Milano è il Duomo

Se Milano è il Duomo, anche il Duomo è Milano. Abita il centro di quella tentacolare metropoli, che si allunga, a dismisura, tra la Brianza e l’Oltrepò Pavese: adagiata nel mezzo della Pianura Padana, quando il tempo è mite e il cielo terso – congiunzione che accade molto più sovente di quanto i detrattori vorrebbero far credere – il panorama regala una splendida vista “dal basso” sulle Prealpi. Al contrario della posizione geografica, apparentemente sorniona, i suoi abitanti sono noti in tutt’Italia – e, forse, nel mondo – per una dedizione al lavoro quasi sacrale e un carattere un po’ altezzoso (esplicato, spesso, nel motto: “se non c’è a Milano, allora non esiste”). Come dice una vecchia canzone popolare, però, chiunque, con buona volontà, saprà andare oltre al primo impatto, troverà sempre una mano disposta ad aiutarlo.

Un po’ di storia

Nel V secolo, cattedrale di Milano era S. Tecla: dopo la distruzione, ad opera degli Unni di Attila, fu ricostruita e consacrata nel 453, la terza domenica di ottobre.  Nel 836, fu consacrata s. Maria Maggiore, il 15 ottobre (anche in questo caso, terza domenica del mese). Il 12 ottobre 1418, il papa Martino V, arrivato a dorso di una mula consacrò l’altare maggiore del nuovo Duomo; il 20 ottobre 1577, San Carlo la consacrò nuovamente, in seguito ad un avanzamento dei lavori. In occasione, infine, della ricollocazione dell’antico altare maggiore secondo le disposizioni del Concilio Vaticano II, Carlo Maria dedica il nuovo altare. Era il 19 ottobre 1986.
Per questo, ogni terza domenica di ottobre, il rito ambrosiano, celebra la festa della Dedicazione Duomo, quale Chiesa Madre di tutto il popolo di fedeli di rito ambrosiano.

Una storia mai finita

Alessandro Manzoni lo vide ancora in fase di costruzione e ne decantò l’incipiente magnificenza nei suoi Promessi Sposi, ma, ancora oggi parlare di Fabbrica del Duomo è indice di un lavoro alacre ed incessante, che è quello con cui, ancor oggi, con sapienza e tecnica, tanti uomini e donne mettono in atto per garantire che le sue mura esterne in marmo bianco e rosa, mantengano intatto e immutato, nonostante il tempo che avanza e gli agenti atmosferici che imperversano, il loro splendore.

Un ritratto attuale

È di pochi giorni fa l’inaugurazione della M4, l’ennesima linea metropolitana: moderna, veloce, all’avanguardia per sicurezza ed infrastruttura, in grado di collegare in pochi minuti il centro col periferia, garantendo collegamenti diretti con el altre linee metropolitane già presenti sul territorio. Soprattutto, dettaglio non banale, soprattutto se rapportato alle altre esperienze nelle capitali europee, con una grande attenzione (pur migliorabile, come tutto, naturalmente) anche all’accessibilità da parte delle persone disabili.

Una città che si espande in ogni direzione, aumenta la densità di popolazione, vede affluire persone di ogni etnia e cultura, in cerca di lavoro, di una vita migliore, oppure nella speranza di sfuggire alle persecuzioni e trovare maggiore libertà. Al contempo, mantiene ancora diverse cascine all’interno dei suoi confini, dove è possibile – anche per i bambini di città – vedere dal vivo animali da cortile e da fattoria, così come parchi e aree verdi. Non può competere in grandezza né con Parigi né con Londra, tuttavia, può mostrare, all’interno di uno spazio relativamente ridotto tracce del passaggio napoleonico, arte del Novecento, ma anche cimiteri paleocristiani, basiliche, arte rinascimentale e diversi siti archeologici di età romana.

Un dettaglio che permane

È, a suo modo, sorprendente, che,  dopo qualche secolo, nonostante una secolarizzazione che ha visto – senz’alcun dubbio – Milano in prima fila, ancora oggi,  il simbolo della città rimanga lui, il Duomo, la Cattedrale, che si staglia nel centro della Piazza, in cui confluiscono persone e veicoli, che si dirigono, indistintamente, verso il lavoro, le scuole di ogni ordine e grado, il commercio all’ingrosso e al dettaglio, che – da sempre – ha caratterizzato la città. Quando dici Milano, dici Duomo, nella testa di chiunque. E oggi, quando dire Dio è sempre più un problema, è già una conquista.

Sotto gli occhi di una Donna

Eppure, tutta questa ingordigia di lavoro non è affidata a San Giuseppe, patrono dei lavoratori. Con lungimiranza, è agli occhi di una donna che è affidata questa formicolante, che, da secoli ormai, a chi arriva in piazza, offre allo sguardo la statua dorata della Madonnina che, dalla sommità del Duomo, abbraccia tutti i suoi figli.


Rif. letture festive ambrosiane, nella Dedicazione della Cattedrale, anno B

Fonte: Il Duomo di Milano e la liturgia ambrosiana (Marco Navoni, NED, 1992)

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