Col ritorno all’ora solare, di colpo, i pomeriggi sono diventati improvvise serate. Specie in pianura padana, dove si associa spesso l’ospite misterioso dei nostri inverni, la caligine, la sensazione di buio si fa pungente e persino le località a noi notissime diventano, d’improvviso, confuse e difficili da decifrare: possiamo solo guardare avanti a noi, incapaci di vedere la conclusione del cammino. A volte, anche nella vita, accade qualcosa di simile.
Quello che, nella narratologia, è chiamato turning point (“Punto di svolta”). Può rappresentare un miglioramento, oppure un peggioramento, ma si tratta, in ogni caso, di un cambiamento significativo, dal quale non è più possibile tornare indietro. Nei videogiochi, spesso, coincide con un passaggio di livello. In un certo senso, anche nella vita può accadere. È il momento in cui ti accorgi che, pur essendo figlio, abiti quel nome in modo diverso. Quando ti accorgi che non sei più destinatario di cura, ma sei chiamato tu a custodire chi ti ha messo al mondo. Inizialmente, oltre che frustrante, può essere straniante. Come ogni cambiamento radicale. Mentre, fino a quel momento, sapevi di poter contare su un pasto caldo e un’accoglienza calorosa, anche se ormai il rapporto era pienamente adulto, ora non più. La malattia, la demenza senile, la fragilità dei genitori, impongono una vigilanza costante, una maggiore attenzione, la necessità di non lasciarli soli.
L’inizio è sempre complesso, perché si tratta di trovare nuovi equilibri e nuovi ritmi, che possano consentire a tutti una nuova armonia. Eppure, nonostante tante situazioni si rivelino delicate e necessitino carità e pazienza di proporzioni ciclopiche, si rivela infine vero che a nessuno è chiesto più di quanto riesca ad offrire. Così, come nelle giornate più fosche, anche la nebbia si dirada. Magari non splende il sole; tuttavia, ti rendi conto che, pur non essendo chiaro, pur nell’oscurità, la luce è sufficiente per andare avanti, passo passo. La difficoltà più grande è allora quella di accettare di non vedere la conclusione del cammino, ma procedere, piano piano, un passo alla volta, ma ostinatamente avanti, in accordo con la quantità di luce presente sul percorso.
Fonte immagine: Pexels.com
6 risposte
Cara Maddalena,
hai un dono bellissimo: saper esprimere in modo chiaro e diretto, lo stato d’animo che attraversiamo nel nostro cammino spirituale. L’ora legale ci riporta lì proprio per la sua assenza di luce. È una metafora bella e comprensibile a chi l’ha vissuta e la fa sua, senza evitarla, immergendosi con corpo, anima e spirito. Buon cammino a tutti!
Ha proprio ragione, signora: Maddalena ha questo dono. E da anni lo condivide assieme a noi!
dm
Confortante
Custodiamo nel cuore la fiducia, (per il credente, la fede… Dio mi ama😉♥️) e procediamo verso “il fine ultimo”, la nostra salvezza♥️🤗
Nell’augurare alla eccellente scrittrice Maddalena , che pur non conoscendo fisicamente sento amica , a don Marco ed agli amici del gruppo un sereno inizio di settimana, condivido una esperienza su quanto letto. Essere figlia in maniera diversa da come si vive dalla nascita fino ad un certo punto della propria vita è un cambiamento radicale e personalissimo , durante il quale si operano scelte libere o subite , in positivo o negativo per sé stessi e per i soggetti interessati, i genitori. I miei vivono ormai una dimensione eterna , felice ma , a distanza di anni , nei momenti di introspezione profonda mi chiedo se quanto tempo, amore , dedizione, serenità, pazienza dedicato loro siano stati sufficienti ad essere una fiammella nei loro giorni bui di sofferenza. Maddalena dice una una verità profondamente vera : in tali frangenti la propria vita cambia , sei figlio ma divieni genitore responsabile o meno di coloro che realmente lo sono biologicamente e viceversa , poiché coloro che ti hanno nutrito, amato, incoraggiato , sostenuto ma anche incompreso , tiranneggiato maltrattato od umiliato é lì dinanzi a te , piccino nella sua fragilità. Ed ecco che la vita scombina il tuo equilibrio pur lasciandoti la libertà di azione : solo operando un discernimento , attingendo all’amore che dirada il buio esistenziale avendo fede nell’azione dello Spirito si comincia un percorso fatto di piccoli passi che conduce ad una meta che rimane sconosciuta fino alla fine.
C’è una santità del quotidiano che rimane – giustamente: perché, in quello, risiede la sua bellezza! – nascosta. Tuttavia, lasciarla, di tanto in tanto, affiorare, può essere consolazione e sprone per chi vive – o vivrà: prima o poi, tocca a tutti, è solo questione di tempo –. Grazie per la condivisione e l’incoraggiante stima!