La passione per la caccia è assai radicata nel popolo veneto, così tanto che la politica regionale sta molto attenta a come parla, a come si muove e a cosa propone in merito a tale settore: i cacciatori non dimenticano quando si presenta il turno delle elezioni. L’assessore Stival in questa Giunta Regionale tiene la delega alla Caccia (assieme ai flussi migratori, ndr): fino a ieri si pensava si trattasse di fringuelli e caprioli, volpi e cervi, lepri e fagiani. In questi giorni abbiamo appreso – anche se da tempo aleggiava nell’aria in cerca di sistemazione – che anche il profugo va inserito in questa lista. D’ora in poi le mitragliate ai profughi sono concesse dall’Assessore Veneto: le spezie e gli aromi da usare per la successiva consumazione sono ancora al vaglio della fantasia. E pensare alla strenua lotta portata avanti dal suo partito in merito alla difesa del Crocifisso nelle scuole. Una campagna – non faunistico-venatoria quella volta – ma pseudoreligiosa che valse loro il vessillo di ultimi paladini del Regno di Cristo nell’Europa in fase di paganesimo avanzato. Forse andrà loro spiegato, visto che dai tempi di Borghezio in poi abitano su questo fraintendimento, che non si può difendere il Crocifisso con una mano e con l’altra impugnare il mitra per creare nuovi crocifissi. Sopratutto se il popolo cristiano conosce la vera fisionomia dell’Uomo della Croce: dietro il suo Volto sono nascosti tutti gli uomini-crocifissi della storia. E’ stupefacente (e funziona nel cervello con la stessa forza di uno stupefacente che inebetisce) che ancora una volta si usi e si abusi della religione quando serve. Ammesso che un partito possa oggi considerarsi ancora cristiano nei principi, varrebbe bene partire dal senso di smarrimento in cui versa oggi il popolo credente. Smarrito perchè vede che il cristianesimo sembra non essere più in grado di apportare nulla di positivo allo sviluppo dell’umanità. Questa difficoltà storica impedisce prima di tutto l’uso di un’apologetica che tiri fuori le sciabole e sguaini le spade nel tentare di imporre un cristianesimo all’altezza dei tempi. Essere innamorati del Crocifisso non significa più promulgare frasi ad oltranza ma proporre uno stile nuovo: un tempo era necessario a tutti i costi vincere, oggi la vera esigenza è quella di con-vincere i popoli allo stile cristiano.
La caccia è una passione mentre il cristianesimo è una fede. Se tu paragoni la caccia ad un gioco loro signori s’infervorano e s’inalberano nelle loro convinzioni. E hanno le loro ragioni. Così come il cristiano – quello che ha ancora il coraggio di lottare per ciò in cui crede – non può accettare starnazzamenti venatori quando in ballo c’è la dignità dell’uomo e della donna. Eppure questa è la situazione nella quale continuare a testimoniare il valore del Crocifisso: quando il cristianesimo diventa una casa disabitata, chi è dentro fugge via e chi è fuori ci salta dentro cercando di arraffare ciò che di meglio trova. Per poi elaborarlo a suo uso e consumo senza tener conto che certi simboli del fatto cristiano prima di essere usati chiedono di leggere le istruzioni per l’uso. Per esempio, a proposito del Crocifisso si potrebbe leggere: “tenere fuori dalla portata dei cacciatori di profughi”. Un conto è ragionare di pollo allo spiedo, di selvaggina e carne di capriolo; un conto è parlare di Crocifisso laddove la Croce del Golgota era solo profezia di mille altre croci che sarebbero venute dopo. Le croci della Libia che, a sentire i nuovi paladini della cristianità, andrebbero mitragliate.
Almeno quella volta i soldati ebbero l’accortezza di lasciarLo deporre in un sepolcro nuovo scavato nella roccia. Oggi i nuovi crocifissi rischiano di finire sul camino accanto alla selvaggina.