Gentile Sign. Silvio Berlusconi, premier di un paese invidiato per storia, cultura e bellezze. La mia sarà una delle tante lettere che lei riceve. Le anticipo che non sarà una lettera d’accusa, né tantomeno un tentativo di diagnosticarle una malattia che qualcuno le addita. Lei è troppo intelligente per cedere alle provocazioni. E di fronte a uno che dice “abbiamo vinto” anche quando perde due sono le opzioni: si può provare fastidio o ammirazione. Sono convinto che per carisma comunicativo lei sia l’unico a poter competere con l’altro genio passato per la sua Milano, quel Mourinho che teorizzò la “prostituzione intellettuale” e l’attacco preventivo come via di salvezza al popolo che si calava in battaglia. Non importa se l’arena in cui combattere è il Meazza di Milano, l’aula del Parlamento o qualche Tempio di fede: l’importante è andare, conquistare la terra e rientrare. Mi permetta solo due semplici annotazioni a mo’ di appunto: se non altro per rispondere a qualcuno che in questi giorni scrive nel nostro sito.
La prima riguarda il suo cuore. Tanti ne elogiano la bontà d’animo e la generosità, forse complice anche una certa fortuna imprenditoriale che ha cercato e avuto. Ma davvero basta fare il bene per aiutare le persone? Qualche santo della teologia cattolica – che ancora oggi s’insegna – diceva: “fa’ il bene e fallo bene”. Certo che il bene va fatto, ma va fatto bene perché non diventi occasione di male. Aiutare una bisognosa è un’opera nobile, come soccorrere l’orfano e la vedova: ci mancherebbe. Ma in uno stato vige una legalità e una giustizia che sta alla base anche del messaggio evangelico del quale lei dimostra d’essere strenuo paladino. Benedetto XVI, un Papa al quale troppo spesso stringe la mano, nel percorso di riconciliazione per i misfatti compiuti nella Chiesa ha parlato di una misericordia che non cancella la giustizia. Dal più in alto finanche all’ultimo arrivato a Casa Italia. Gli episodi di questi giorni, invece, mostrano ai ragazzi che tutto è possibile a chi conosce qualcuno. Cosa ben diversa dal dire “tutto è possibile a chi crede” (Mc 9,23). Perché se una ragazza sbaglia dev’essere aiutata correggendola, non mostrandole una scorciatoia. Altrimenti lei pensa che tutto sia lecito a chi è bello. E chi è nato brutto, allora? Davvero deve massacrarsi dentro un centro estetico o può avvalersi della medesima dignità? Un certo comportamento destabilizza il sentire comune.
La seconda cosa riguarda lo stile di vita. Io l’ammiro per la tempra alla sua età. Lei non è certamente vecchio, diciamo che è diversamente giovane, così salviamo capra e cavoli. Ma è pur sempre un uomo pubblico e di livello, politico di spicco che aspira al Quirinale. Lei immagini se ogni papà – e lei lo sa che certi padri e certe madri fanno davvero i ritmi che fa lei, con l’aggravante d’essere nessuno – per distrarsi la testa facesse “bunga bunga” a casa la notte, organizzasse festini creativi e di volta in volta cambiasse gli usi e i costumi tanto per distrarsi la mente. Non so se un figlio giustificherebbe il comportamento del padre solo perché il padre lavora sodo: c’è anche una donna da onorare. O, mancasse una donna, c’è uno stile a cui ammaestrare. Sinceramente faccio fatica a trovare la soluzione a tanti quesiti che mi si pongono dopo che la gente raccoglie ed elabora le notizie. Sopratutto ai giovani che in lei vedono il modello dell’uomo realizzato, virile e invincibile.
Ora io so che tutto questo è “spazzatura mediatica” di una sinistra gelosa e domattina, come a Napoli, tutto sarà ripulito e profumato di nuovo. Comunque, così di passaggio, ho preferito confidarmi con lei. Perché nel caso ci fosse qualcosa di vero sarà difficile far credere alla gente giovane che la polenta cambi sapore solo per il fatto che la si chiami “crema di mais”.