Ho avuto la possibilità di vivere due giorni coi miei alunni, prossimi maturandi, a stretto contatto, in un ostello ai piedi dei colli Euganei, all’ombra di una bellissima abbazia in mezzo al verde e immersa nel silenzio. Due giorni di studio, di fraternità, di tempo rallentato e investito per rimettere ordine nelle proprie conoscenze, ma anche per dare una forma alle domande e alle preoccupazioni del “E dopo cosa farò? Come sceglierò?”.
Ho avuto anche l’onore di sistemare un po’ la tesina di una delle ragazze. Mi ha colpito sin da subito il titolo legato a una profonda domanda di senso, circa la smania insita nell’uomo di ricercare in modo ostentato la perfezione. La “scusa”di correggere qualche forma sintattica non riuscita del tutto, è diventata occasione per intessere un dialogo personale con lei e per parlare cuore a cuore, prof -alunna, adulto – giovane ragazza, circa la sua visione della vita, i motivi che l’avevano portata a cercare così tanto una risposta a questa domanda che portava dentro, al punto da scriverci la tesina.
L’uomo fino a che punto è stato – ed è tuttora in grado – di spingersi, pur di tendere a una personale idea di perfezione? Se rimaniamo con lo sguardo rivolto al passato possiamo osservare la ricerca esagerata di una perfezione estetica, di una perfezione scaduta poi nella manipolazione della Natura, negli OGM, nel doping, fino alla follia di voler ricercare, a costo di eliminare tutto il resto, la razza perfetta. Perfezionismo in auge anche oggi: estetico, razziale, sociale. Eppure a quella mia alunna, insoddisfatta di quanto rielaborato dagli insegnamenti della storia, l’intuizione è venuta. Ha colto che l’uomo non può perpetrare questa continua tensione che porta solo alla distruzione. Ha intuito esserci Qualcosa di più grande, Qualcuno che va oltre l’umano stesso. La perfezione perfetta non è dell’uomo ma solo di Dio. Che libertà! Ha intuito, anche, che la natura dell’uomo è limitata, imperfetta, finita e che, solo imparando a fare i conti, realmente, onestamente, serenamente con questa consapevolezza, l’umanità potrà finalmente essere appagata e felice. La propria libertà e felicità sta nell’accoglienza e nell’accettazione del proprio limite, della propria condizione. Non rassegnazione, bensì liberante accettazione di un confine.
Riflessioni importanti, profonde, provocatorie, per chi è alle soglie di scelte importanti per il proprio futuro. Chissà in che modo, anche grazie al percorso fatto attraverso questo approfondimento da portare davanti a una commissione il giorno dell’orale, questa ragazza potrà guardare con più speranza e fiducia il proprio domani.
Mancano oramai poche ore all’inizio di questo nuovo Esame di Stato, un esame che dovrebbe misurare la maturità acquisita da questi giovani. Credo che questa mia alunna, insieme a tantissimi altri suoi coetanei della Penisola, abbiano già colto l’essenza di cosa significhi diventare maturi, diventare adulti, diventare uomini e donne capaci di guardarsi allo specchio ogni mattina e sorridere soddisfatti per quel volto riflesso, probabilmente ferito, imperfetto, ma unico e bello.
Un grandissimo in bocca al lupo a tutti voi!