cerniera

Rimase come la più grande delle tentazioni tra quelle capitategli. Oltre il rischio di piangersi addosso per essere arrivato in ritardo per diventare il più grande tra i profeti: o, ironia della sorte, in anticipo per tentare la carriera di discepolo (liturgia della II^ domenica del tempo ordinario). Al Battista la tentazione più grande gli venne servita su un piatto d’argento, forse simile a quel vassoio sul quale poggerà – per un capriccio di donna Salomè – la sua testa pensante. Fu la semplice tentazione di sentirsi Dio. Non sarebbe stata civetteria personale, nemmeno arrivismo di uomo: avrebbe avuto semplicemente i crismi di una semplice conclusione di percorso. Vide la luce in prossimità dei giorni di Cristo, del quale era anche stretto parente: arringava la folla con una potenza di parola che penetrava diritta nel cuore delle folle. I suoi verbi erano verbi instabili, di movimento: additare e smuovere, preparare e spianare, alzarsi e camminare. Convertirsi e credere. La sua fede fu un viaggio movimentato: dal grembo di Elisabetta – donna che tutti tacciavano per finita, per sterile – agli spazi devastanti del deserto, fino all’angustia di una cella di prigione; senza dimenticare la sponda di quel fiume, il Giordano, nella quale visse l’imbarazzo degli imbarazzi: lui, il preparatore delle genti, stretto e costretto a battezzare Dio. La creatura e il Creatore, l’umanità e la divinità, lo stupore e il mistero. La promessa e la Presenza. Il mondo gli andò dietro, festoso e festante: sembravano i tempi della salvezza lungamente vaneggiata e inseguita. Qualcuno non credette ai suoi occhi, qualche altro ne confermò i lineamenti, altri ancora ne seguirono prontamente la diritta via che annunciava. Fu uomo che conobbe i giorni del gaudio e della mestizia, della consolazione e della desolazione, degli onori e dell’infamia. Dopo Maria, fu il primo ad intercettare l’avvento di Cristo: rispose con un sussulto nel grembo che fece tremare la maternità appesantita della vecchia madre Elisabetta. Subito dopo affrontò il deserto, terra di silenzio e non di mutismo. Lì affinò le armi, celebrò le prime profezie, iniziò a spianare quei sentieri ed avvallare quegli avvallamenti che mai riuscì a vedere sistemati. Avvertì l’urto del Dio vicino, Lo vide confondersi con i peccatori, mai ne perse le tracce negli anni di vita nascosta di Nazareth. La familiarità non lo risparmiò dei dubbi umani: dal dentro di una prigione mandò a chiedere se fosse davvero Cristo il Messia, o se dovessero attendere altri. Quell’uomo era simile ad una cerniera: a metà tra due tempi, il prima di Cristo e il dopo di Cristo; tra due stagioni, quella dell’Antica Promessa e quella dell’inedita Presenza; tra due rotoli, quello dell’Antico e quello del Nuovo Testamento. Tra due storie diverse: quella in cui Dio poteva sembrare lontano e quella in cui il Dio lontano era qui, vicino a lui. Il Vangelo che profuma di pane, di strade, di bucato e di sorprese. Arrivò forse di primo mattino la tentazione: come per Cristo, anche per Lucifero il primo mattino è l’ora preferita. L’uomo è ancora scoperto, gli occhi devono ancora prendere possesso del mondo, il cuore sta per indossare i suoi vestiti. Le grandi operazioni nella Scrittura – dalle peregrinazioni di Adamo al mattino della Risurrezione – succedono alle prime luci dell’alba. Stanchezza o desolazione, contrattempo o piccolo imprevisto, sicuramente Lucifero tentò di far deragliare il cuore del Battista: la gente ci avrebbe creduto. Anche a lui, forse, propose di sostituirsi a Dio. Come a me, sempre all’alba, spesso vestito da amico: “sei il miglior prete che abbia mai conosciuto. Cosa sarebbe il mondo senza di te?” Infido, Satana: con me, col Battista più di me. Dopodomani con Dio. Quel povero prete che sono io, ogni tanto ci cade: si sente Dio e dopo qualche istante capitola a terra. Col Battista non gli riuscì. La folla lo acclamava Messia, lui puntò il dito: “Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo”. Seguirono Cristo: fu il giorno dell’aggancio riuscito, la fusione tra promessa, preparazione e compimento. Riuscito perchè il Battista mai si pensò Iddio. Scelse di rimanerne un umilissimo anticipo. Per poi farsi da parte e lasciarGli tutta la strada libera. Nel nome della fedeltà, che è poi il nome del Padre.

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