Questione di filigrana

Siamo portati a pensare la fede come “cosa da poco”, quindi insufficiente. Ma solo se è la filigrana della nostra vita, riesce ad essere rilevante e non sempre “accessorio”.

Ascolto

Voi non ascoltate” si rammarica Cristo, nel quinto capitolo del Vangelo di Giovanni. Del resto, anche loro appartengono a quel “popolo di dura cervice”[1] della cui ostinazione Mosè ebbe modo di lamentarsi, nel lungo viaggio attraverso il deserto, verso la Terra Promessa, tra delusioni e nostalgie, tradimenti e ripensamenti che ne hanno caratterizzato il lungo e periglioso tragitto, verso la terra indicata dal Signore, eppure faticosamente conquistata.

Mai rimprovero fu più azzeccato. E, forse, lo sarà sempre. Perché ascoltare – davvero – è difficilissimo. Perché siamo portati ad ascoltare per rispondere “a tono”. Ci è estremamente difficile vivere l’ascolto nella gratuità. Ascoltare perché sentire cosa l’altro ha da dire è un dono. Ascoltare tutto: parole e silenzi, sottintesi e mute richieste d’aiuto.

Testimonianza

La testimonianza richiama alla nostra mente il linguaggio giuridico. La testimonianza avviene all’interno di un processo: i testimoni devono essere credibili ed affidabili, affinché la loro deposizione possa essere valida (ed utile all’effettiva ricostruzione dei fatti).

Una testimonianza bipartita. Il Padre, il primo ad essere citato. Ma anche le Scritture, dimostrazione di come, già prima dei Padri, probabilmente già in concomitanza con la predicazione di Cristo, o, più probabilmente, dopo la morte di questi, si sia percepita con chiarezza la continuità tra la prima e la seconda alleanza, senza contrapposizione, ma – piuttosto – con una certa progressione.

Fede

Gesù non chiede nulla di particolare, se non la fede. Questa è l’unica richiesta, più volte ribadita. Credere. Ma come? Qualcuno dirà. E la lettera di Giacomo[2]? Fede, senza opere? Non è meglio – piuttosto – opere senza fede?

Probabilmente, la sensibilità di oggi direbbe di sì. Ci è difficile comprendere l’utilità della contemplazione, della preghiera, finché non ne vediamo i frutti. Ci viene in soccorso proprio una grande santa della carità, di cui abbiamo di recente celebrato la memoria, come S. Teresa di Calcutta. Si dice, infatti, secondo i ricordi del cardinal Comastri, di come la suora lo abbia invitato a pregare e, allo stupore del prelato, che si sarebbe atteso una monizione sulla carità, questa abbia rincarato: «Senza Dio, siamo troppo poveri per aiutare i poveri!».

Filigrana

La fede è come una trama nascosta ma incisiva, che permea ogni nostra azione, anche quando non la sovrasta in modo esplicito. Come l’acqua, che, una volta penetrata nel terreno, può percorrere grandi distanze sottoterra, come i fiumi carsici, salvo poi riemergere, riempiendo di sé ogni granello di terra disponibile, come ben sa chiunque abbia dovuto fronteggiare la sua forza pervasiva, anche solo per una piccola perdita d’acqua domestica.

Così è la fede, nella vita, Non serve sia tanta, basta ci sia. Una volta che abbia trovato un pertugio, troverà una strada ed invaderà tutto lo spazio disponibile. Perché solo attingendo alla sorgente dell’amore, potremo portare il Suo amore, nel nostro quotidiano agire.


[1] Gen 32, 9

[2] Part. Gc 2, 17-18: « Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa. Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede.»


Rif. Vangelo festivo ambrosiano, nella II domenica dopo la Decollazione di Giovanni Battista
VANGELO: Gv 5, 37-47

Fonte immagine: Pexels

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