Succede
come con le anatre selvatiche di A. de Saint-Exupery. Il loro passaggio, alto e
triangolare, accende nelle anatre domestiche – abituate a mangimi, vermi e
limitar di pollai – il brivido delle altezze. Tentano di spiccare il volo, ma
poi planano pesantemente. Ma almeno nella loro testina, per un attimo, s’è
incuneato il gusto delle attraversate, del volo, dello spazio degli oceani.
Anche l’uomo s’accende in egual maniera. E, seppur per un istante, dimentica il
limite della sua piccola esistenza terrena e tenta di alzarsi in volo. Vista da
fuori, dev’essere più o meno così l’ordinazione sacerdotale di 6 ragazzi
domenica prossima. Una scelta voluta, pensata, costruita. Sarebbe bello
aggiungerci "credibile": se ce ne daranno l’occasione lo faremo. Nell’intermezzo
a noi spetta l’incoraggiamento e lo stupore per chi, ignaro del futuro, tenta
di trasmigrare l’oceano dell’esistenza umana. Preti in un mondo che cambia. O
che è già cambiato. Saranno preti scontati se seguiranno il trend in voga, preti innamorati se si
lasceranno scavare e strapazzare dalla Parola, preti fedeli se si faranno
rapire dall’inedito di Dio che li lancerà su sentieri inesplorati. Perché non
c’è fedeltà senza rischio! Troppe volte la Scrittura ce lo rammenta: la sua dimenticanza non
è più una scusante. E’ "omicidio premeditato".
Al di là
degli applausi commossi e scontati di domenica, li attende un clima di
battaglia. Una battaglia cinica ed elegante per giovani sacerdoti che lavorano
"per conto terzi". Sarà l’indifferenza della gente la loro frontiera. Nell’incredulità
dei loro coetanei dovranno far breccia. Con la missione tragica del profeta
dovranno misurarsi. Vita dura per chi sogna di prendere il Vangelo come metro
di misura: la "fotocopiatrice" sarà il primo regalo che troveranno nelle loro
nuovissime canoniche. Fotocopiare per non scandalizzare. Per non innovare. Per
non disturbare! Voglio credere che quell’olio – spalmato dal Vescovo sulle loro
mani – rammenti loro ogni primo mattino che la fedeltà a Cristo è questione di
creatività. Di fedeltà creativa. La tradizione vera non è la ripetizione
meccanica di un passato pietrificato, ma è fatta di riprese creative del messaggio
cristiano. Tradizione: perché radicata nel passato. E innovazione: perché il
mondo chiede pane spezzato nella cultura d’oggi. Non si tratta di disprezzare
il passato, ma di salvaguardarne la primigenia bellezza attraverso la sua
attualizzazione. A questi giovani preti, probabilmente, verrà presentata una
pagina già scritta. Come a dire: "abbiamo
già pensato noi per voi. Voi leggete: non occorre che inventiate dell’altro.
Mangiate e dormite tranquilli". Saranno le ore passate in ginocchio a svelare
l’altra faccia della pagina: la zona dei margini. Sicuramente li troveranno
bianchi, perché è una zona rischiosa, non molto ambita. Perché lì si infrangono
i sogni di carriera. E’ la zona in cui s’annotano divergenze, opinioni,
sbavature, ritocchi. Nei margini le poesie diventano più evocative, si
armonizzano. E’ zona di abbellimento. Di sicuro non ci pesteremmo i piedi: non
siamo tanti. Ma vi diamo il benvenuto: perchè il nostro cristianesimo
dell’innamoramento sta nascendo ora. Ai margini non c’è distinzione tra parroci
e cappellani: l’unica distinzione è tra fioriti ed appassiti. O meglio: tra anatre
selvatiche e anatre domestiche.
Rischiate
per non essere inseriti tra le "rievocazioni degli antichi mestieri". In un
clero di fuoriclasse, saremo "preti-asini". Ma se Sansone ha ucciso mille
uomini con una mascella d’asino (Gdc 15), cosa farà il Signore con asini
interi?
Ultima
raccomandazione. Accatastate bene gli applausi di questi giorni. Saranno gli
ultimi (per chi scrive sui margini).
Da lunedì
si balla con i lupi. Che meraviglia…!