Ci sono più cose naufragate in fondo all’anima mia che tutte quelle che un mare trattiene nei suoi fondali. Cose che, quando fanno capolino per stuzzicare la mia memoria, mi rinfacciano la cosa più buffa dei miei naufragi: quando sono naufragato, sono naufragato senza la minima tempesta. Ho fatto naufragio in un mare nel quale posso toccare con i piedi il suo fondo. “Così navigato, eppure così naufrago” mi dico spesso la sera prima di un’altra avventura. La sera prima di una Quaresima che s’affaccia sul calendario. Di ritornare in barca, visto com’è andata l’ultima volta, non è che abbia granchè desiderio. Anche l’ultima volta – come la penultima, terz’ultima e, forse, anche la quart’ultima, – non è stata granchè come raccolta: il massimo che ho racimolato, al netto dei buoni propositi iniziali, è stato poco più di nulla. Mi sono dovuto appigliare alle buone intenzioni (che erano davvero buone) per cercare di non disperare completamente. Alle intenzioni più che buone, infatti, non sono seguiti risultati all’altezza. Una cosa mi è parsa subito evidente in tutti i naufragi: è mia consuetudine, in tempi di per sé favorevoli alla conversione, ritrovarmi a ornare le cabine della mia barca ch’è sempre sul punto di affondare. Ahimè, pace all’anima mia: provo a nuotare, mi sbraccio, mi aggrappo, affondo, riemergo. Sta di fatto che non ho capito se ci vuole più coraggio a tentare o ad arrendersi.
È un pensiero in corso.
Ogni Quaresima, alla fine, mi rivela a me stesso per quello che sono: sono un esperto di tentativi falliti. L’ultima volta avevo delineato per tempo la lista dei desideri “proibiti”, c’era dentro di tutto un po’: dalla cioccolata Kinder da mettere sull’altare della riuncia ai pensieri cattivi da non fare; dalle bibite gassate da evitare alle buone opere da inventarmi; dalle volgarità da non dire (per quaranta giorni) alle parole da curare; dalle amicizie da potare alle omissioni da cercar di non firmare. Pensieri, parole, opere, omissioni: praticamente mi ero proposto di cercare, come mai prima, d’andare il più vicino possibile alla santità. Risultato? Ginocchia sbucciate, mani callose, occhi da cavare e gettare nella Geenna: sono partito per tentare la santità, sono arrivato a destinazione ch’ero poco più che un pugno di carne scorticata. E mi sono detto: “Non ci proverò mai più, tanto so già come andrà a finire. Mi sono stancato di me e dei miei inutili buoni propositi”. Ero proprio sicuro, poi il patatrac: «E’ una follia odiare tutte le rose perchè una spina ti ha punto – mi ha mandato a dire il mio amico Antoine de Saint-Exupéry -, abbandonare tutti i sogni perchè uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perchè uno è fallito». Ho dovuto pensarci, anche perchè non è che avessi altre grandi chance per ripartire: “E se non fossero dei fallimenti di cui vergognarmi ma dei tentativi di cui andare fiero?” mi sono detto. A conti fatti, infatti, più che errori erano stati dei tentativi (reiterati) di dare retta al mio cuore per essere felice. “Almeno ci ho provato!” mi sono detto, auto-incoraggiandomi.
Per questa Quaresima, dunque, che cosa fare? Non ho grandi opzioni, visto il naufragio fatto nell’ultima: o resto a rimirare lo schianto con i rottami attorno allo scoglio, oppure debbo cercare di risalire sulla mia barca e andare a riprendermi l’onda. La mia barchetta, col passare degli anni, ormai s’è ridotta ad essere poco più che una scialuppa: fa acqua da tutte le parti, ha mille pezze a supplire i buchi, non vale granchè al mercato nautico. Eppure c’è un qualcosa che mi invita all’ostinazione: l’ostinazione dell’ultimo tentativo – “Provo l’ultimo e poi mi arrendo” – che non è mai l’ultimo. La scuola, come credito d’averla frequentata, mi ha insegnato che le più belle storie cominciano sempre da un naufragio. Non è un problema, dunque, la somma di naufragi collezionati finora. Salvo ricordare le istruzioni per l’uso in caso di un ulteriore naufragio: la condizione prima per salvare l’anima dalla bancarotta non è sapere nuotare ma volersi salvare. Per quanto riguarda la tempistica, la scimmia impara a saltare dall’albero dopo vari tentativi.
A Iddio, comunque, basterà un istante per rovesciare quello che una povera vita oppone alla Grazia per anni. Nel frattempo, quanti tentativi mi rimangono?
10 risposte
Mi da coraggio il voler ritentare.. Con LUI, SPERO E CONFIDO. 🙏💓🙏
Caro don Marco ti ringrazio con tutto il cuore per ciò che ci doni con i tuoi scritti. Grazie.
Grazie don una meditazione umile e speciale che ti fa comprendere cosa e la vita cristiana … Un abbraccio e buon cammino quaresimale…
Buongiorno dm,le tue parole mi incoraggiano,pensavo di essere una fallita a proposito di tanti bei propositi,ma ,come si usa dire mal comune mezzo guaio!!!Certamente anche questa volta via a tante belle e buone intenzioni, ma chissà!……
Tanti tentativi quanti ne servono don Marco! Mai disperare dell’amore di Dio e della nostra Santa Mamma: salve Regina… è con l’Ave Maria la preghiera che invoco più spesso. Stammi bene caro amico, che Dio ti benedica e ti protegga sempre
“Non rinunciare, ma moltiplica! La quaresima è il
tempo per rendere bella la vita. Cenere e acqua
sono gli ingredienti primitivi del bucato di un
tempo. E allora si riparte da qui: dal desiderio
di rendere bella la tua vita. Sì, proprio la tua! II
primo impegno è proprio questo: accorgerti delle
bellezze che ti porti dentro e che per qualche
motivo hai lasciato da parte. La quaresima, poi, è
il tempo della moltiplicazione. In questo periodo
moltiplica invece di rinunciare; moltiplica il tuo
tempo per le persone, per gli amici; moltiplica
i gesti d’amore; moltiplica le parole buone che
fanno bene al cuore. Moltiplica il tempo del
silenzio e della meditazione. Prega, leggi, rileggi
la tua vita. Ama i passi che hai fatto fino ad oggi.
Questo è il tempo per rendere bella la vita. Non
rinunciare solo alle cose materiali e non essere
solo contento di non mangiare dolci, di non
fumare, di non scrivere sui social; in questo tempo
dovrai coinvolgere il cuore e capire come ami le
persone. E’ il cuore che conta. Buon cammino!”
Don Tonino Bello
Bellissima esortazione. Mi piacerebbe riuscire a vivere così la quaresima e poi tutto l’anno dopo avere imparato a comandare al cuore in questo modo.! Vivere avrebbe un altro senso e un altro sapore la mia vita
Tutti ci siamo riconosciuti nelle tue parole dM. Scritte da te mi danno la ragione della speranza e la voglia, tanta, di salvarmi
Provo l’ultimo che non è mai l’ultimo e ritento , è non arrendersi alle pause , alla mancanza di perseveranza , avere il coraggio di riprendere e andare avanti
Grazie di ❤️
Ciao don Marco, dobbiamo riconoscere la nostra miseria. Nella tradizione ortodossa i padri della Chiesa ci darebbero una soluzione grande: l’orazione continua, la contemplazione ininterrotta di Gesù.