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La convinzione è che l’essenza dello sport, come la trama d’una storia che chiede di farsi romanzo, gli premesse dietro la penna per uscir fuori. C’è sempre qualcosa di piacevole nello scrivere le prime parole di una storia: non sai mai fin dove ti porteranno. Francesco, sornione come i fuoriclasse, l’aveva anticipato al lettore della Gazzetta il 2 gennaio: «Vedremo cosa il buon Dio ci suggerirà nel prosieguo del pontificato». E così, dopo quella sorta di enciclica laica sullo sport, papa Francesco procura un nuovo assist nel giorno in cui La Gazzetta dello Sport, una sorta di “Buongiorno, Italia!”, compie 125 anni. Altrettanti, il 6 aprile, li festeggia l’Olimpiade moderna: entrambe sono nate nel 1896. Buon compleanno! Firmato: Papa Francesco. E così, domani in edicola troverete un libro con l’intervista integrale rilasciata a Pier Bergonzi e pubblicata sulla Gazzetta e SportWeek il 2 gennaio, arricchita da un’inedita lettera ad un ideale atleta olimpico che rappresenta la sintesi del pensiero di Francesco sullo sport.
Un augurio formulato con una grammatica elementare: «Carissimo atleta». Quasi una sorta di telefonata, un moto dell’anima, un sussulto per dire che gli stai a cuore. Dopo avere aperto l’anno con la sua favolosa intimità sullo sport, prende carta e penna per firmare una lettera agli atleti che, nel loro silenzio eremitico, stanno preparandosi alle Olimpiadi di Tokyo 2021: «Provo ad immaginarmi i tuoi mesi di attesa, di preparazione (…) Tu, il tuo allenatore e quella voce che, da dentro, adesso è lì a bisbigliarti; “Ecco la tua grande occasione: giocatela fino in fondo, accendila!». Si rivolge loro con il linguaggio della passione, dell’esaltazione, del cuore visionario. L’occasione, d’altronde, è ghiotta: verso Tokyo, come fosse un santuario, si sta formando un enorme pellegrinaggio di uomini e donne che, nel nome dello sport, vanno a celebrare la loro liturgia più solenne: l’Olimpiade. Un pellegrinaggio, ma anche una sorta di sinodo sportivo dove 45 mila giovani, che rappresentano il meglio dello sport planetario, si affronteranno per migliorare un primato, migliorarsi, per lasciare il mondo (dello sport) un po’ migliore di come lo hanno trovato. Papa Francesco, da bordo campo, l’incoraggia: «E’ la tua grande occasione, l’appuntamento supremo per la migliore gioventù dello sport». Vai!
Lo sport è semplice: un terreno, una sfida, uno che vince, uno che perde. E il giorno dopo si ricomincia: non è così anche la vita? Per chi crede in essa, nessuna partita è mai persa, al massimo è finito il tempo a disposizione: «Ecco perchè – scrive il Papa – potrai anche accettare la sconfitta, ma sono convinto che non accetteresti mai di rinunciare a provarci». L’appetito viene vivendo: «Ogni ora perduta oggi è un pezzo d’infelicità domani». Francesco è capace di rendere tutto così semplice da apparire naturale, senza fatica, come lo sport di D’Annunzio: «Fare sport è una fatica senza fatica». Il suo scrivere è di sale, non è miele: quando entra in campo, il Papa entra per alimentare la passione, gioca in squadra con la vita, in attacco: «Sogna: esplora, migliora il tuo limite, sfida l’avversario – ha tocchi di poesia il Papa argentino -. Fallo con stile, però, senza perdere il senso della misura, offrendo il meglio del tuo cuore prima ancora del tuo fisico». Capitalizzando il valore della sconfitta: «Non gettarla via: osservala, ascoltala». Capita d’imparare una riga dalla vittoria, un libro dalla sconfitta.
Nessuna scorciatoia, però: «Allearsi con il doping non è solo imbrogliare il tuo avversario, è calpestare la tua stessa dignità». Salvata la passione, aiuterai la risurrezione: «La tua non è una chiamata alle armi. E’ mostrare che in guerra si uccide senza mai vincere, ma nello sport si vince senza mai uccidere». Una lettera che, scherzo di date, esce nel giorno del grande silenzio: il Sabato Santo della cristianità. Un’attesa imbrogliata di pensieri, aspettative: “Risorgerà? Ce la farà?” Non c’era giornata più bella per impostare la sfida: «Morte e vita si sono affrontare in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto ma ora, vivo, trionfa» recitiamo a Pasqua. Cristo, scalando il Calvario, ha firmato il più grande allenamento della storia. Gli davano del perdente: «Ci sono imprese nate dove tutti vedevano la fine dell’atleta». Era l’unica pista per conquistare la vittoria: «Ci sono attimi che, da soli, valgono tutto l’oro del mondo». Frammenti di Pasqua incastonati nelle piccole via crucis quotidiane. Dove vincere è non arrendersi.

(da La Gazzetta dello Sport, 2 aprile 2021)

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(Sabato 3 aprile, in tutte le edicole, allegato a La Gazzetta dello Sport)
Pier Bergonzi e Marco Pozza (a cura di), Lo sport secondo Papa Francesco. Lettera aperta ad un atleta olimpico, La Gazzetta dello Sport, 2021)

Una “enciclica laica” per scoprirsi campioni anche nel cuore. Questo rappresentano le riflessioni che Papa Francesco dedica agli atleti e al mondo dello sport, e a ciascuno di noi, mostrando una grande prossimità e indicando una via per allenare il corpo come lo spirito, nella condivisione di sacrifici e di valori, tra passione e impegno. Dare sacralità alla fatica, mettersi sempre in gioco e non arrendersi mai, spingersi verso un oltre dando il meglio di sè. Un messaggio vero, aperto, universale.

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