Lo
bramavano così a lungo che l’Omero poeta lo tradusse in versi da celare nello
scorrere dei millenni. Era sogno che abitava l’antichità poter un giorno
abbracciare gli dei scesi in terra a trovare l’uomo viandante di confine in
confine. Poi un Dio si fece uomo, e il sogno divenne realtà. Oltre che carne.
Ma non bastò. L’uomo, affetto della sindrome polverosa di Babele, s’interrogò
sulla modalità d’afferrare l’orizzonte. Si sentì potentissimo: costruì e demolì
imperi, muri e ideologie. Camminò: direzione cielo! Passeggiando nello spazio,
poggiando piedi sulla Luna, piantando bandiere sulla cima dell’Everest. Corse:
abbassò limiti cronometrici, s’ingegnò maratone d’allenamento, volle diventare
il Filippide dell’abisso tra il mondo e Dio. Si scoprì poeta, cantautore e inventore:
brevetti formidabili, spartiti melodiosi, trame di canti vestiti di
meraviglioso intuito. Disegnò confini, allargò gli spazi, studiò costellazioni
e atomi, analizzò pollini di fiori e fronde di querce imponenti. Dominatore
assoluto dell’Universo. Di se stesso. Del pensiero! Tutto il mondo sotto di
Lui. Camminò finchè riuscì. Poi s’arrampicò, s’aggrappò, saltò, tentò l’impossibile
ma di sembianze angeliche nessuna traccia tra le sue rughe. Allora ne invertì
il senso: camminò, scese, s’inabissò, fece leva sul suo lato umano. Scavò e
distrusse. Uccise! Ma non si scorse frammento di animalesco viso dietro le
ciglia. Né angelo, né animale: rimase uomo. Tra la stalla e il cielo! E non
potendo cambiare natura, s’accontentò di cambiar sesso: ma la vetta non per
questo conquistò.
"Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a
noi"
(Gv 1,14). Ci pensò Dio a
correggergli la direzione. Mandò il Figlio suo, Parola per ringiovanire le
parole. 60 km
di lunghezza e 30 di larghezza: spazio necessario per viaggiare da Betlemme al
Golgota sconfinando in Samaria. Poca geografia per stravolgente novità: si può
divenire Dio e nello stesso tempo restare uomo! Lo stampò all’uomo nei muscoli
del cuore: in passato lo incise su pietra. Repetita
iuvant
– ripeteva il padre falegname tra un legno da piallare e una panca
da verniciare. Era Dio: s’innamorò dell’uomo al punto da svuotare se stesso per
rivestirsi di umani servizi. Scese e incontrò l’uomo. Il viaggio non finisce: è
sceso per tornare lassù con l’uomo. Allora sarà vittoria assoluta.
Buon Natale, città di Padova!

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