Avete mai ascoltato il respiro dei vostri figli mentre dormono? Avete ascoltato quella melodia lieve, dolce, che è il mantice dei loro polmoni? Vi siete mai fermati a contemplare il volto beato di queste creature, figlie di Dio, prima che nostre?

Avete ascoltato, davvero sentito, quella brezza leggera, in cui è la loro vita? Vi siete mai alzati, dal torpore dei vostri letti, per andare ad appoggiare l’orecchio sul petto dei vostri figli appena nati, trattenendo il vostro di respiro, per sentire, per sicurezza o per timore, se quell’alito di vita fosse ancora lì? Avete dedicato interi minuti, interminabili, ad ascoltarli? L’avete mai preso davvero sul serio, quel filo d’aria?

Quell’andare e venire dell’aria in loro è il miracolo quotidiano di Dio per noi. Quel respiro, che noi non possiamo controllare, è il dono che Lui ci fa ogni giorno.

C’è qualcosa pregno di mistero nel guardare il volto di una bambina che dorme e ascoltarne il respiro, quel moto ondoso d’aria, che può anche cullarci, rapirci.

È un alito di vita che non dipende da noi, noi genitori, che pure li abbiamo messi al mondo, questi nostri bambini, che pure li abbiamo dati alla vita, che pure abbiamo aperto la porta alla Vita perché s’incarnasse in queste nuove creature.

Eppure questa vita che è in loro, che il loro respiro sempre ci rammenta, non dipende da noi. Noi possiamo solo assistere a questo filo invisibile, ma essenziale, debole, che li tiene qui.

Quello che osserviamo, che ascoltiamo, che quasi ci rapisce, seduti sul bordo dei loro letti, è il mistero della vita stessa. È proprio quello che facciamo fatica a spiegarci, mentre contempliamo quei volti che emanano l’impercettibile luce divina, è proprio il mistero della vita, appeso ad un filo d’aria, che va e viene da quelle piccole labbra.

Veniamo al mondo con un grido, grido di conquista d’aria che non abbiamo mai assaggiato. Con quel pianto vogliamo riprenderci, ci tocca, da soli, senza la madre, senza l’ombelico, la vita. Siamo affamati d’aria perché siamo assetati della vita e ce la dobbiamo riprendere subito. Un istante di troppo ci sarebbe fatale.

Dal respiro della madre al nostro respiro, per non morire, ma vivere. Prima dipendevamo dall’alito di vita di nostra madre, che è poi l’alito di vita di Dio in lei, quindi in noi. Poi ci hanno staccato da quel grembo e con un urlo, un grido di vita e un pianto forti, rossi in volto, abbiamo ripreso quell’alito di vita con le nostre piccole forze. Così ora non dipendiamo più dalla madre, ma dal Padre-Madre che è Dio.

Quel respiro, questo respiro, della nostra origine, del nostro inizio (in principio lo spirito di Dio aleggiava sulle acque), ancora oggi ci accompagna, mai ci abbandona.

È involontario, ci insegnano fin da piccoli, non dipende da noi. Possiamo solo sfidarlo, reprimerlo, schiacciare in apnea i nostri polmoni, ma sin da subito sentiamo quel grido, quel fuoco dell’origine, che urla in noi e dice solo una cosa: aria! Vita!

Così riemergiamo e torniamo a quel ritmo, docile, di brezza, del nostro respiro… fino alla fine, quando qualcuno dirà ha esalato l’ultimo respiro, ma forse sarebbe meglio dire, come c’insegna la Buona notizia, il Vangelo, ha consegnato lo Spirito.

Perciò, quando contempliamo i volti beati dei nostri figli, mentre sono assorti nei loro giochi, nelle loro cose o, ancora meglio, quando dormono su sogni dorati, nella notte che porta il buio e la pace nelle nostre case, quando lì, al loro fianco, noi ancora vigili, in tutto quel silenzio, sentiamo solo il loro respiro libero, in un frammento di tempo, cogliamo, ma non comprendiamo perfettamente, il mistero della vita. 

Quel filo d’aria dice tutta la loro fragilità, la debolezza delle nostre vite. “Siamo qui per un soffio”, mi diceva un amico anni fa. Ma proprio quel respiro precario, debole, a noi impossibile da controllare, ci dice tutta la dipendenza dei nostri figli dal Padre, più che da noi. È solo di fronte a quella brezza di labbra che capiamo che non abbiamo i nostri figli in pugno, ma che sono liberi come l’aria e che quel vento che è in loro non dipende da noi. È lì, di fronte a quel respiro, che intravediamo la relazione intima con Dio, racchiusa nel segreto dei loro cuori. Lo sappiamo perché la viviamo anche noi. Abbiamo lo stesso alito di vita dei nostri figli.

Allora sorge la preghiera, rivolta a chi è più Padre di noi, infinito Padre, a chi è più Madre di noi, infinita Madre, che quel respiro lo prendano loro in carico, loro lo difendano, loro costruiscano solide mura intorno, perché noi possiamo solo contemplare quella fragilità e innamorarci ad ogni battito, ma tutto il resto non possiamo che affidarlo a Lui, a preghiere silenziose, nelle nostre notti di contemplazione.

Fonte immagine: generata dall’autore, tramite IA

Alberto Trevellin (Padova 1988), laureato in scienze religiose prima a Padova, poi a Venezia, è insegnante di religione. Sostiene che i bambini salveranno il mondo e che senza di essi non potrebbe vivere. La mattina, quando si sveglia, guarda verso il monte Grappa, per il quale ha un amore smisurato. Ama camminare tra le alte cime delle Dolomiti, correre in mezzo ai boschi, andare per sentieri sconosciuti. È sposato con una donna che crede affidatagli da Dio e ha due bambine bellissime quanto vispe.

Una risposta

  1. Grazie Don Marco queste ESPRESSIONI PREZIOSE CI LASCIANO MOLTO RIFLETTERE SUL MISTERO PIU BELLO CHE C’È (LA VITA) DONO DI DIO TRAMITE L’AMORE FRA DUE GENITORI CHE CI ACCOLGONO E CI CRESONO CON L’AMORE PER CUI CJ HANNO DATO LA VITA 🤗🙏❤️👦💕❣️LA VITA È SACRA E SEMPRE UN DONO🤗🫶🙌👳‍♀️🧕 Grazie Signore per Questo DONO CHE CI HAI CONCESSO 💕🙏❤️

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