Per giorni ci siamo abbeverati gli occhi di bellezza al naturale, di paesaggi mozzafiato, di gente ospitale, vita semplice, sapori seguini. Seppure attrezzati con telecamere e attrezzature varie, l’idea non era quella d’andare in Turchia da turisti, bensì da pellegrini. Nel cuore c’era un desiderio vergine: trovare un modo perchè i luoghi che avremmo visitato non fossero solamente cimeli di una storia passata, ma fossero in grado di restituirci quel surplus di spiritualità che li hanno resi capaci di sfidare i secoli. Per tentare quel segreto recondito capace di custodire per secoli un messaggio e rendertelo presente all’istante, come fosse appena scritto, scritto apposta per te. Una sorta di testimonianza vivente di vita che si può raggiungere attraverso la memoria e la grammatica della fede. La Turchia, per colui che crede, è il paese dei nostri nonni: se in Egitto, in quanto a fede e salvezza, si è vissuto la stagione del complicato fidanzamento e della gravidanza; se Israele e la Palestina hanno visto nascere e crescere quel bellimbusto di Figliolo capace di far fiorire una nuova storia d’amore, la Turchia ha visto questa storia d’amore farsi adolescente, mettere su i primi muscoli, imparare a camminare da sola, far fiorire altre storie dal ceppo della loro storia. In Turchia, per chi ha un cuore con gli orecchi aperti all’ascolto, la predicazione degli apostoli stazione ancora nelle pietre parlanti di una terra piena di agguati, resistenze, ripartenze verso Cristo.

“A fotografare delle pietre, siete andati?” dirà qualcuno pensando alla terra governata da Erdogan, franata sotto l’inflazione, ambigua col conflitto ucraino-russo. Non sono solo pietre quelle che siamo andati ad intervistare: sono luoghi e spazi, chilometri e silenzi, acqua e vuoti capaci di accorciare la distanza tra la nostra epoca e quella che li ha visti erigersi. È stato un viaggio lungo 1700 km iniziato tra le moschee mozzafiato di Istànbul e terminato nell’incantesimo della Cappadocia, attraversando l’antica città di Efeso, Gerapoli, Laodicea, Antiochia di Pisidia e Iconio, la città del grandissimo poeta Rumi. Ci è capitato d’incrociare un mosaico di tradizioni e di contraddizioni, un groviglio di modernità e antichità, di volti velati e volti scoperti, di cristianesimo e di islam, di Oriente e Occidente. La Turchia, tra le tantissime sfumature di cui è custode, è anche la terra dove si sono celebrati i primi grandi concili ecumenici, dove è stato definito il Credo, la terra delle prime comunità cristiane. Di Padri della Chiesa giganti e di altrettanti filosofi eruditi. E’ la terra dove il grande persecutore, Saulo di Tarso, è divenuto il grande perseguitato: san Paolo il Magno. Proprio qui, il più grande scrittore di lettore della Scittura Sacra, diede il meglio di sé, tra applausi e persecuzioni.

Siamo giunti laggiù per rintracciare le ragioni della speranza della nostra fede: non poteva essere altrimenti in una terra in cui le opinioni più disparate su uomo, mondo e Dio hanno avuto diritto di cittadinanza. Dove, come in nessun altro posto, il confine tra eresia e ortodossia non è mai stato così elastico, tutto ancora da definire. Per questo, chi visse in questa terra agli inizi del cristianesimo, potè sbizzarrirsi nei ragionamenti senza vedersi messo sopra il fuoco ardente dalla Sacra Inquisizione: bisognava pur tentare di dare una forma al sorriso del Cristo Nazareno. E solo chi parte da zero nel fare una cosa potrà concedersi anche il lusso di qualche fuoripista azzardato. Ne è uscito un viaggio in otto puntate (più due): chi vorrà ci potrà (in)seguire da sabato prossimo, alle 16.00 circa, su RaiUno, nel programma di A Sua immagine, cercheremo, come è nelle nostre abilità, di prestarvi i nostri occhi per rifare questo viaggio assieme con noi. Andare in Turchia, per un cristiano, non è fare vacanza: è ritornare nel paese dei suoi antenati. Dov’è iniziata la propria storia. Mentre noi rincasavamo, la Turchia iniziava a sgretolarsi sotto i colpi d’un terremoto infausto: ha bloccato gli orologi sull’ora della paura. Lasciandoci in dote qualche secondo di spavento e, probabilmente, tanti anni di silenzio. Oltrechè una dose di Grazia ricevuta.

(*) Questo ciclo di puntate – girate in Turchia tra la fine di gennaio e gli inizi di febbraio 2023 – nasce dalla collaborazione tra il programma di RaiUno A Sua immagine e Opera Romana Pellegrinaggi che, nel recente passato, a contribuito a realizzare anche i cicli di puntate da Israele-Palestina (2018), dalla Giordania (2018) e dall’Armenia (2019). Il programma è condotto da don Marco Pozza, accompagnato da don Giovanni Biallo, assistente spirituale di ORP.

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