Di professione fa il piastrellista Nicola. È uno che, per lavoro, sta per terra tutti i santi giorni: quando si dice “tenere i piedi per terra”. Abbellire il pavimento, dunque, è il suo mestiere, ereditato per via familiare. Quando si innamora della sua Vanessa, sono poco più che adolescenti: una storia da banchi di scuola, di quelle vecchio stampo, quasi una sorta di poesia. Vivono in una terra dove si incrociano il tempo, il cuore e il denaro: «Nella terra dove il tempo è denaro – si legge in una bellissima pubblicità del Veneto – batte forte il cuore artigiano». La loro famiglia, convivendo si allarga: nasce un bambino che oggi ha quattro anni. Poi – valla a capire tu la vita – s’allarga ancora un po’: nell’arena del cuore entra Bujar Fandai, un uomo con il quale Vanessa tesserà una relazione sentimentale per del tempo. “Sono cose che capitano, non è la fine!” si dice. Nicola, invece di dirlo, lo fa: quando Vanessa tronca – ci prova! – questa sorta di relazione, lo racconta a Nicola. Che invece di chiuderle la porta le fa trovare un abbraccio: fa più male (dunque più bene) sentirsi amati per come siamo piuttosto che sentirci rinfacciare che non siamo come l’altro vorrebbe che noi fossimo. Fossimo stati.
Quando la rabbia di Bujar, amante rifiutato, si trasforma in aggressione, in stalking e minacce, Nicola raccoglie le lacrime di Vanessa e l’accompagna negli uffici competenti, a sporgere denuncia. Per ben due volte: prima dai carabinieri, poi in procura. Invece che rimanersene a leccare la terra, da bravo piastrellista cerca di rendere la terra instabile in un pavimento elegante: «Questo secondo figlio lo avevamo cercato, voluto, guardavamo al futuro e volevamo allargare la nostra famiglia» ha confidato Nicola a don Giorgio, il suo parroco. Dal parroco è andato da solo, senza Vanessa: Bujar, la sua Vanessa, gliel’ha accoltellata fino a farla morire. Uccisa incinta della loro creatura. L’ha trovata Nicola quando, impaurito dai silenzi di Vanessa, si è fiondato a casa: l’ha trovata nel sangue.
Nello stesso Veneto, qualche settimana fa, sono rimaste accese a lungo le luci per una storiaccia simile, quella di Giulia e Filippo. Qui, per misteri catodici, l’attenzione non sembra la stessa: eppure, anche se non fa sentire la sua voce, c’è la voce di un giovanissimo uomo che, dopo aver messo da parte l’orgoglio e la rivalsa, sta regalando al mondo (che vuole sentire) una lezione altissima su cosa voglia dire essere uomo maiuscolo. In tempi minuscoli. Il mio pensiero non vale una copertina, ma per me lui è la persona dell’anno 2023.
(da Specchio de La Stampa, 31 dicembre 2023)