E’ bellissima la storia dell’estraneo che ti capisce meglio di come ti capisca un amico: sorprende che, senza sapere niente di te, gli riesca di farti felice. E’ la situazione imbarazzante dello Spirito Santo, il trentatrè per cento della Trinità, il grande sconosciuto della fede cristiana: «Credo nello Spirito Santo» è l’articolo numero tre della nostra professione di fede. Ma chi è, davvero, lo Spirito Santo? Se nessuno ce lo chiede, lo sappiamo bene; quando qualcuno ce lo chiede, però, c’è il rischio di non riuscire a raccontarlo. Dio è «Padre»: un’immagine di papà, anche se sudicia e dannata, l’uomo ce l’ha. Credo in Gesù, suo unico «Figlio»: essere figli, tutti noi, sappiamo cosa significa, come si sta, cosa comporta. Ma lo Spirito Santo, che faccia ha? Eppure è «Signore e dà la vita»: mica cosa da poco dare la vita. E’ il mestiere delle madri, dei padri: intimità, corpo-a-corpo, fecondazione e gravidanza, la pancia che s’ingrossa nell’attesa. E’ buffo che, proprio di chi ha l’arte della vita, si faccia fatica a mostrarne il volto. E’ anche un po’ colpa-sua, a dirla nella maniera degli uomini: «Nascondersi è caratteristico dello Spirito» ha scritto il teologo Leonardo Boff le suo ultimo libro. Se, dunque, nascondersi è una delle sue passioni preferite, a noi spetta il compito, tragico e divino, di andare a scovarlo: se lo Spirito ama occultarsi, è perchè l’uomo s’appresti a disoccultarlo.
Lo diciamo di una persona che non abbiamo mai incontrato: “E’ un perfetto sconosciuto”. Dicendolo dello Spirito Santo, ci sta, facciamo la professione di fede più onesta di Lui: il suo problema, da perfetto sconosciuto, è che è davvero perfetto. D’altronde, anche senza conoscerlo, a tutti sarà capitato d’avvertire, in vita, un qualcosa di così esaltante da “toglierti il fiato dalla bocca”. Togliere-il-fiato è l’esatto mestiere dello Spirito Santo: «E quando, sorprendentemente irrompe, ci rallegriamo e celebriamo – continua Boff -, celebriamo e ci entusiasmiamo, ci entusiasmiamo e diventiamo ebbri della sua grazia». Urge in noi avvicinarsi alla terza persona della Santissima Trinità, perchè se, come scrive Tacito, «tutto ciò che è sconosciuto è sublime», allora non potrà stare nascosta la sublimità fatta carne. “E lo Spirito Santo si fece arte”, potrebbe essere l’antitesi de «E il Verbo di Dio si fece carne» (Gv 1,14). Lo Spirito non è la carne, ma è la libertà che si è fatta carne: è irrequieto, inquieto, vivace e smanioso. Ecco perchè, nella storia, non ha mai accettato e mai accetterà d’essere proprietà privata di istituzioni politiche, religiose. E’ lui, però, la chiave per entrare nella casa della Santissima Trinità: è lo Spirito Santo a farci incontrare il Cristo. Non solo l’incontro a mò di autografo, ma sopratutto l’entrare in confidenza intima con Lui. Chi lo cantò meglio di tutti fu Saulo/Paolo: mise il brivido dentro il suo genio per affrontare l’identità dello Spirito. Lo rese plastico, elastico, agitato e tridimensionale. Riuscì a portare in alta definizione lo Spirito perchè era stato prima un peccatore, ricostruito dallo Spirito di Dio: è legge cinematografica che per interpretare un grande santo occorra essere stato un grande peccatore.
Gli sconosciuti sono lì apposta per essere conosciuti, prima o poi: «Non ci sono estranei al mondo – scrive W. Yeats -, ma semplicemente amici che non abbiamo ancora incontrato». Sarà perchè è sconosciuto, lo Spirito, che amiamo confessargli l’inconfessabile. Come quando lo incontriamo nell’arte: a qualcuno, forse, sarà pure capitato, di fronte ad un capolavoro, di sentire voglia di confessarsi con quel capolavoro, tanto era sublime e vicina al Cielo la sua bellezza. L’arte s’avvicina moltissimo, ha un che di familiare, con lo Spirito. Le opere d’arte «hanno valore, ma non prezzo (…) – è Boff a parlare – In qualche modo si sottraggono al tempo e ci donano un piccolo anticipo di eterno quaggiù». D’altronde siamo noi, consci o meno, a gridare: Veni Creator Spiritus. E’ creatore, capace di genio, d’inventiva, sorpresa. Ti permette di avvicinarti a Lui ma mai di raggiungerlo fin quasi a toccarlo: è tipico delle zone-di-manovra esigere tali accortezze. Il trattamento da riservargli, comunque, è identico ai primi Due: «Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo». Non volerlo conoscere, sotto-sotto, è professare paura-bestia nella fantasia di Dio.
(da Il Sussidiario, 2 marzo 2020)
Stasera – ore 21.05, TV2000 (canale 28) – andrà in onda la III^ puntata di Io credo, programma di M. Pozza e A. Salvadore con la partecipazione di Papa Francesco. Ospiti della puntata, dal titolo «Credo nello Spirito Santo», saranno, assieme a Papa Francesco, il conduttore televisivo Paolo Bonolis (foto in alto) e Giovanni Putoto (foto in basso), medico del CUAMM di Padova.
Le puntate precedenti di Io credo (TV2000)
«Io credo in Dio». Oppure credo un po’ a tutto (I^ puntata) da Il Sussidiario, 17 febbraio 2020
«Credo in Gesù Cristo». Buffa com’è divisa la tifoseria! (II^ puntata) da Il Sussidiario, 24 febbraio 2020