Nell’istante dell’ascensione in cielo, agli amici Cristo tolse le rotelle dal triciclo: “È ora d’imparare ad andare per strada da soli. Se non parto, non crescerete mai!” Non mancarono mugugni, lamentele e smorfie dettati più dalla paura di non farcela, senza più l’Amico-stampella, che dalla poca voglia di partire. «Quel che ho scritto, ho scritto» (Gv 19,22) disse Pilato a chi gli chiedeva di cambiare la scritta affissa sulla Croce. Cristo, invece, a Pentecoste: “Ciò che ho deciso, ho deciso”. D’ora innanzi, il non detto, è di tirarsi su le maniche, darsi da fare, agguantare più anime possibili per la salvezza. Tolse loro le rotelle andando verso il Padre. Loro, gli amici che avevano appena ritrovato il brio dopo il tonfo della morte, stavano tutti presi, «fissando il cielo» (At 1,10). Imbambolati, leggermente imbarazzati, intimoriti: “E adesso che facciamo? Riusciremo mai a pedalare per strada senza le rotelle?” Pronti, partenza, indietro: fu la prima disobbedienza della Chiesa nascente al suo Signore. Ne seguiranno altre, troppe, contemporanee: forse tutte le vite iniziano con una falsa partenza, con una prudenza di troppo. Aggiustarle è il compito che spetterà a Dio, ai suoi ministri per Sua gentile concessione. Anche questo aveva calcolato: «Quando verrà lui, lo Spirito della verità – è Cristo a parlare -, vi guiderà a tutta la verità». “Guidare” è verbo di scuola guida: a destra, a sinistra, sempre diritto.
Quando Cristo partì, gli amici ritornarono indietro, dentro il cenacolo: la paura di non farcela, la paura degli avversari, di essere in minoranza, la fece da padrone. “Partire è un po’ come morire” si confidarono tra loro mentre, mogi-mogi, rincasavano al punto di partenza. Non capirono subito che, certe volte, partire è rinascere, non è sempre un po’ morire. L’Amico, appena raggiunto il Padre, gettò un’occhiata al mondo amico e, leggermente sconsolato, già fiutava le scuse sulle labbra dei suoi primi dodici eredi: “Siamo fatti così, Maestro. Non è mica cattiveria!” Che bellissimo posto dev’essere il “sono fatto così”. Così bello che, nei secoli, si farà garage di nascondimento per la Chiesa senza coraggio: si andrà in chiesa, lo si farà dicendo che è il cenacolo di Cristo, ma poi non ci si impegnerà a conoscere il Cristo. Tante messe e altrettante catechesi, ma tanto poco Cristo. Tante barche da rimettere in sesto: «Conosco barche che si dimenticano di partire, hanno paura del mare a furia di invecchiare» (J. Brel). S’infuriò Cristo? Figurarsi, anche questo aveva calcolato nel suo preventivo di spesa. L’aveva pure detto, giocando d’anticipo: «Quando verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me». Cioè aveva detto loro: “Fidatevi, amici miei. Non abbiate paura se vi toglierò le rotelle dal triciclo: è il modo migliore per imparare ad andare in bicicletta per la strada. Non preoccupatevi, però: io vi starò dietro, quando mi accorgerò che starete per cadere, ho già la mano sulla sella per tenervi su”.
Nulla da fare: pronti, attenti, indietro. Eppure il segnale era stato appeso in anticipo, li aveva avvisati ancora prima di appenderlo: “Divieto di fermata” c’era scritto. Solo una sosta tutt’al più, il tempo di rifornirsi di Lui e via. Cioè: “Nessuno si nasconda, tutti all’attacco, c’è il mondo intero da salvare”. Lo disse con parole di più alta finezza, di più fine fattura – «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15) – ma il succo del discorso non cambia: tutti in strada, nel cenacolo giusto il tempo di ricaricare le anime, di rinfrancare i cuori, di confrontarsi con Lui. Poi a cercare Lui negli occhi dell’uomo. Ma che nessuno confonda la chiesa, le sacristie come nascondigli per vivere a rimorchio. Quando cala lo Spirito sopra di loro, il rossore sul volto s’accese improvviso: capirono d’essersi fidati a parole, di non esser stati all’altezza nemmeno stavolta, di aver confuso il loro cervello col cielo e le sue galassie. Non fu la fine, comunque. Rimase il più confortante degli inizi: a volte le strade più panoramiche sono le deviazioni che non si aveva nessuna intenzione di prendere. Fu così che venne al mondo la Chiesa: fiacca, senza il coraggio della strada, impaurita dal carattere pirata di Cristo. Tutto ciò non turbò Iddio. Gli fu chiaro, però, che non potrà mai perderla d’occhio un attimo. Ma questa era (anche) la sua promessa: rimane il bello di un’avventura a due.
(da Il Sussidiario, 22 maggio 2021)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà» (Gv 15,26-27; 16,12-15).
Editoriali della Quaresima e del Tempo di Pasqua
Mercoledì delle Ceneri, Ricordati che sei polvere (di stelle), 17 febbraio 2021
I^ Domenica di Quaresima, Cristo in controvento, 20 febbraio 2021
II^ Domenica di Quaresima, Il divino Lavandaio, 27 febbraio 2021
III^ Domenica di Quaresima, Vendono il sole per comprare una candela, 6 marzo 2021
IV^ Domenica di Quaresima, Chiaroscuri sui pipistrelli, 13 marzo 2021
V^ Domenica di Quaresima, La voglia di Te è più forte della voglia di me, 20 marzo 2021
Domenica delle Palme, Il Diomendicante e il frutto della Passione, 27 marzo 2021
Giovedì Santo, Masticami, Giuda. Ovverosia del Giovedì Santo, 1 aprile 2021
Venerdì Santo, Pilato e Veronica. Ovverosia, del Venerdì Santo, 2 aprile 2021
Sabato Santo, Silenzio per cena. Ovverosia, del Sabato Santo, 3 aprile 2023
Domenica di Pasqua, Tana libera tutti. Ovverosia, del mattino di Pasqua, 4 aprile 2021
Domenica in Albis, Ferite da leccare o da lucidare, 11 aprile 2021
III^ Domenica di Pasqua, L’intoccabile chiede d’essere toccato, 18 aprile 2021
IV^ Domenica di Pasqua, Non al lupo, attenti al (falso) pastore, 25 aprile 2021
V^ Domenica di Pasqua, Chi non fa luce è pregato di non fare ombra, 1 maggio 2021
VI^ Domenica di Pasqua, Marco, tra noi è (in)finita, 8 maggio 2021
Domenica dell’Ascensione del Signore, Cristo toglie le rotelle al triciclo, 15 maggio 2021
Da lunedì 19 aprile 2021, in tutte le librerie, L’invidia di Satàn (San Paolo, 2021), il nuovo libro di Marco Pozza su Maria di Nazareth.
(dalla quarta di copertina) – Adesso è facile, «basta il suo nome, Maria, perchè gli uomini esagerino, non capiscano più nulla. La chiamano povera donna, Madonna, bella donna. L’Immacolata, l’Avvocata, la Regina. I poeti hanno grattato il fondo del barile per escogitare le parole più giuste, le meno slabbrate, le più ardite». Lei, però, ama presentarsi con passi felpati, raccontata dalle nonne ai bambini, pregata dai bambini per i nonni. Invocata da santi, delinquenti e criminali.
Marco Pozza, “alla prova di Maria”, ne celebra l’unicità tessendo in armonia la devozione popolare, la teologia cattolica, i racconti paesani. Rievoca la storia di Gesuina, una vecchia amica della nonna che, solo nel nome, teneva nascosto l’agguato di Maria. Del suo Figliolo: «Perchè Gesuina è la versione femminile del maschile Gesù». Maria è il Gesù in miniatura, «la versione umana più vicina al Dio (dis)umano». Dalla nonna, mentre cucinava i broccoli impastava i dolci, faceva la pasta a mano: l’ha conosciuta lì, l’autore, la Vergine di Nazareth.
L’invidia di Satàn, l’imbecille fatto carne.
Il libro è un viaggio dissacrante e profondo attraverso le quattro stagioni della Vergine, con sullo sfondo i venti misteri del santo Rosario, «la corda di impiccagione di Satàn». Una storia ch’è tutt’ora muro di cinta tra il tempo e il non-tempo. Tra l’uomo mortale e il suo Dio.
Storia di una Madre, affidata alle labbra: «Dovevate sentire nonna recitare il rosario!»
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