Negli oratori, nelle scuole o nei circoli ricreativi e culturali ci si affanna tanto a parlare ai più giovani dell’affettività, della coppia, dell’accoglienza della vita, della malattia, della diversità.
Poi arriva la Vita, passa, ti sconvolge e se ne va. O forse è lo Spirito, che passa, scompiglia le carte e se ne va. Lasciandoti sottosopra, senza più certezze e ancora più dubbi di prima, inquieto e palpitante. Perché fede non è sinonimo di tranquillità o della tanto decantata pace; come del resto, aveva preventivato Cristo stesso, per evitare fraintendimenti o illusioni.
Si potrebbe semplicemente mostrargli la storia di una coppia dei nostri giorni, come quella di Chiara Corbella ed Enrico Petrillo. Una coppia normale, ragazzi normali. Sposati, nel 2008, ad un’età più giovane della media, cosa che avrebbe dovuto (secondo le principali teorie scientifiche) garantire prole sana e numerosa. Questo secondo il copione da “famiglia felice” con tanto di happy end in perfetto stile americano. Ma alle volte, le cose procedono in modo diverso, in direzione ostinata e contraria. Contraria al senso comune, alle domande di prassi, alla normale e ordinaria routine tra marito e moglie, tra vicini di casa, tra amici e conoscenti. Oltre lecito e illecito, razionale e irrazionale, giusto e ingiusto, umano e divino. Alle volte siamo attesi lì, sul confine sottile tra possibile e impossibile, dove chiunque si domanderebbe cosa fare. E solo l’Amore, può – forse – rispondere.
Dopo circa un mese dal matrimonio, Chiara rimane incinta. Sono un po’ spaventati, perché è la prima gravidanza e lei sta ancora facendo la specialistica, per cui l’unico stipendio a cui affidarsi è quello di Enrico. Tuttavia, non hanno dubbi nel portare avanti quella gravidanza, quella di Maria Grazia Letizia. Ma non è tutto rose e fiori. Hanno tutti i migliori auspici, perché purtroppo alcuni credenti sono convinti che la benevolenza di Dio coincida con la salute, motivo per il quale era pressoché impossibile pensare che una coppia cristiana, giovane, di “brave persone” potesse meritarsi una figlia malata. Purtroppo alla bimba è diagnosticata un’anencefalia (una malformazione congenita grave dove il nascituro appare privo totalmente o parzialmente dell’encefalo), che comporta una sostanziale incompatibilità con la vita. La sua vita extra uterina dura mezz’ora, dopo essere nata con parto naturale.
Qualche mese dopo, una nuova gravidanza. I due aspettano Davide, un maschietto. Ma al settimo mese, un’altra ecografia negativa: il piccolo ha delle malformazioni viscerali con assenza degli arti inferiori e incompatibilità con la vita. Un altro lutto per questa famiglia: poco tempo dopo la nascita, anche Davide muore.
Forse solo dei pazzi, dopo questi fatti, avrebbero tentato nuovamente di avere figli. Ma forse sono i folli che salveranno il mondo. Chi lo sa. Di certo c’è solo che una terza gravidanza arriva, il piccolo Francesco, sano. Ma al quinto mese di gravidanza, a Chiara viene diagnosticato un carcinoma. La terapia metterebbe a rischio la vita di Francesco, motivo per il quale i genitori decidono di aspettare la nascita di Francesco, prima di iniziarla.
“Anche la Chiesa non si pronuncia, siete liberi di scegliere”: Chiara riporta questo commento, a proposito della prima gravidanza. È interessante questa voce, che lei riporta. Ci sono dei diktat, e ci sono delle indicazioni, nella vita. La Chiesa ha avuto dei pronunciamenti al riguardo, ma si riserva poi di valutare caso per caso. C’è però un’altra voce, che ognuno di noi può sentire: è quella della coscienza, della sensibilità, dell’amore che uno è disposto a dare, che non ha una misura unica, ma dipende anche dalla disponibilità di ciascuno.
Chiara si è spenta mercoledì 13 giugno; o forse è meglio dire che si è accesa al cospetto di Dio, insieme con le altre stelle luminose che Egli chiama per nome (Salmo 146).
Folle? Illogico? L’Amore è così!
Qualcuno forse penserà “Che senso ha dare la vita, per poi lasciare un figlio orfano?”. È così solo se si pensa che l’amore possa essere fermato da distanze spazio – temporali. Io credo invece che l’amore possa andare oltre tanti ostacoli. Che “forte come la morte è l’amore” (Ct 2, 8): solo lui può superarla. E, da mamma, Chiara ha fatto la cosa più spontanea e naturale, quella che fanno tutte le mamme: ha difeso il suo piccolino. Da tutto e da tutti, anche da se stessa.
Non pensiamo che sia straordinaria però. Anche perché sono certa che neanche lei lo vorrebbe. Ha concentrato, nel poco tempo a disposizione, il dono della vita che le mamme dispiegano in più tempo, nelle piccole cose quotidiane: alzandosi prima degli altri per preparare la colazione, rifacendo letti, preparando cartelle di scuole, approfittando del tempo libero per una torta o una lavatrice in più, andando a dormire dopo gli altri per “sistemare tutto”.
E, come tutte le altre mamme, anche Chiara se ne è andata in silenzio, senza far clamore. Ma lasciando quel silenzioso fragoroso, assordante, per noialtri che, impietriti siamo rimasti su quest’atomo non così opaco, grazie anche alla presenza di gente come Chiara.
Le chiamano “mamme coraggio”. Ma sono unicamente e profondamente “mamme”: e le mamme “danno la vita”. In tutti i sensi e ogni giorno.
Nota: Oggi i suoi amici, chi ha fede e chi non la ha, saluteranno per l’ultima volta Chiara, la sua forza, il suo amore per la vita. I suoi funerali sono stati fissati alle 10,30 nella chiesa di Santa Francesca Romana, all’Ardeatino.
Fonti:
Testimonianza di Enrico e Chiara (dopo che hanno avuto la prima bimba)