La voce amica di Radio scuola – affidabile e aggiornata in tempo reale nei corridoi scolastici – già da giorni aveva iniziato a mandare in onda la fine della scuola: per stemperare i primi caldi, per accendere i primi entusiasmi, per debellare le ultime apprensioni e prestazioni scolastiche. Ancora qualche giorno, il tempo di contemplare quella tabella affissa alla porta della scuola, e si capirà che tipo d’estate si delinea all’orizzonte: di manovalanza, di sudore o di spensierata creatività. Chissà se all’eufemistica espressione al colloquio con i genitori – “suo figlio dà segni di miglioramento” – corrisponderà un debito in meno: o si dimostrerà essere stata l’ennesimo trucco per dire che il miglioramento stava nella mano messa davanti alla bocca prima di starnutire. Con annesso e connesso fraintendimento tra insegnante e genitore.
Chiusa la scuola statale, s’apre quella privata; laddove per tre mesi le materie di studio, i viaggi d’istruzione (diversi dai viaggi distruzione scolastici) e i compiti per casa saranno dettati dai veri interessi che albergano nei cuori giovani: una lingua da imparare, un mestiere d’apprendere, una città da scoprire cartina alla mano. Oppure una semplice lettura, un blog da inventarsi, un sito da rinfrescare. Poco importa se le marche che hanno scritto la storia del monumento scuola – Garzanti e De Agostini, Laterza e Paravia, Mondadori e Cedam – saranno sostituite dalla concorrenza firmata Apple e Nokia, Yamamay e Monella Vagabonda, Billabong e Tiger. Ciò che conta è che questi asini – scolasticamente parlando – tengono in mano delle matite colorate. E da quando esiste il mondo chi ha i colori in mano custodisce anche la possibilità di colorare l’ambiente. Cicerone e Anneo Seneca – magari in compagnia dell’amico Vercingetorige o della fidata Penelope – s’arresteranno nei loro viaggi e per tre mesi verranno messi in “cassa integrazione”: d’altronde la crisi se è globale significa che investe tutti, classici compresi. Si salverà quella “matematica da spiaggia” alla quale rubare termini come seni, proiezioni e investimenti ma spostando il capitale sull’umano, anziché su ordinate e ascisse di liceale memoria: passibili di seccature e bocciature. Pertanto si potrebbe partire dall’umano degli studenti per mostrare come la tanto invocata interdisciplinarietà (lemma che Word sta sottolineando come errore) funzioni a meraviglia: supplendo l’incapacità di accendersi in vista della maturità.
E’ la scuola finanziata dall’estate, dove tra tagli e manovre l’unica certezza rimane quella della libera invenzione delle giornate: la scuola più creativa perchè ciò che nascerà di bello – e sarà sempre inversamente proporzionale alle previsioni degli esperti – profumerà di giovinezza e di passione. E racconterà con metafore sincere la loro inedita e libera frequentazione del mondo. E allora pazienza se d’estate riposano gli studenti e lavoreranno gli insegnanti: d’altronde i ritocchi di manutenzione straordinaria si fanno sempre quando le aziende e le fabbriche sono vuote. E probabilmente quest’anno più di qualche docente – stimolato creativamente dal suo Direttore – dovrà lanciarsi in una “campagna acquisti” che rimpolpi le squadre che s’appresteranno ad iscriversi al prossimo campionato scolastico. Perchè chi scrive da’ per certo che in tempi di scandali e sospetti, a rimettercene non sia solo la credibilità della Chiesa. Ma anche di quelle cattedrali – alla perenne ricerca di nuovi adepti – che vanno cercando l’educazione integrale dell’uomo.
Tutt’altra cosa dall’abbronzatura integrale. Per quella basta un’estate di sole.