E’ come voler chiudere un vaso che hai riempito
troppo: la pressione che scalpita da sotto il coperchio t’impedisce
d’avvitarlo. Giorno strano il Sabato Santo: un giorno non giorno, forse l’unico
giorno pre-festivo che vorremmo più corto degli altri sabati. Fatto sta che
ormai trapassiamo dal Venerdì della Morte alla Domenica della Risurrezione:
quasi a non voler guardare in faccia il sabato. Sembra quasi che il tempo che
abita tra il dramma della morte e la voglia di risurrezione sia una terra sulla
quale gli imprenditori non bramano investire. Eppure nel Vangelo è uno dei
giorni più densi: non c’è attimo che non gravi come macigno sul cuore di chi ci
abita. Giorno di tristezza, di sconfitta, di delusione. Giorno d’interrogativi.
Un personaggio gironzola solitario in queste ore: Giuseppe d’Arimatea, ricco
notaio, che "di nascosto" (Mt 15,43)
va a prendere il cadavere di Gesù per deporlo nel sepolcro. Non sembra impresa
ardua immaginarlo che, asciugatosi del sudore e assicuratosi del vuoto attorno,
abbia sussurrato tra se: "Finalmente è
sistemato. Adesso abbiamo fatto davvero tutto"
. Ha compiuto la buona azione
che rasserena la notte.
Peccato che fuori dal sepolcro due donne non diano
segni di rassegnazione. Maria di Magdala e l’altra Maria sembrano le uniche a
reggere la pressione della storia. Stanno lì, sentinelle innamorate, quasi a
voler fissare nell’anima il luogo del sepolcro, la posizione del masso, il
pertugio su cui far leva per spandere di nascosto l’aroma e il profumo.
Rimangono le donne: strano destino il loro. Costrette a credere
nell’impossibile per quella speranza che le rende troppo simili a Dio. Scappati
tutti: rimangono loro. Forse che intuiscono qualcosa? Non sarebbe la prima volta
che la donna anticipa la storia con la sua sensibilità tutta femminile.
E pensare che – tra papiri e rotoli della Legge,
precetti da imparare e filatteri da allacciare – pure loro avranno imparato che
un romanzo si legge dall’inizio alla fine. Poi un giorno inciamparono nei passi
di un Maestro strano che insegnò loro come, usando gli occhiali dell’Amore, ci
siano romanzi che possono iniziare dalla fine.
Non aver fretta di fare gli auguri! Dire oggi "Buona Pasqua" è come aprire il regalo
di compleanno la sera prima della ricorrenza. Dimostri di non saper gustare la
vigilia nascosta negli occhi di una donzelletta che sale fiduciosa dalla
campagna della morte.
Attendendo la domenica della vita.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

My Agile Privacy

Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. 

Puoi accettare, rifiutare o personalizzare i cookie premendo i pulsanti desiderati. 

Chiudendo questa informativa continuerai senza accettare. 

Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy: