Un sepolcro.
Vuoto.
Le lacrime, l’agitazione, il dolore.
L’angoscia, il terrore.
Infine, lo stupore meravigliato e quasi incredulo.
E poi… Tu!
D’improvviso… la Tua voce, come una musica che arriva da chissà dove…
Inconfondibile, amica… vicina!
Dici il mio nome, proprio il mio!
Che dire? Che fare?
Come non slanciarsi incontro? Come non cercare il tuo abbraccio, una volta ancora?
Come non volerti tenere qui, per sempre, con me?
Come non piangere, per la gioia dell’incontro, inatteso e gradito?
Percepisco i tuoi occhi su di me, prima ancora di vederli.
Sento arrivare la tua voce, portata dal vento.
Respiro il tuo profumo.
Profumo di pane e di legno (sì, quello stesso a cui sei stato confitto).
Di polvere, di lacrime amare, di gioia. Sì, di gioia!
Gusto la fragranza del tuo abbraccio, ripenso alle tue parole.
No, tu mi chiedi altro. Non posso chiudermi nel mio egoismo.
“Vai” mi dici. Come faccio? Tu sorridi. Ancora una volta, hai vinto tu…vado.
E inizio a correre, come se fosse naturale, come se non fossi stanca,
come se fossi nata solo per questo momento.
E riassaporo ogni momento in cui i miei occhi hanno incontrato i tuoi,
la tua voce mi ha raggiunta, il tuo abbraccio mi ha accolta:
tu mi insegui e mi precedi, in ogni mio passo.
Ora lo so. Ecco, come posso farlo. Con te!
Buongiorno!