Con questa domenica, anche gli ambrosiani si sono allineati al resto del mondo, entrando così nel tempo forte per eccellenza, la Quaresima. Che dovrebbe essere un richiamo all’essenzialità e alla sobrietà della nostra fede, ma che, specie negli ultimi tempi, rischia di generare una certa confusione, nei cuori e nelle menti di credenti liberi ed emancipati che, vivendo nel mondo, inevitabilmente si trovano a fare i conti col dilemma quotidiano che è (dovrebbe essere) il leitmotiv vitale di ogni credente: come far sì che la fede non sia un avvenimento isolato ma si compia, incarnandosi nella concretezza, con semplicità, durante tutta la vita?
Da un lato, il rischio è di “estremizzare” pratiche ascetiche che, pur essendo buone, rischiano di raggiungere ben altro risultato.
Di esempi ce ne sarebbero mille, ma basti riflettere al fatto che, se per amare Dio, non mi amo abbastanza da poter essere in grado di amare il prossimo, soprattutto quello che mi è stato messo accanto (in primis, moglie, marito e famiglia), forse il digiuno che ho scelto mi sta portando, paradossalmente, sulla cattiva strada, cioè quella che, in realtà, mi allontana da Dio, perché come giustamente domanda, a sé e a noi, san Giovanni nella sua prima lettera: «Come puoi dire di amare Dio che non vedi,s e nona mi il prossimo che vedi?». La prima raccomandazione è dunque quella di non farsi prendere da “follie mistiche”, soprattutto senza prima aver fatto i conti con la nostra debolezza, fisica innanzitutto. Meritorio, ad esempio, proporsi di accostarsi quotidianamente alla Santa Messa, ma se, per farlo, dopo otto ore di lavoro, dimentico il figlio a scuola, non porto una figlia a danza, litigo col marito e prendo a parole il vicino di casa, perché la stanchezza ha avuto il sopravvento, causando nervosismo eccessivo e incontrollato, forse è opportuno rifare i conti, calcolando, stavolta, anche la presenza dell’oste.
Dall’altro lato, è anche bene prestare attenzione a questo tempo “speciale” e non lasciarlo scivolare nel grigiore quotidiano, sprecandolo banalmente. Se la liturgia ci propone un tempo forte, come è la Quaresima, è perché vuole innanzitutto dirci qualcosa. A partire dall’osservazione che il tempo è la risorsa più preziosa di cui siamo provvisti, pur non essendone padroni, e che troppo spesso lasciamo scivolare via, come sabbia tra le dita, incapaci di dargli un vero senso, ma all’inseguimento di attimi di divertimento, a cui aneliamo e che non ci soddisfa mai abbastanza, nonostante le mille e mille cose che ci circondano ma che non ci consentono di arricchirci davvero.
Ci viene incontro, nel tentativo di trovare un equilibrio, un passo dell’antico Testamento, (sì, proprio quella parte della Bibbia che troppo spesso snobbiamo, noi cristiani, considerandola roba “troppo antica”): «Misericordia voglio, non sacrificio». Pur correndo il rischio di decontestualizzare questa frase, mi pare chiaro che si tratti di un invito a non cercare la mortificazione come fine, quasi come se si trattasse di pratiche masochistiche di cui compiacersi, ma di vivere ogni sacrificio con amore, in vista del vero fine, cioè far assomigliare di più la nostra vita al progetto di Dio. Credo che, in questo, i primi esempio siano le mamme. Tutte le mamme fanno dei sacrifici per il figlio in arrivo, a partire dalla semplice cura per l’alimentazione, nel momento in cui comprendono di essere in dolce attesa. Sono scelte pratiche che mostrano la delicatezza, la tenerezza e le prime attenzioni nei confronti di una nuova vita: nessuna madre farebbe, deliberatamente, qualunque cosa che sa per certo possa essere dannosa per il bambino. Tante arrivano per la prima volta a smettere di fumare, dopo vari tentativi falliti. Ma nessuna parlerebbe di tutto questo con autocommiserazione, perché chiunque ha attraversato questi momenti sa che si tratta di gesti d’amore che, sostanzialmente, sono abbastanza spontanei, e danno un ritorno di gioia innanzitutto per chi lo compie.
Occorre, inoltre, un pizzico di sano realismo. Sappiamo tutti la fine che fanno i buoni propositi per l’anno nuovo. Generalmente, piuttosto brutta.
Perché? Quando sono troppi, diventano eccessivamente impegnativi, anche se di lieve entità. La guerra su più fronti è sempre oltremodo stancante e strategicamente inefficace per raggiungere l’agognato risultato. Ecco perché ogni buon confessore suggerisce caldamente di non disperdere energie spirituali nella ricerca di raggiungere obiettivi troppo ambiziosi, specie se in più aspetti della propria vita. Molto meglio, con umiltà, trovare l’aspetto più brutto di sé, il difetto più tenace, che spesso rappresenta la radice di tutti gli altri e “concentrarsi” su di lui, per 40 giorni. Magari non lo sconfiggeremo. Ma probabilmente, con la Grazia di Dio, riusciremo a de-potenziarlo. Aprendoci alla possibilità inebriante di poter festeggiare la Pasqua come una vera festa di Libertà, per veri uomini liberati.
Prima riflessione che si impone, in questo periodo, è proprio sul valore del tempo. La Quaresima è un tempo di 40 giorni, che ci prepara alla Pasqua. È un tempo di preparazione e di attesa a qualcos’altro. Certo. Ma è innanzitutto un tempo, di per sé, che merita e richiede di trovare valorizzazione, invece che banalizzazione. E per fare ciò, la prima mossa è senz’altro accorgersi dell’opportunità racchiusa in essa, in quanto tempo disponibile.
Poco? Tanto? Innanzitutto, è. È a nostra disposizione e ci interroga proprio perché c’è.
Perché in questo periodo, solo ora, siamo chiamati alla penitenza ed alla conversione? O sempre?
Sì, diciamolo, siamo chiamati sempre alla conversione, perché la prima e principale tentazione, forse soprattutto di questa generazione (che ha facile accesso a tante informazioni, tra cui anche la Scrittura e i documenti della Chiesa), è quella di “piegare” la Parola di Dio alla nostra volontà (al contrario di quanto diciamo nel Padre Nostro, di plasmarla ai nostri desideri, di abbassare le aspettative di Dio sull’uomo, per trovare qualcosa di più facile e a portata di mano, che possa costarci meno fatica, che non ci chieda di metterci in discussione nel profondo, nel quotidiano. Ci accaniamo ad “interpretare” a nostro piacimento una Parola che, come pietra, da millenni continua a fare il suo lavoro di scandalo, cioè inciampo, a chiunque sia convinto di camminare rettamente sulla Via del Bene. È proprio in particolare a costoro, quindi forse a tutti noi, o comunque ad un gran numero di noi, che si rivolge la Quaresima: minando le nostre certezze di santità, i nostri propositi di cammino integerrimo, ci sbatte in faccia la dura realtà: “pubblicani e prostitute vi passeranno avanti, nel Regno dei Cieli”, suggello che ci ricorda e ci ammonisce che non basta essere giusti. Senza la misericordia, diretta familiarità con Dio, non siamo in grado di vivere da fratelli tra di noi.
Se vogliamo , possiamo aggiungerci un secondo passo, piccolo ma significativo. Prima di pensare a rinunciare al parrucchiere o a un dolce (cose a cui molti, nel silenzio e senza sbandieramenti, stanno già provvedendo – forzosamente – a fare, magari a causa della crisi economica), pensiamo a dare valore e riconoscimento al tempo buono che ci è largito: ringraziamo di più e borbottiamo di meno, sorridiamo di più e cerchiamo di comprendere che, se il barista ci mette 30 secondi in più a servirci non ci rovina la giornata (siamo noi che ce la roviniamo se, lasciandoci prendere da ira immotivata, riteniamo che tale mancanza comporti conseguenze drammatiche!), oppure se il pranzo amorevolmente preparato dal marito per moglie e prole non rispetta impeccabilmente i dettami della ‘dieta sana ed equilibrata’.
Io non sono certamente fanatica dell’ordine. Ma quando il disordine supera la soglia dell’accettabilità, lavorare sulla scrivania quasi sparita, diventa una sfida al buonsenso. È in quel momento che la vita stessa ti chiede di far ordine e definire delle priorità. Non si tratta di cambiare scrivania, ma solo di fare ordine per renderla maggiormente fruibile ed efficiente.
Ogni tanto, arriva il momento di fare quest’operazione nella nostra vita: è questa la proposta che ci offre la Quaresima, quale tempo propizio per provare a sperimentare maggiore unità di mente, cuore, spirito e corpo nel nostro quotidiano.
Fonti:
Quaresima, consigli da non seguire
Musulmani, digiuno in quaresima per solidarietà ai cristiani
Oltre la frontiera del cibo
25 cose da offrire in Quaresima
Quaresima spiegata a Pinocchio
Bel tempo si spera, puntata del 24 febbraio 2015
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