Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

Avrei dovuto saperlo, intelligente come penso di essere, che la Chiesa non mette sull’altare chiunque. Come avrei dovuto sapere, se fossi intelligente come penso di esserlo, che non si diventa santi in cinque minuti, per un classico colpo di sedere. Anche per i santi, tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il mare. Tra la parola del Vangelo – altissima, purissima, lievissima – c’è la stessa differenza che c’è tra la musica scritta e quella cantata. Molto più del mare. Maria Goretti – santa Maria Goretti – ai miei occhi superbi non è mai stata una santa tenuta in grandissima considerazione: troppo piccola, forse, per riuscire ad interrogare la ampiezza della mia spocchia. Con lei ho fatto di peggio: invece che citarla nel mio cammino – santa Maria Goretti, prega per me – l’ho citata nella versione più vigliacca che circoli in paese: “Mica sarai Maria Goretti, dai!” rivolta, magari, a qualche ragazza. Basterebbe aver pronunciato anche solo una volta una frase così per sentire una vampata di rossore quando, un giorno, ti trovi a fare i conti con questa santa così bambina (12 anni) da tener addosso tutta l’irruenza dello scandalo cristiano. Aveva ragione la nonna: “Scherza coi fanti ma lascia stare i santi”. Il motivo di questa mia poca propensione? Il fatto che la sua storia mi era sempre stata presentata come la storia di una bambina uccisa a 12 anni perchè non ha ceduto alle avances di uno spasimante. La storia, invece, non è soltanto questa: è anche la storia di una bambina di 12 anni che intercede e salva il suo aguzzino dalla dannazione eterna. Cambia tutto: una storia così mi inuriosisce.

È così che la storia di Marietta (come la chiamano i suoi devoti) comincia ad apparirmi eccelsa, imbarazzante, scandalosa: la sua storia non la si capisce se la si stacca da quella di Alessandro Serenelli, il suo aguzzino. E viceversa: la storia di Alessandro, staccata da Marietta, rimane orrida e orripilante. «Non solo lo perdono – disse Maria in punto di morte, dopo essere stata colpita a morte da quattordici colpi di punteruolo -: lo voglio con me in Paradiso (…) Alessandro, ti devi convertire: io ti ho già perdonato». Quella di Maria Goretti e di Alessandro Serenelli è la storia di un femminicidio che non si è concluso con il sangue, con il processo e la galera (30 anni): è la storia di una bambina che – anche se non ci piace ricordarlo – rischia di aiutare un assassino a diventare santo. Il mondo, per gente come Alessandro, ha già pronto il finale: “Lo linciarono e lui morì dissanguato. In galera soffrì le pene dell’inferno e morì impiccandosi. Uscito dal carcere, lo aspettarono e lo sgozzarono mentre le campane suonarono a festa”. Dio, invece, cita Boskov anzitempo: «Partita finisce quando arbitro fischia». E al fischio finale della vita, Alessandro è in un convento di frati: fa l’ortolano. Dopo che mamma Assunta, mamma di Maria, l’ha perdonato, accostandosi assieme a fare la comunione. Dio è vendicativo, nel vero senso della parola: quando si vendica – non perde un’occasione per vendicarsi! – non lo fa con le bastonate ma con le carezze. Che, al bieco, fanno molto più male della sedia elettrica: «La tenerezza è una maniera inaspettata di fare giustizia» disse Papa Francesco.

La storia di Maria Goretti è, dunque, una delle storie più attuali e scomode per un tempo come il nostro infestato di violenza, passioni maldestre, sangue e femminicidi. A Maria non venne chiesto il patentino di cristiana, nemmeno le venne chiesto di rinnegare Cristo: le venne chiesto di spogliarsi e di fare l’amore controvoglia. Non diventò santa non rinnegando Cristo come Policarpo, diventò santa perchè non rinnegò se stessa svendendosi per un sogno da sabato sera. È il Dio cristiano a rigirare così le carte: non cancella il male che facciamo, ma lo usa per liberarci il cuore dal male. Maria è santa dal 1950: potrà, un giorno, anche Alessandro diventare santo? La cosa che rende imprevedibile Dio è che l’impossibile degli uomini è il suo possibile: nessuno il giorno dell’assassinio e di Maria, avrebbe immaginato che la storia di Alessandro s’illuminasse così. Del resto, ad accogliere i pellegrini in piazza san Pietro, epicentro della cristianità, ci sono due volti noti al grande pubblico: sulla sinistra un traditore, Pietro, e sulla destra un assassino, Paolo. Uno ha in mano le chiavi, l’altro in Vangelo. Vallo a capire tu come ragiona Dio. (Santa Maria Goretti, ora pro nobis peccatoribus).

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