stalla2Forse anche oggi l’abbiamo guardata distrattamente, nel presepe di casa o nei tanti allestiti per le festività natalizie nei posti più disparati, domandandoci magari se grotta o stalla ebbe il privilegio di accogliere il Figlio di Dio, il Re dei Re nella sua venuta su questa terra.

E forse, la certezza – a proposito di questo dettaglio –  non ci sarà mai. Lasciamo che la tradizione tramandi il ricordo impreciso, imperfetto, ma colmo di significato.

Con ogni probabilità, si trattava in ogni caso di un ricovero per animali, motivo per cui l’elemento che resta costante è una mangiatoia.

Paglia e legno, a riscaldare la fredda notte d’inverno, dalle gelide folate di vento e dall’indifferenza di chi non si accorge dell’indigenza del pellegrino, del viaggiatore, del profugo, dell’orfano, dello straniero, che passano accanto senza trovare solidarietà, aiuto, accoglienza.

L’Annunciazione fu fatta ad una ragazzina di paese, a cui nessun sano di mente avrebbe affidato alcun compito di responsabilità. Figuriamoci la salvezza del mondo. Ed ora è chiamata Arca dell’Alleanza e Nuova Eva. Colei che ha partecipato ad un rinnovamento del mondo, ma – prima ancora – del pensiero usuale e consueto.

 

Questa ragazzina fu affidata in custodia a un falegname, di nome Giuseppe. E insieme, questa famiglia, iniziò ad affrontare le difficoltà. A cominciare da ciò che può significare, specie a quell’epoca, viaggiare con una donna gravida. E dare, infine, alla luce un figlio, nel buio gelido d’una notte d’inverno, in un ricovero per animali, a pochi passi dalla grande città di Gerusalemme, a sottolineare, ancora una volta, il rifiuto dei luoghi del potere (politico e religioso). Sancito in modo ancora più netto dall’iniziativa esplicita di Erode, volta a eliminare lo scomodo “rivale”, per ritrovare una serenità che (lo so, con un salto temporale e spaziale abbastanza forzato) spinge a un parallelismo con la malvagia strega di Biancaneve. Ovviamente, anche solo per motivi cronologici, dobbiamo per forza pensare siano stati i fratelli Grimm ad ispirarsi ad Erode nella creazione della strega Grimilde, non viceversa!

Tanto crudele nei suoi atti, quanto infantile nelle sue pretese: esigeva, in modo inderogabile di essere la numero uno, la migliore, quindi la più bella del reame. In poche parole: non sapeva perdere. Così come Erode. Non era in grado di accettare una regalità diversa dal solito, un re capace di farsi servo degli uomini, di mettersi a loro disposizione, fino all’inaudito disegno di spendere la propria vita in modo totale per loro! Per amore.

E in fondo, a volte anche noi assomigliamo un po’ a Erode (e quindi a Grimilde!). Ci capita così tutte le volte in cui non riusciamo a comprendere il significato della stalla. Dio si fa Bambino, ma non aspetta che la nostra casa sia pronta. Non si scoraggia di fronte a un rifiuto. Irrompe, nella storia dell’umanità, come nella storia di ogni uomo. Si prende il suo spazio. Senza pretese. E lì, attende di essere accolto. Con libertà e semplicità.

E allora, non c’è da attendere ancora, da agghindarsi, da rimandare. Lui è qui, ora, per tutti e per ciascuno.

È l’Emmanuele e la sua promessa non è di prosperità, neppure di pace: l’unica cosa che ci garantisce è di non lasciarci soli, dovunque noi ci troviamo, perché è il Dio-con- noi!

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