In tedesco, viene chiamata “freundschaft”, significa amicizia o tradotta meglio “avere cura”. Mi sta colpendo negli ultimi giorni questa sfaccettatura di un’esperienza così universale, che ciascuno di noi ha vissuto, di cui tutti potremmo parlarne e scriverne. L’avventura umana più preziosa, intensa, in cui non ci si può improvvisare, come ogni volto dell’amore, ma che necessita di strumenti, strade, tracce. È l’argomento per cui gli occhi di ogni adolescente si accendono: finalmente anche lui ne sa in materia, anche lui sa di cosa si sta parlando, l’ha vissuto sulla propria pelle.
Lui era lì, seduto nell’ufficio del preside, in silenzio, testa bassa e sguardo colpevole ma furbo. Di fronte all’interrogativo del suo professore rimaneva senza parole. I suoi “amici” l’avevano convinto a saltare l’impegno lavorativo preso, per godere di un’ora di tempo in più in compagnia. “Egli, che nella ribellione fa l’assurda esperienza di sentirsi più forte di Dio e della sua legge, scopre insieme che il male è più forte di lui e ciò che gli pareva esaltante affermazione di sé è soltanto debolezza, cedimento, sconfitta.” (G. Biffi). La fatica del far fatica, dello scegliere, il fascino della finta libertà. Chi non si è trovato almeno una volta in questa situazione scomoda?
”Ma come si passano le giornate nel «Paese dei balocchi»?
— Si passano baloccandosi e divertendosi dalla mattina alla sera. La sera poi si va a letto, e la mattina dopo si ricomincia daccapo. Che te ne pare?
— Uhm!… — fece Pinocchio; e tentennò leggermente il capo, come dire: — «È una vita che la farei volentieri anch’io!»
— Dunque, vuoi partire con me? Sì o no? Risolviti.”. (C. Collodi)
Pinocchio e Lucignolo: la lusinga, la via più facile, veloce, meno impegnativa. Il fascino delle scorciatoie, del divertimento assicurato, immediato.
Ma tu, come te la stai giocando col tuo amico? Che cosa chiedi ad un’amicizia? Come scegli di essere amico? Quante persone lasciamo entrare nelle nostre giornate, ma quante davvero ci sono di reale aiuto per imparare a prenderci cura di noi, della bellezza che siamo e quante, invece, rischiano di diventare un ostacolo? O al contrario, quanto noi con le nostre proposte, suggerimenti, modalità di essere amici e primi sostenitori di chi amiamo, riusciamo davvero a essere compagni di viaggio positivi, costruttivi e non fonte di deviazioni? In ciascuno di noi, in fondo, abita un po’ di Lucignolo, attratti dalla trasgressione, dal chiudere gli occhi per non leggere realmente la realtà, per scansare impegni e responsabilità spigolose, per non dire sempre la verità agli altri e su di noi. Il fascino delle vie di felicità superficiale e provvisoria vestite di vicinanza e sincero affetto, una via che non si impone ma si propone. Se il cuore è assopito, si accontenta e non è pronto a smascherare questo rischio di caduta, una quiete di fondo lo permea e nessun pungolo vitale, invece, ci fa porre domande, nemmeno quella circa il come me la sto giocando col mio amico?
L’amico, allora, diventa la nostra strada per diventare uomini liberi, l’occasione più bella, intensa, vitale, permeante, per scoprire e imparare ad esserlo realmente.