Il comportamento di Gesù ci rivela che è necessario, per tutti, acquisire uno “sguardo nuovo”.
Uno sguardo capace di “sospettare” che ogni individuo, sotto le incrostazioni degli errori, dei difetti, delle infamie, o anche soltanto delle debolezze, conserva una zona intatta, “vergine”, dove il suo essere più autentico coltiva il desiderio di aprirsi a qualcuno capace di amarlo.
Unicamente l’amore, che si fa strada in quella zona inesplorata attraverso lo sguardo, non della diffidenza, ma del rispetto e dell’accettazione, riesce a trasformare una creatura dal di dentro.
Tutto è giocato sullo sguardo.
Allorché alza gli occhi, l’adultera vede Uno che la guarda in maniera diversa dagli altri.
Non aveva mai visto un uomo osservarla in quel modo.
Finora aveva fatto esperienza di due tipi di sguardo. Quello del desiderio, della cupidigia, del possesso egoistico. E quello della condanna. E, forse, nella scena evangelica, i … titolari dei due tipi di sguardo erano le stesse persone: sì, quelli con le pietre in mano.
La carità cominci dallo sguardo.
Lo sguardo di Gesù è, in un certo senso, creatore. Chiama all’esistenza una persona. Risveglia il suo essere autentico, reale.
Ed è anche uno sguardo rivelatore. Perché manifesta all’uomo le sue vere possibilità, la sua vera dimensione.
Il nostro sguardo dev’essere, prima di tutto, libero. Perché soltanto uno sguardo libero rappresenta un appello alla libertà.
Libero perché ha sfondato la prigione del proprio egoismo, delle proprie comodità, dell’indifferenza, degli interessi, per aprirsi all’altro in un atteggiamento di accoglienza, simpatia, discrezione, cordialità, delicatezza, benevolenza.
Libero dalle lenti deformanti dei pregiudizi, delle prevenzioni, dei sospetti, della diffidenza.
Libero da ogni istinto di separazione e di discriminazione.
Le persone che il nostro sguardo rifiuta saranno condannate, forse, a portare tutta la vita un marchio di rifiuto, di solitudine, di insignificanza.
Anche uno sguardo di indifferenza può essere omicida. Uno sguardo di indifferenza ha il potere di cancellare una persona.
Soltanto se possediamo uno sguardo purificato le pietre cominceranno a cadere dalle nostre mani.
Noi possediamo le parole, mica abbiamo bisogno di sporcarci le mani. Ci illudiamo di combattere il peccato togliendo di mezzo i peccatori.
E quando un essere umano, sia pure colpevole, viene sepolta sotto una gragnuola di parole-sassi, là sotto non c’è solo un individuo. Pure il Vangelo, pure la verità, stanno sotto il mucchio.
Un semplice graffio – anche solo verbale – su una persona. E la carità ha le ossa rotte.
Una verità e una morale, difese con le pietre – sia pure in versione aggiornata – oppure schizzando veleni sugli avversari, appaiono “irriconoscibili”, sfigurate. Non hanno più nulla a che vedere con a verità e la morale proclamate dal Vangelo di Gesù Cristo.
(Alessandro Pronzato, Le donne che hanno incontrato Gesù)

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