La corsa vincerà sempre: nessun sabotaggio riuscirà mai a togliere quel filo ininterrotto di passione che unisce cuore, mente e cervello dei moderni Filippide. E’ la bellissima lezione della The North Face Ultra Rail du Mont Blanc (Chamonix, FR) che, tramite il mio amico Peppone, ho seguito dal blog sostenendo la “squadra rosa” della Gazzetta: tifando per Cristina, Andrea, Armando e Ugo (magari con la speranza di unirmi nella prossima edizione).
Per me questa prima settimana è stata di lavoro abbastanza massacrante: perché rimettere in sesto un fisico a suon di ripetute, di allunghi e di lavori in soglia non è semplice come leggerlo sulle tabelle di marcia. In questi giorni ho approfittato del fresco e del silenzio dell’Altopiano di Lavarone (TN) per iniziare a mettere dentro i muscoli km preziosi e ossigenare bene la testa e i polmoni. Sono usciti quasi 100 km (la mia media settimanale normale – che varia da 100 a 130) che mi hanno messo nell’animo la sensazione che la testa c’è, le gambe le abbiamo intraviste e il fiato non manca.
Al di là del fatto prettamente sportivo è l’entusiasmo che sta nascendo attorno alla nostra proposta, carissimo Peppone, a farmi innamorare della fatica: qualcuno inizia ad aggregarsi nei lunghissimi, qualcuno scrive commenti e chiede informazioni, più di qualche testata giornalistica si è accorta e inizia a darci appuntamento lungo le strade degli allenamenti. Qualcuno si rende disponibile anche solo a fare il tifo lungo il percorso di una gara e porgere una borraccia (Dio sa quanto prezioso sia tale gesto in certe occasioni!). Correre sapendo che dentro i km c’è uno scopo formativo per i nostri ragazzi è un doping formidabile a livello di motivazioni. Ci pensavo proprio in questi giorni nei quali – mentre corro – sto perfezionando il mio primo romanzo letterario che, guarda caso, parte da quelle che io ritengo essere oggi le nuove cattedrali: lo sport, le discoteche, gli outlet. I muretti di paese.
A chi frequenta e s’appassiona di esistenze giovani, non sarà estranea la netta differenza di vocabolario che intercorre tra chi pratica sport e chi fa del bullismo il passatempo preferito. Il vocabolario del bullo ha un campo semantico ristretto e monocolore: compagnia, vasca, muretto, forza, violenza, appartenenza, minaccia, ricatto, spionaggio. Parole che raccontano l’oscurità, il grigiore, la stanchezza, la paura di perdere il controllo della situazione. Il vocabolario dell’atleta, dal canto suo, tiene parole giovani e colorate: passione, sacrificio, caparbietà, sudore, gloria, conquista, addestramento, travaglio, inseguimento, emozione, lacrime, sorrisi, abbracci. Parole che raccontano di un dinamismo interiore, di un’attrazione appassionata, di un bersaglio individuato. Capacità di sopportare lunghi allenamenti, ripetuti passaggi, faticosi sacrifici. Cassius Clay, l’ex pugile americano oro olimpico a Roma 1960, annotò nel suo diario: «Ho odiato ogni minuto d’allenamento ma mi dicevo: non rinunciare. Soffri ora e vivi il resto della vita da campione» (è la mia filosofia di uomo, di atleta e di sacerdote, ndr). La sofferenza, il silenzio di Dio, la fatica della storia, le notti oscure della fede, il travaglio interiore dei santi, il combattimento spirituale possono essere la traduzione di fede della melodia agonistica: è il sogno dell’Eterno e dell’incontro con Dio che fa leggere nelle loro trame l’occasione di una purificazione necessaria per allenarsi alla trascendenza.
Correre per poi raccontare ai giovani la passione del vivere è qualcosa che non ha prezzo. E noi ci stiamo provando!
Per la cronaca, Peppone, stasera corro a Padova – la città che mi ha adottato – la 10 km NonSoloSportRace di beneficenza per la “Città della Speranza” (scortato dalla mia promessa Enrico). Io ti aspetto sabato sera sul lungomare di Jesolo (VE) per la gara in notturna della Gazzetta Race. E poi, a traguardo conquistato, ci sposteremo a Bassano del Grappa (VI) per onorare domenica mattina la “Mezza Maratona del Brenta” (dove partirò col pettorale numero 5 con scritto “don Camillo”). E cominceremo a lavorare “in casa” per realizzare il grande sogno editoriale.
Io gioco in casa. Ma anche tu giocherai in casa. Perché gli amici di don Camillo per una volta sono anche gli amici di Peppone: la proprietà transitiva la facciamo valere anche in campo sportivo.
Tuo affezionatissimo
Sacerdote Camillo Runner