E’ bagaglio di elementari studi che la generalizzazione sia uno dei
virus più letali che s’insinui nell’umano ragionare. Sotto tale categoria ho
inserito la fotografia scattata da Franc Rodé – prefetto della Congregazione
per gli Istituti di vita Consacrata – per dipingere le nuove generazioni di
preti e di consacrati. Un quadro scoraggiante e parziale: "Mondani, restii ad indossare l’abito talare e a obbedire ai
superiori, poco interessati alla preghiera e alla vita comunitaria".
Accettiamo
pure che, aprendo gli armadi (almeno il mio) sarà impresa ardua imbattersi in
calzini neri, polsini dorati, colletti alla romana e talari filettate di nera
austerità. Ne tantomeno si scoveranno con le mani tessuti dai colori più
sgargianti come aspirazione di sogni "proibiti" in future carriere. Nati in un
secolo che nella sua brevità ha tentato di annullare la figura del padre,
saremo pur restii e ostili al servilismo, ma di fronte a padri autorevoli (non
autoritari) poniamo ancora fiducia e obbedienza. Certo: al padre spetta l’onore
per comandamento divino! Ma il figlio ha il dovere di chiedere l’onorabilità
del padre per esigenza umano-divina. Vivere in comunità forse ci costa, perché
moltiplicare i talenti è impresa meno scontata che sommarli in un anonimo
calcolo.
All’alba non ho infilato i polsini! Però ho aperto il mio breviario e ho
pregato. Per la Chiesa Universale:
perché, seppur con la felpa della Kappa addosso, ad essere sacerdoti di Cristo
oggi è di una bellezza tutta moderna.
Quasi che Cristo ti vestisse a colori!

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