1938 Madonna Chagall
Detta così, ai più parve evidente mancanza di modestia: «D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Lc 1,48). Canticchiata in punta di labbra dopo un’esplicita richiesta di collaborazione: Dio, l’Irriverenza assoluta, le aveva appena chiesto un passaggio per venire al mondo. Obbligato, dunque, il canto: reggere le accelerazioni celesti è esporsi sul ciglio, al bordo estremo di ciò ch’e quasi follia. «Com’è possibile? Non conosco uomo» (Lc 1,34). Il Cielo, amante, la colse impreparata a quell’impresa folle, la più rocambolesca che l’Alto abbia mai più prodotto sul basso: non c’è chiamata, tra le mille, che preveda periodi di addestramento. Quando le altezze pressano sulle teste, all’umano non rimane che vivere nello sbaraglio. Partire per perdersi, che è il segreto per ritrovarsi. A scuola “impreparato” è votazione di fallimento, nessun appello: “impreparata”, dopo di Lei, Maria di Nazareth, sarà la più bella tra le votazioni possibili, il più sublime aggettivo di qualificazione, una quotazione di sorpresa impareggiabile. Perché prepararsi è perdersi il gusto della sorpresa, voler arginare quell’affronto d’affetto del Cielo. Allenarsi a farsi cogliere impreparati rimarrà la più alta forma d’apprendistato. Lasciare che Dio faccia qualcosa per noi: la creatura si riposi.
La storia di quaggiù è invasa dai pronomi maschili: un guazzabuglio di uomini che l’hanno resa persino prevedibile. Quando Dio è stanco-morto del maschile, bussa alla porta delle donne: il femminile Gli è materia necessaria per scalare le scarpate della storia. Sono storie di donne: nella Scrittura sono numerose come gli uccelli che stanno sulle fronde degli alberi, numero pari a infinito. Avvezze ai mestieri, misteri più strani – concubine, guerriere, cenciose, vergini, soldatesse – quando le acciuffa il Dio cristiano, muta la destinazione d’uso dei loro sogni: non più donne, quasi (ma)donne. Donne-doppie, una sorta di veci-di-Dio. Veri e propri passaggi per Dio nella storia di quaggiù: il Dio veramente Dio – giacché ciascuno vorrebbe tentar la sfida di crearsi il suo Dio, d’essere lui Dio – quand’è stanco dell’uomo lo tocca con la donna. Tacchi e attacchi. Sia essa donna, che Madonna. Fu così che venne al mondo Iddio, «nel mezzo di una tribù, fra i litigi, le gelosie, i piccoli drammi d’una numerosa parentela» (F. Mauriac). Chiedendo il passaggio ad una Donna impreparata, facendo di quella (ma)donna l’eterno passaggio di Dio nel mondo. Viceversa: l’eterno passaggio dell’uomo verso Dio.Maria, strada-di-passaggio, ora pro nobis. Facci strada, Tu, che sei strada.
Gli uomini colmano i vuoti, le donne li abitano: ci sono dei vuoti che fan paura solo a coloro che li vogliono riempire a tutti i costi. Rimanere-vuoti è lasciar che Dio pianti la sua tenda: «Nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37). Il possibile contro l’impossibile: l’impossibile degli uomini sarà il possibile di Dio. Venne al mondo così anche Lei, come verrà al mondo il Figliolo: in punta di voce, sottovoce, a bassa voce. Quando s’accorsero della sua presenza, già abitava il mondo da tempi immemori: in controluce, giusto sul volto delle mille donne antiche, già si fletteva la mansuetudine di Maria. In lei, tutto l’universo femminile si ritrova, e si riannoda. Intona il Magnificat per Dio, Maria. Senza il femminile, il maschile non ha accesso nel mondo: dopo che Dio chiese ad una di loro un passaggio, divennero donne-di-passaggio. Nel mondo si entra tutti per via-di-donna: hanno la custodia della vita, finché Dio ritornerà.
È spettinata, la mia Madonna: «Tutte le cose belle, veramente belle di questa vita, spettinano» (Mafalda). È verbo di disordine spettinare: d’impreparazione, di stupore malandrino, luce caravaggesca. Su terre-impreparate, calano mitragliate di grazia: Lourdes, Nazareth, Fatima, Aparecida. Tutte povere terre, sentieri sconnessi. S’aprì una strada: «Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada» (Is 43,19). Sono passati lustri da quelle volte, ma a guardare in quei luoghi gli occhi della (ma)Donna, paiono botti di Barrique. Ne hanno invecchiato il suo sapore, le sue spalle sono ancora ricurve. I capelli argentei sono quelli di allora. Stesse lacrime, sanno di madre: «Le aveva fatto fare la sua via crucis a sua madre. Da lontano, da vicino. Lei lo aveva seguito. (…) È molto più doloroso veder morire il proprio figlio. Che morire noi stessi» (C. Péguy). Si è sfinita accompagnandolo su-e-giù.
A farci battere il cuore sono sempre carezze di femmine, profumo di madri. È Dio che passeggia in borghese. L’impreparazione è d’obbligo per lo stupore.

(nella foto La Madonna del villaggio di Marc Chagall, 1938)


Avviso parrocchiale
Con domenica scorsa, è terminato questo nostro ciclo di puntate a Le ragioni della speranza su Rai1. Un grazie a tutta la “famiglia” di A Sua immagine: è un piacere, oltreché un’occasione formidabile di crescita, lavorare con professionisti/e che ti aiutano a ricercare ragioni-di-speranza dentro apparenti fiumi di monotonia. Grazie davvero!
L’appuntamento, adesso, è per il prossimo autunno, su Tv2000, con il programma Ave Maria. Dopo Padre nostro, un nuovo viaggio in compagnia di Maria di Nazareth. Dietro il Figlio, c’è la Madre: dietro la Madre c’è il Figlio. Tentare di dividerli è tentare di dividere la luce dal sole. La lavorazione è in corso, seguiteci con la preghiera e l’affetto.

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