Ci sono un prete, un giornalista e un gruppo (un grande gruppo) di runner…
No, no.
C’era una volta un prete che voleva fare il giornalista…
No, no.
Prendete la Gazzetta, strofinatela – senza esagerare, l’inchiostro vi resterebbe sulle mani – ed esprimete un desiderio…
Mo, no. Ma quasi!
Stamattina volevo cercare un attacco fantastico, due righe insieme poetiche ed epiche, ma anche ironiche e leggere su un’altra storia del blog. Vorrà dire che proverò a raccontarla dall’inizio. Nel 2006 ho corso New York… No, non vi racconterò gli ultimi (quasi) cinque anni… Stavolta non pensavo di tornarci, ma qualche mese fa mi sono imbattuto in una persona davvero particolare e mi sono trovato coinvolto in un’avventura che a novembre mi riporterà tra i grattacieli di Manhattan. Forse a correre, più facilmente a fare il mio mestiere, a guardarmi attorno e raccontare. Cosa? La corsa e i sogni di un runner davvero particolare.
L’uomo che ha fatto irruzione nella mia vita, e che in qualche modo la farà nella vostra, si chiama Marco. E’ nato in Veneto una trentina di anni fa, a 10 è entrato in seminario e oggi è un prete. Non sarà certo il primo a correre la maratona di New York – proprio come me, che non sono stato né il primo giornalista, né il primo ex ciccione – ma potete star certi che la sua gara non passerà inosservata. Perché sarà l’occasione per raccontare un percorso, una strada, che non è fatto solo di 42.195 metri ma che per ogni passo racconta una storia e un’occasione.
Lui parla di Dio e di Creato, a me basta la fede che ci mette. Cammineremo insieme verso New York, perché di correre uno a fianco all’altro non se ne parla… lui ha cominciato da pochissimo, ma a Padova si è migliorato ancora staccando un 2.48′ da paura per quel che mi riguarda. Cammineremo insieme quindi, con i nostri blog affiancati (il suo è quasi una chiesa online – ha appena detto messa a 3.130 metri, guardatevi le foto) raccontando ancora una volta come si prepara una maratona, ma soprattutto cosa può succedere lungo la strada. Nella speranza di essere utili a qualcuno indicando una strada, che sia la salute ritrovata o la fede, piuttosto che altro, non dipende neppure da noi ma – credo – soltanto da voi, da quello che cercate. Se state cercando qualcosa, altrimenti sarà comunque – spero – un viaggio che varrà la pena fare, raccontare e leggere.
Don Marco Pozza è un personaggio davvero straordinario, ci fosse ancora Candido Cannavò sarei felice di poterne parlare con lui, che nella sua lunghissima avventura professionale e umana ha incontrato uomini e donne di ogni tipo, anche preti dai quali trasse un libro (pretacci) che racconta molto bene un certo tipo di mondo, di fede, di chiesa e di passione. Molti li ha saputi “leggere” e narrare con forza, passione e poesia. Non posso neppure provare a fare lo stesso percorso, mi mancano gli strumenti, ma nel mio correre e scrivere sono comunque inciampato in don Marco.
In pochi anni quest’uomo ha messo in moto progetti e coscienze tra Padova e Roma, dove oggi studia in attesa di tornare a guidare una parrocchia o realizzare un progetto come quelli per i quali si è battuto in passato. Ne parleremo mentre correremo, ognuno a casa sua ma qualche volta insieme. Prepariamo la maratona di New York (novembre 2010) e poi quella di Milano (aprile 2011) con la spinta e l’appoggio di Gazzetta dello Sport e De Agostini Scuola (perché don Marco è anche un buon autore di testi, non solo scolastici – lo ripeterò allo sfinimento, difficile tenerlo fermo…). Io continuo a fare la mia vita del padre di famiglia che va a lavorare, a fare la spesa, stila progetti e ogni volta che può corre; lui continuerà la sua, di un uomo che studia, prega, sostiene le anime, stila progetti e corre. Quel che ci tiene insieme sono la corsa, la scrittura e i blog (che incroceremo nel nostro progetto) ma non soltanto, io credo la passione in quel che facciamo e il moltiplicarsi dei progetti che prendono forma nella nostra testa. Proprio come queste righe, troppe ora, un buon motivo per smettere, darvi appuntamento fra qualche ora sul blog per gli aggiornamenti e… andare a correre, perché lui correrà a novembre a New York io mi sto preparando per settembre a Berlino, devo lavorare! m
NOTA – E’ possibile commentare questo post anche sul blog di Manlio Gasparotto cliccando qui.