Ogni nascita è un mistero: le parole, anche tutte le parole cucite assieme, non saranno mai sufficienti per narrare l’ebbrezza di quell’attimo. Il fascino della prima luce. Per ogni nascita è questo il destino. A maggior ragione per quell’unica nascita dopo la quale nessun’altra è mai più stata la medesima: quella di Maria, la (Ma)donna. Oggi, per l’anagrafe della liturgia, è il suo compleanno: “Tanti auguri a te / tanti auguri a te / tanti auguri, Maria / tanti auguri a te!” Figlia primogenita e anche unica d’una coppia quasi anonima, scalò le vette del Cielo a colpi di semplicità e mansuetudine. Non solo nacque: il che l’avvicinerebbe tantissimo ad ogni umano. Ma, per un’ingarbugliata disputa di purezza – “Donna concepita senza peccato originale (Ora pro nobis)” – le fu chiaro immediatamente il perchè fosse nata. Nascere non basta, occorre scoprire il perchè dell’esser nati: non è da tutti, non è per tutti subito, non è scontato scoprirlo strada facendo visto che «nei certificati di nascita è scritto dove e quando un uomo viene al mondo, non è specificato il motivo e lo scopo» (A. Cechov). Per Maria, invece, si fece luce in un lampo.

La prego sin da quand’ero bambino, dall’età del latte dalle mammelle o giù di lì. Ne compresi, però, la sua vera identità quando iniziai a frequentare il magico mondo dei Lego Technic, o dei puzzle. Lì, indaffarato a incastrare tra di loro i favolosi pezzettini colorati, più di qualche volta mi scappava l’occhio sulla copertina della scatola, laddove c’era la fotografia della costruzione montata interamente. Con un occhio guardavo i pezzi che tenevo in mano, con l’altro li controllavo guardando la fotografia completa: quell’immagine in copertina era una sorta di istruzione per l’uso del montaggio. Sembrava – sembra ancora oggi – che mi dica: “Guardami, così capisci bene come verrà fuori alla fine”. Su Maria la questione non muta d’aspetto, cambia solo le prospettive: mentre guardo i miei giorni tutti sciolti, confusi e colorati Iddìo mi offre la possibilità di vedere in Maria come verrei fuori se tutti i miei giorni s’incastrassero “da Dio”. È una sorta di foto-modella, un’opera completa guardando la quale capiamo meglio come si fa a diventare perfetti. “Impara sempre dai migliori!” mi raccomandava la nonna da bambino. Quando guardo Maria per vedere come sono messo io, mi ritorna alla mente la cadenza veneta della nonna mentre mi raccomandava di prenderla sul serio.

Quando quel bastardo di Lucifero ruppe la magia della creazione con quella porcata (purtroppo) geniale del peccato originale – invitò l’uomo e la donna a sospettare del cuore di Dio! – Iddio salvò un prototipo di creatura per salvaguardare, nel tempo, l’intera razza umana: “Guardatela – sembra dirci -: così sareste tutti se quel porco non ci avesse messo lo zampino. Così potrete diventare se vi (af)fiderete di me”. Ha salvato la sua Donna perchè non andasse perduto completamente il brevetto della felicità. Oggi che Maria compie gli anni, è l’anniversario anche della nostra più grande possibilità: diventare quelli per il quale siamo nati. Vivere è bello, ma scoprire il perchè del nostro esistere è splendido. È diventare delle piccole Maria in miniatura che si vanno costruendo guardando a Lei. Lei che è la gigantografia di chi potremmo diventare se, solo, non dubitassimo continuamente della sincerità di Dio.

Buon compleanno, Maria.
Tu più invecchi e più diventi bella!

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