso, che possiamo decidere se subire o se vivere in modo bello e vitale.
Quest’estate, per la prima volta dopo tutti questi anni, invece, sono chiamata a “rimastare”. Rimanere fedele al mio presente e a ciò che la realtà mi sta chiedendo. Dovrò lasciare andare momentaneamente tutto quello che è sempre stato per fare qualcosa di nuovo: rimastare, appunto.
Ferma, non impantanata, ma semplicemente seduta a fare altro, in modo silenzioso e costante, con il cuore pronto, però, ad accogliere ciò che arriverà. Per chi come me ha sempre vissuto estati piene, intense, ricche, non è così immediato il passaggio di re-stare. Però, è una sfida tanto bella. Fare ciò che è necessario, ora, grati per tutto ciò che è stato, e con lo sguardo sul futuro. Il rischio potrebbe essere quello di sentirsi sopraffatti dal vuoto, dal calendario senza impegni già prestabiliti. E se invece fosse l’occasione per vedere cosa succede ad avere l’agenda libera, non vuota? A scoprire cosa accade a lasciarsi stupire dalla vita?
Ogni fase dell’esistenza porta con sé la sua sfida. Il Qoelet dice che “c’è un tempo per ogni cosa”. E tu come vivrai il tempo di questa estate 2020?
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