Spesso si parla di chi usa una divisa per mascherare l’insicurezza, di chi abusa di ciò che è luogo comune pensare fonte di autorità (ma non necessariamente di autorevolezza). Alle volte, invece, ti trovi a fare i conti con l’inenarrabile, l’indescrivibile, l’inaspettatamente angosciante corso dell’esistenza che ti mostra immagini insensate e paradossali. Leggi il titolo di una notizia, che recita: “Carabinieri massacrati di botte dopo un rave party in Toscana”.
Ora, a parte l’ambiguità del titolo (secondo il quale sembrerebbe che siano stati i carabinieri a partecipare ad un rave party e che siano stati massacrati di botte per tale motivo), credo che tutti abbiate in mente a cosa mi stia riferendo. Si tratta della brutale aggressione subita da due carabinieri, durante un normale controllo sulle strade toscane. Uno rischia la vita, l’altro sembra ormai certo abbia perso un occhio. Esperienza traumatica in ogni caso, probabilmente invalidante. Sicuramente lacerante, per i militari e per i loro familiari.
Pensiamo a chi, in Irak o in altre terre lontane rischia la vita. Eppure, senza andare lontano, la vita è possibile rischiarla sulle tranquille strade della ridente Toscana, vicino alla suggestiva Pitigliano (GR). Nulla può far presagire il peggio, nulla può far pensare a qualcosa di storto, in quello che sembrava un normale “controllo di routine”. Ma anche la routine non è esente da rischi.
Quell’alcol, a cui il conducente era positivo, presente probabilmente in grandi quantità nei loro corpi (si è ventilata appunto l’ipotesi che stessero tornando da un rave party nelle vicinanze) ha fatto il resto. La violenza, cieca e assoluta, è scoppiata all’improvviso, e i ragazzi si sono avventati con foga sui carabinieri, intenti a compilare il verbale. Per poi fuggire. Gesto vile, meschino, per cui è difficile trovare scusanti o giustificazioni, anche appellandosi all’assunzione d’alcol.
Saranno acciuffati da colleghi dei militari, ignari di quanto era appena accaduto, che si sono messi all’inseguimento della loro auto solo perché non si erano fermati all’alt intimato. E dovranno essere costretti alla resa solo dopo un inseguimento rocambolesco.
Un maggiorenne alla guida, tre minorenni in auto. Forse è questo il dato che più colpisce. Nessun rispetto per le forze dell’ordine, nessun rispetto neppure per l’età. Nessun rispetto.
E intanto, su facebook proliferano all’impazzata i gruppi anti militari e i siti ostili alle forze dell’ordine. Niente di male, ognuno deve essere libero di pensarla come vuole, no? Però poi non stupiamoci se i morti si moltiplicano, non stupiamoci se le forze dell’ordine non sono in grado di difenderci, non stupiamoci se situazioni di ordinaria amministrazione si trasformano in feroce guerriglia urbana.
La divisa è denigrata, la vita vituperata. E migliaia di ragazzi rischiano la vita, nel tentativo di salvarla ad altri.
Le parole diventano pietre, macigni, che non sono facili da rotolare via.
E nell’eterna rivalsa tra ingratitudine e ingiuria, tra noncuranza colpevole e ignorante, a perdere siamo un po’ tutti…