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In una domenica pomeriggio di fine gennaio, in mezzo alla neve, sui Lessini, la decisione: Magna Via Francigena in Sicilia. Questa la genesi di giorni estivi, nelle profondità italiane, sulla strada, tra trazzere e principi normanni, verso sud, da Palermo ad Agrigento.
Eccoli lì quei due viandanti che “col volto triste” e l’animo tradito, in subbuglio, si allontanano da Gerusalemme, direzione Emmaus. La disillusione per averci creduto davvero fa solo allontanare, anche sotto il solleone desertico, nemmeno il caldo torrido può fermare il procedere in direzione contraria. Direzione opposta alla felicità, alla Pasqua, ai festeggiamenti. 
Gli stessi passi, all’ombra di questa Parola, che con un’amica ho deciso di intraprendere, nel cuore dell’estate, nel cuore della Sicilia… nel mio cuore.
Un cammino al centro delle questioni vitali, lì dove si genera calore, dove si va “al dunque”, si scava nel profondo, dove le domande si fanno “calde”. E come quel Cleopa, ogni passo per cercar di ricostruire quanto successo. La strada totalmente silenziosa piano piano sbobina come un flashback quanto accaduto nella mia vita. Lo zaino carico di fatti che dicono alla testa “fallimento”, bisognoso di ossigeno…”noi speravamo“. I sentimenti son gli stessi di quei due. Ti sei messo in gioco, ci hai messo la faccia, ti sei giocato la faccia! Ci hai investito tutto, anche il lavoro, solo per Lui, e rimani apparentemente con un pugno di mosche. Peggio..hanno ucciso il Tuo “motivo”, la sentenza finale è di morte fallimentare. Un fiasco solo apparente proprio come aver incrociato la casa natale e la storia di Paolo Borsellino. Lui, come altri su questo lembo di Italia, uomini che ci hanno sperato e che non stati delusi nel loro “metterci la faccia”, anche a costo della vita. 
Il cammino e il sole iniziano a scaldare quei sentimenti così freddi, quella natura anche così ostile, solo piante pungenti. Anche loro son senza linfa. “Come terra deserta arida e senz’acqua” (Sal 62,2) Sentimenti e pensieri iniziano ad essere illuminati e cammino assetata, da samaritana. «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere” »(Gv4,10).
Nonostante la strada sia ultimamente in direzione opposta, Gesù non smette, non ha mai smesso, nemmeno per quei due, nemmeno per me o per te, di inforcare lo zaino e di tenere il mio passo, nella mia direzione così umana. Con dolcezza infinita, aiuta a rimettere insieme i pezzi, mica si svela tutto di colpo. Conosce l’umano, i suoi tempi e le sue sofferenze. È un gentleman! Semplicemente ti fa venire voglia di passare più tempo assieme a questo forestiero che “a pelle” ti piace.
Resta! Non andare oltre. “Resta” nella mia sera. Rimani nel mio casino pazzesco che mi ci perdo pure io! È questione di feeling, capita spesso con persone appena conosciute, qualcosa attira, incuriosisce, una bellezza ancora non consapevole o verbalizzata ma che il cuore (il cuore sicuramente è donna in questo!) già intuisce. “Il deserto è bello non per se stesso ma perché è la strada per entrare nella Terra […] ma è la Terra che attrae, non la strada” Resta! Proprio come i tanti giovani conosciuti, che stanno scegliendo di rimanere, di non scappare dalla loro terra ma di costruire qualcosa di nuovo da lì!
Il muscolo cardiaco intuisce, Gesù rimane. Gesù è concreto. Gesti reali, che riaprono files dimenticati nell’hard disk della memoria. Gesti gratuiti, quotidiani, accoglienti, bicchieri d’acqua, pere regalate, passaggi, letti preparati.  
Fino a Quel gesto, quello che ti fa respirare di nuovo, quello che ridona speranza, quello che “spezza” la morte per ridare vita. Unisci i puntini e nasce la speranza certa che, quando riconoscerai “quel gesto” nel tuo cammino, andrai, venderai tutto e comprerai tutto quel campo “pieno di gioia“. Son stati giorni in cui Gesù con smisurata e commovente tenerezza ha semplicemente battuto sulla mia spalla sussurrando “Ehi, amica mia, non hai sbagliato tutto, non hai sbagliato a investire, riconoscimi e torna indietro, piena di gioia!”.”Due di loro erano in cammino“…e senza indugio tornano verso Gerusalemme a condividere questa esperienza di Incontro! Dopo il Tabor dei monti isolani e isolati, luogo per eccellenza per avere un tête-à-tête con Dio, la quotidianità della comunione! Nessuna soluzione trovata, ma solo un’inversione di marcia a ritrovare la gioia perduta!

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